“Che cosa significa essere Chiesa”, riflessione del cardinale Cottier

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 17 giugno 2004 (ZENIT.org).- Che cosa significa essere Chiesa? Perché siamo Chiesa? Ha domandato il cardinale svizzero Joseph Marie Martin Cottier, O.P., Pro-Teologo della Casa Pontificia, alle persone giunte, il 14 giugno scorso, al Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo di Roma, per assistere alla celebrazione dell’Eucaristia.

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Prendendo spunto dalla festa dall’apostolo San Mattia, il cardinale Cottier ha spiegato che: “Al fondamento della Chiesa c’è l’istituzione di Gesù degli Apostoli. Gesù ha scelto dodici discepoli. E, come sappiamo, uno è stato infedele, l’ha tradito”.

“Questo numero dodici – che nella tradizione biblica indica anche le dodici tribù di Israele – è costitutivo del collegio apostolico”, ha continuato il teologo.

Il tradimento di Giuda riduce il collegio ad undici, ma anche la scelta del nuovo apostolo “non viene dagli uomini. La scelta viene da Dio”, ha precisato Cottier nel suo discorso pubblicato dal portale di Korazym .

“Che cosa è un apostolo?” Si è chiesto il teologo, rispondendo poi con le parole di Pietro: “Deve essere uno che ha vissuto con Gesù” e “deve esser testimone della Resurrezione di Gesù”.

“Ma è Dio che deve scegliere l’apostolo, non può esser fatta dagli altri, non è la scelta del gruppo”, ha sottolineato il porporato. “Viene dall’alto, e perciò si utilizza questo mezzo semplice, che consiste nel tirare le sorti. E si tirano le sorti tra due che hanno le condizioni di esser testimoni della vita e prima di tutto della Risurrezione di Cristo”.

La sorte attraverso la quale si è espresso lo Spirito Santo, designò Mattia, che da quel momento entrò a far parte del gruppo dei dodici, che saranno succeduti dal collegio episcopale.

“E san Paolo?” ha chiesto ancora il teologo. “Di fatto, – ha risposto Cottier – i dodici sono tredici, perché c’è anche l’intervento immediato di Gesù, che attraverso la sua conversione sceglie Paolo come membro del collegio apostolico”.

“Questo dimostra che dietro tutti questi ‘segni umani’ c’è la grande libertà e iniziativa di Dio”, ha rilevato il cardinale svizzero.

“Dio non si lega a queste cose, ma ha voluto scegliere questi dodici e scegliere, attraverso la ‘sorte’, l’apostolo Mattia, ma anche l’apostolo degli apostoli, che è san Paolo”.

”Allora, in che forma tutto ciò ci tocca?”, ha continuato Cottier.

“La Chiesa, – ha aggiunto – che può esser nominata con bellissimi nomi, mantiene viva la testimonianza degli apostoli. Questa la ragione d’essere del collegio episcopale e del papa come capo del collegio”.

“E così la Chiesa continua con la sua predicazione, con la vita “sacramentale e anche – questo ci tocca tutti nella maniera più immediata – con la santità”, ha detto il cardinale.

Il Pro-teologo della Casa Pontificia ha poi parlato della carità come la “prima delle virtù cristiane, la più importante” e consistente nell’ “accoglienza del Cristo”.

“E sulla via di questo Amore – ha concluso Cottier – dobbiamo essere Chiesa, che è una maniera di essere nella storia – e quindi anche la nostra missione – di prolungare la testimonianza apostolica: Cristo è risorto, Cristo è la nostra vita”.

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ZENIT Staff

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