Cardinale Saraiva: Rosmini, Rosmini, “modello anche per l'uomo d'oggi”

Nel presidere il rito di beatificazione del padre del cattolicesimo liberale

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Di Mirko Testa

NOVARA/ROMA, mercoledì, 21 novembre 2007 (ZENIT.org).- Antonio Rosmini (1797-1855), grande pensatore dell’Ottocento e alfiere del cattolicesimo liberale, è un “modello anche per l’uomo d’oggi”, ha detto domenica il Cardinale José Saraiva Martins, C.F.M., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Nel presiedere a nome del Papa il rito di beatificazione, svoltosi nel Palazzetto dello Sport di Novara davanti a 8 mila fedeli, il Cardinale ha detto che “la voce del Rosmini è un’eco moderna di quella dei grandi Padri della Chiesa a cui può essere tranquillamente affiancato, per l’acutezza e la vastità degli interessi speculativi, ben sposati con l’ardore evangelico dei pastori d’anime”.

Insieme al porporato hanno concelebrato monsignor Renato Corti – Vescovo di Novara – , il Cardinale Giovanni Battista Re – Prefetto per la Congregazione dei Vescovi – , il Cardinale Severino Poletto – Arcivescovo di Torino –, padre James Flynn – Superiore generale dei Rosminiani –, e altri 31 Vescovi tra cui il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), monsignor Giuseppe Betori.

Tra le autorità presenti al rito il Presidente del Senato Franco Marini – che ha definito Rosmini “un sacerdote, un intellettuale dell’Ottocento, grande innovatore, non sempre capito” –, il Ministro della Difesa Arturo Parisi, l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Tra i fedeli anche delegazioni provenienti dall’Irlanda, dall’Inghilterra, dalla Tanzania e dall’India, Paesi in cui i religiosi e le suore della famiglia rosminiana svolgono tuttora il loro servizio.

“Una santità non puramente declamata, ma vissuta in tutta la sua portata”, così il Cardinale Saraiva Martins ha tratteggiato la figura del filosofo di Rovereto, che all’inizio della seconda delle sue celebri “Massime di perfezione cristiana” scriveva: “Il primo desiderio che nel cuore del cristiano viene generato dal desiderio supremo della giustizia [santità], è il desiderio dell’incremento e della gloria della Chiesa di Gesù Cristo…“.

“Un aspetto – ha continuato – che Rosmini ha pagato a caro prezzo e che brilla in maniera altamente significativa ed esemplare nella vita del Beato: appunto il suo inossidabile e tenacissimo amore alla Chiesa”.

Nel suo tenace impegno culturale, principalmente nel campo della filosofia, della pedagogia e della teologia, Rosmini si sforzò “di ricondurre l’uomo a Dio, che si era da Lui allontanato con un cattivo uso della ragione, prendendo la strada della ragione stessa”, ha aggiunto il porporato.

Attraverso la sua speculazione teologica, Rosmini mirerà inoltre a riportare unità e libertà in una Chiesa ferita dalla commistione tra potere temporale e servizio pastorale e dalla ignoranza del clero.

Per queste sue prese di posizione verrà soprattutto accusato di minare le fondamenta stesse della Chiesa, di caldeggiare l’uso del volgare nella liturgia e l’elezione dei Vescovi da parte del popolo.

Nel 1849 , infatti, i suoi due libri Le cinque piaghe della santa Chiesa e La Costituzione secondo la giustizia socialeverranno messi all’Indice dei libri proibiti, per poi essere prosciolti nel 1854 dalla stessa Congregazione dell’Indice con il decreto Dimittantur.

In seguito mentre si iniziava la raccolta di testimonianze utili per la causa di beatificazione il Sant’Uffizio iniziò un’analisi delle opere di Rosmini, culminata nel 1887 con la condanna Post obitum (pubblicata soltanto il 7 luglio 1888) di 40 proposizioni rosminiane ritenute erronee.

Infine, il 1° luglio 2001, nel 146° anniversario della morte di Antonio Rosmini, “L’Osservatore Romano” ha pubblicato una Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede con la quale riabilitava le quaranta proposizioni condannate nel 1887.

“Questo compito immane – ha detto nell’omelia il Cardinale – , che costò ad Antonio Rosmini fatiche e dolorose incomprensioni, ha recentemente ricevuto il sigillo autorevole della Chiesa, soprattutto nell’Enciclica ‘Fides et Ratio’ di Giovanni Paolo II”.

Nell’Enciclica Papa Wojtyla ha indicato infatti in Rosmini uno dei pensatori che hanno saputo meglio coltivare “il fecondo rapporto fra filosofia e parola di Dio”, e approfondire il rapporto tra fede e ragone.

La santità del sacerdote di Rovereto aiuta “a ricuperare l’amicizia tra ragione e fede, fra religione, comportamento etico e servizio pubblico dei cristiani”, ha detto il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Inoltre, ha aggiunto, “elevandolo all’onore degli altari, la Chiesa indica questo sacerdote come intercessore e modello anche per l’uomo d’oggi, per noi” .

Al termine del rito il Vescovo di Novara Renato Corti ha riassunto l’attualità del nuovo beato nell’incoraggiamento “a farci carico di alcune questioni di primo piano per la vita personale e sociale”.

“Rosmini sospinge la Chiesa sulla frontiera di una fede capace di farsi carico dei problemi dell’uomo, in tutte le sue dimensioni. E questa è una prospettiva estremamente importante oggi per l’Italia, per l’Europa e per tutto l’Occidente”, ha detto poi.

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ZENIT Staff

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