Cardinale Scheid: ogni malattia è un periodo di umiltà

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RIO DE JANEIRO, mercoledì, 11 febbraio 2009 (ZENIT.org).- “Solo la fede può portarci ad affrontare la sofferenza in modo positivo, come una situazione che può essere feconda e liberatrice”, afferma il Cardinale Eusébio Scheid.

Nella Giornata Mondiale del Malato, che si celebra questo mercoledì, l’Arcivescovo di Rio de Janeiro ha scritto un messaggio ai fedeli, diffuso dal portale della sua Arcidiocesi, in cui riconosce che “apparentemente non riusciremo mai a sondare in profondità le ragioni della sofferenza”.

“La malattia è, di fatto, una tragedia, se la guardiamo solo in sé. E’ una tragedia che fa parte della nostra quotidianità”.

Il porporato ha affermato che “pensare alla malattia come mezzo per la santificazione personale e per la redenzione del mondo è una cosa che sembra del tutto anacronistica in relazione al nostro tempo, l’era della produttività e dell’efficienza”.

“Ogni malattia è un periodo di umiltà, di umiliazione, che espone le nostre fragilità, facendoci dipendere da altri, incaricati di prendersi cura di noi – ha spiegato –. E’ un momento per ritrovarsi faccia a faccia con la propria finitezza umana, di fronte al Dio vivo e vero”.

Secondo il Cardinale, “sperimentare le nostre limitazioni ci rende più umani, e proprio per questo più vicini a Dio”.

Dall’altro lato, sottolinea, “l’accettazione della sofferenza non può mai significare un conformismo masochista di fronte ai problemi. Dio ci ha dato la capacità di lavorare per la costruzione del mondo e la promozione dell’essere umano”.

In occasione della Giornata Mondiale del Malato, il Cardinale lancia un appello ai Governi e alle entità della società civile, “affinché le ricerche sulle malattie ancora incurabili, vere tragedie per l’umanità, ricevano priorità di risorse”.

“Le sperimentazioni non offendano la dignità umana, ma rispettino l’etica e la morale cristiane – ha chiesto –. E’ disumano che si possa dare più enfasi ai progetti legati alla supremazia politica ed economica, come la tecnologia spaziale e bellica, che al miglioramento della qualità della vita della popolazione”.

Monsignor Scheid afferma che la questione sanitaria è “uno dei problemi più gravi” del Brasile, “in ambito federale, statale e municipale”.

“Non si può usare la malattia come trampolino per il potere o come risorsa di manovre politiche. Questo accade, purtroppo, e direi che è in un certo senso criminale perché ci sono leggi stabilite relativamente a ciò che si deve fare per assistere i malati. I pazienti, gli ospedali e i medici non possono essere burattini nelle mani di gruppi interessati solo al lucro, a qualsiasi prezzo”.

Ai professionisti della salute, l’Arcivescovo di Rio de Janeiro rivolge parole di stima e incoraggiamento. “Gesù stesso si è definito medico, dicendo che era venuto al mondo per coloro che avevano bisogno di lui, i malati (cfr. Mt 9,12)”.

“A suo esempio, quanti lavorano con i malati non sono solo professionisti. Esercitano una missione, a servizio della vita e della salute, del benessere corporeo, psicologico e quindi spirituale di coloro che sono affidati alle loro cure”.

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ZENIT Staff

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