"Che genere di prete merita la Chiesa in Camerun e in Africa?"

Prosegue la visita del cardinale Fernando Filoni nel paese africano iniziata lunedì. Ieri l’incontro con gli alunni del Seminario Notre Dame de l’Immaculée Conception di Yaoundé

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Prosegue la visita pastorale del cardinale Fernando Filoni in Camerun. Giunto lunedì 26 maggio a Yaoundé, il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli si sposterà tra una settimanaa Bamenda, per celebrare il centenario dell’arrivo del Vangelo nel territorio dell’arcidiocesi, e in Guinea Equatoriale, a Mongomo.

Accolto dal nunzio apostolico, l’arcivescovo Piero Pioppo, e dall’amministratore apostolico di Yaoundé, il vescovo Jean Mbarga, il porporato – riferisce L’Osservatore Romano – ha voluto incontrare per primi, nel pomeriggio di ieri, i 120 seminaristidel Seminario maggiore interdiocesano Notre Dame de l’Immaculée Conception di Nkolbisson-Yaoundé, insieme ai loro professori e formatori.

Nel suo intervento, Filoni, rivolto agli alunni del seminario, ha esordito con due domande: “Che tipo di sacerdote vorresti essere? Che genere di prete merita la Chiesa in Camerun e in Africa?”. Due quesiti fondamentali, secondo il cardinale, che ogni candidato al sacerdozio dovrebbe porsi, perché — ha spiegato — dalle risposte dipenderà il futuro della loro missione di preti africani. 

Il prefetto del Dicastero missionario ha quindi sottolineato che dalle scelte fatte in seminario dipenderà se si vorrà essere “preti di prima, di seconda o di terza categoria” per la Chiesa. In ogni caso, ha rimarcato, bisogna “evitare l’ipocrisia” e “non accontentarsi della mediocrità”. Ha poi parlato dei seminari come dei luoghi più appropriati “dove i futuri pescatori di uomini” sono chiamati a compiere il loro “cammino di formazione e di trasformazione in Cristo, per proseguirne l’opera di salvezza”.

Il cardinale si è quindi soffermato sugli “obiettivi” della presenza degli studenti in seminario: occorre avere ben chiaro “chi” e “cosa” si intende seguire una volta che si è avvertita la vocazione. Il richiamo va alle parole di Papa Francesco e Benedetto XVI, e anche all’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Pastores dabo vobis. “Il seminario è un percorso che consente ai giovani che si sentono chiamati di avvicinarsi a Gesù e di trasformarsi in lui”, ha affermato Filoni. “Questo cammino, anche se lungo, è essenziale per il futuro sacerdote, in modo che egli possa rispondere personalmente alla chiamata di Cristo, liberamente e con convinzione”.

In questo itinerario formativo non bisogna dimenticare poi la dimensione spirituale, soprattutto “l’amicizia con Gesù” che si coltiva nella preghiera e nell’ascolto alla parola di Dio e che è “elemento fondamentale e riconoscibile di ogni vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata”.

Il pensiero del cardinale è andato inoltre alle Chiese giovani africane: per loro ha auspicato una “formazione completa” a ogni livello: umano, intellettuale, spirituale e pastorale. Ha poi indicato tre elementi – “la maturità affettiva, il distacco dai beni materiali e lo spirito di comunione fraterna” – su cui vigilare con maggiore attenzione, nella prospettiva del sacerdozio che, ha detto, “è qualcosa di straordinario che premia gli sforzi compiuti durante gli anni di formazione”.

“Il raccolto è già presente nel seme”, ha concluso quindi il prefetto di Propaganda Fide. Tuttavia, ha aggiunto, “la sua qualità dipende molto dal trattamento delle sementi: così come la fecondità della vostra missione futura dipenderà molto dalla vostra unione con Cristo, dalla qualità della vostra vita interiore, dai vostri valori umani morali e spirituali”.

L’ultima raccomandazione, infine, ad utilizzare “saggiamente” il tempo degli studi, per accumulare riserve umane e spirituali a cui attingere nel futuro ministero sacerdotale, e a ricercare l’esempio di preti che si distinguono per santità di vita e irreprensibilità.

(S.C.)

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ZENIT Staff

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