Centrafrica: primi contatti con i rapitori del missionario polacco

Al don Dziedzic, sequestrato domenica scorsa, è stato permesso di contattare telefonicamente la diocesi di Bouar, dove presta la sua opera missionaria

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È in corso un dialogo con i sequestratori di Don Mateusz Dziedzic, il sacerdote “Fidei Donum” polacco, della diocesi di Tarnow, rapito domenica 12 ottobre a Baboua, nella Repubblica Centrafricana. Lo confermano all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale, secondo le quali al sacerdote è stato permesso di contattare telefonicamente la diocesi di Bouar, dove presta la sua opera missionaria.

“Don Dziedzic, che si trova insieme ad altre persone che erano state sequestrate in precedenza, ha avuto la possibilità di contattare il Vicario Generale della diocesi di Bouar”, dichiarano le fonti all’agenzia.

Secondo un comunicato della Pontificie Opere Missionarie della Polonia, i rapitori, legati al leader ribelle Abdoulaye Miskin, a sua volta legato al gruppo terroristico Seleka, durante l’irruzione hanno tentato di rapire anche un altro sacerdote presso la missione di Baboua, decidendo poi di prelevare solo don Dziedzic.

Come detto, il gruppo guidato da Miskin, le “Front Démocratique du Peuple Centrafricain (FDPC)”, è un ex alleato dei Seleka, la principale coalizione ribelle che ha detenuto il potere a Bangui dal marzo al dicembre del 2013. Miskin era stato arrestato lo scorso anno al confine con il Camerun, dove è detenuto.

Per ottenere la liberazione del loro leader l’FDPC ha sequestrato da tempo diverse persone. “Con il rapimento di un missionario europeo – concludono le fonti di Fides – questo gruppo sta cercando di richiamare l’attenzione internazionale per raggiungere il suo scopo”.

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ZENIT Staff

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