The secretary of Pontifical Commission of America Latina Guzman Carriquiry

ZENIT

Carriquiry: “Con la chiesa messicana, il Papa sarà esigente”

Secondo il segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, durante il suo viaggio, Francesco esorterà clero e laici ad aprirsi ad una conversione pastorale e missionaria

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Quello in programma dal 12 al 17 febbraio in Messico, sarà il quarto viaggio apostolico di papa Francesco nel continente americano. Il primo era stato in Brasile, nel luglio 2013, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, seguito da Ecuador, Bolivia e Paraguay (luglio 2015) e Cuba e Stati Uniti (settembre 2015).
A pochi giorni dall’inizio della nuova visita pastorale, ZENIT ha incontrato il professor Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina (CAL), con incarico di vicepresidente, che ha illustrato alcune peculiarità del viaggio.
Il professor Carriquirry ha osservato che “si tratta del primo viaggio in America che papa Francesco dedica interamente a un unico paese per cinque giorni”, per il quale si attende un grande calore popolare. Ed afferma che “forse in nessun altro luogo come in Messico e nelle Filippine, assisteremo mai ad un abbraccio del popolo al pastore universale della Chiesa”.
Un viaggio che sarà seguito da vicino non solo dai messicani ma da tutti i popoli dell’America Latina, dagli Stati Uniti, dal Canada e dall’intero mondo cattolico.
“È come se si preveda – ha assicurato il segretario della CAL – che un viaggio del Papa in Messico si trasformi sempre un grande evento”. Carriquiry ha poi ricordato che “quello di Giovanni Paolo del gennaio 1979, ha segnato il suo pontificato e lo stile dei cinque viaggi apostolici successivi”, mentre Benedetto XVI, nonostante abbia potuto viaggiare poco in America Latina, è voluto anch’egli recarsi nel paese azteco.
Un punto importante da tenere in mente, ha spiegato Carriquiry, è che “il Messico è il paese con il maggior numero di cattolici dopo il Brasile”, né va dimenticato che esso “ha ricevuto molti doni della provvidenza di Dio,   a partire dalle prime missioni, intraprese dagli ordini mendicanti, riformati senza osservanza. Quei ‘12 apostoli’ francescani, che sono all’origine della prima evangelizzazione, vollero nientemeno che attuare la comunità primitiva, come paradigma degli Apostoli tra gli indigeni”.
“Il Messico, inoltre, ha ricevuto come dono della provvidenza – ha aggiunto il dirigente uruguayano – nientemeno che la nuova visita della Madre di Dio, la Vergine Immacolata, che porta nel suo grembo il Figlio, per mettere al mondo un popolo di figli e fratelli nel mezzo di tante violenze e lacerazioni. E che diventa la madre di nuovi popoli e, dalle loro origini, li accompagna in tutte le vicissitudini e le vicende chiave della loro storia”.
In terzo luogo, il segretario della CAL ha sottolineato “il dono del martirio di molti dei loro figli. Lo ripetiamo con Tertulliano: il sangue dei martiri è seme per nuovi cristiani”. A ciò si aggiunge che “in Messico il popolo di Dio nel XIX e XX secolo, ha ricevuto, forse come nessun altro, una moltitudine di carismi fondazionali, di congregazioni religiose e di movimenti ecclesiali”.
Per tutte queste ragioni, ha spiegato Carriquiry, si comprende che “oggigiorno vi sono missionari messicani ad gentes un po’ ovunque. È significativo che, come dono della provvidenza, ci sia anche il seminario con il maggior numero di sacerdoti e seminaristi e sacerdoti al mondo, circa 900”.
Un’altra peculiarità importante di questo viaggio, ha aggiunto il numero due della Pontificia Commissione, è che il Papa vuole andare sempre in città che non siano state visitate prima. “Naturalmente, va a Città del Messico dove c’è la Madonna di Guadalupe. Ma va anche in tre periferie critiche e cruciali”.
In tal modo, ha ricordato Carriquiry, “a Sud, il Papa sarà in Chiapas, l’area di maggiore povertà di questo paese di grandi contraddizioni e concentrazioni di ricchezza; nella diocesi che ebbe come vescovo Fra Bartolomeo de las Casas e dove transita il pellegrinaggio quaresimale dei migranti centroamericani; Michoacan, dove la violenza del narcotraffico è impressionante, ma vi è anche quella religiosità popolare che ha origine nella testimonianza e nel lavoro formidabile di Tata Vasco de Quiroga, suo primo vescovo; poi si dirigerà verso Ciudad Juarez, che, solo a nominarla, ricorda il femminicidio prolungato per anni, la violenza del narcotraffico, il suo confine con il muro di fronte, una città in condizioni tremende e terribili”.
È chiaro che la tradizione cattolica del Messico, prosegue il segretario della CAL, “deve essere coltivata, ed è fondamentale che essa si incarni nella vita delle persone, delle famiglie e il popolo messicano. E penso che il Papa sarà e deve essere molto esigente con la Chiesa messicana, perché un popolo che ha ricevuto così tanti doni, dovrà non solo custodirli ma anche attualizzarli, coltivarli per farli fruttificare, per il bene del proprio popolo e di tutto il cattolicesimo”.
Carriquiry ammonisce anche che “la Chiesa messicana non può continuare a vivere di rendita, del patrimonio che ha ricevuto. Ogni messicano sarà chiamato ad un rinnovato incontro personale con Cristo. Da parte loro, i pastori devono considerare in modo approfondito la conversione pastorale”. Una conversione pastorale, ha osservato il dirigente vaticano, che “equivale a guardare al Papa e ad apprendere da lui come pastore, con la stessa prossimità misericordiosa, solidale, piena di tenerezza e compassione per il proprio popolo”. Inoltre “i sacerdoti messicani sono chiamati ad una formazione spirituale e culturale molto più esigente”. Tutti siamo costantemente chiamati a un “di più” e a un “meglio”.
Carriquiry ha inoltre spiegato che si rende necessario “superare tutto il clericalismo che c’è in Messico”. Pur riconoscendo che, “la Chiesa messicana ha ragione di lamentarsi di tutto il tempo in cui è stata emarginata dalla vita pubblica, culturale, mediatica”, non può dimenticarsi che “la presenza dei laici in tutti i settori della vita pubblica non è stata sufficientemente incentivata, incoraggiato e sostenuta”.
“Perciò, io penso – ha concluso il segretario della CAL – che la visita del Papa al santuario di Nostra Signora di Guadalupe sarà fondamentale, perché ci va per parlare con colei che è la patrona del Messico e dell’America Latina e, al tempo stesso, l’imperatrice delle Americhe”.
 

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Sergio Mora

Buenos Aires, Argentina Estudios de periodismo en el Istituto Superiore di Comunicazione de Roma y examen superior de italiano para extranjeros en el Instituto Dante Alighieri de Roma. Periodista profesional de la Associazione Stampa Estera en Italia, y publicista de la Orden de periodistas de Italia. Fue corresponsal adjunto del diario español El País de 2000 a 2004, colaborador de los programas en español de la BBC y de Radio Vaticano. Fue director del mensual Expreso Latino, realizó 41 programas en Sky con Babel TV. Actualmente además de ser redactor de ZENIT colabora con diversos medios latinoamericanos.

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