Cardinale Rodríguez Maradiaga: il narcotraffico, cancro dell'America Latina

Chiede una strategia che vada al di là dell’uso della forza

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ACAPULCO, martedì, 26 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Nel corso di una conferenza stampa svoltasi venerdì al termine del Primo Congresso Nazionale Messicano di Sacerdoti celebrato ad Acapulco, l’Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), Óscar Rodríguez Maradiaga, ha segnalato la necessità di combattere frontalmente il problema della droga con una strategia congiunta che vada al di là del mero uso della forza.

Il Cardinale Rodríguez Maradiaga ha spiegato che il narcotraffico è il cancro dell’America Latina e che il suo sviluppo ha provocato gravi danni ai Paesi interessati.

I “narcoaffari”, ha constatato, hanno creato un’economia sotterranea per riciclare il denaro sporco proveniente da questa attività, il che implica non solo riciclaggio di denaro, ma anche corruzione morale. In questo modo, ha indicato, si sta alterando la gerarchia di valori e si crea confusione tra i bambini e i giovani.

Durante il congresso il porporato, che è anche presidente di Caritas Internationalis, ha proposto l’adozione di bambini orfani di Haiti e di seminaristi rimasti senza centri di formazione (cfr. ZENIT, 22 gennaio 2010) e ha detto che la legalizzazione degli stupefacenti non è la soluzione per porre fine al flagello della droga.

Si è verificato che nei Paesi in cui ne è stato autorizzato il consumo non c’è stata una risposta positiva, al contrario, “è aumentato considerevolmente il numero delle persone coinvolte”, ha affermato.

“Il risultato è che si stroncano i giovani e muoiono. Bisogna combattere con tutte le forze possibili e non cedere a questo flagello”.

L’Arcivescovo di Tegucigalpa ha riconosciuto che il clima di violenza che si vive in tutto il mondo ha costretto la società a rimanere in silenzio visto che qualsiasi tentativo di denuncia è preceduto da una serie di minacce. Egli stesso, ha rivelato, è stato vittima di intimidazioni per questo motivo.

“Al giorno d’oggi denunciare queste cose è mettersi in pericolo, ma è nostro dovere perché questo flagello può distruggere interi Stati quando mina e inizia a comprare dirigenti, poliziotti, eserciti”, ha aggiunto.

Sacerdoti e politica

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche due presuli messicani: il Vescovo di Orizaba, Marcelino Hernández, e l’Arcivescovo di Acapulco, Felipe Aguirre Franco.

Nel suo intervento, monsignor Hernández ha parlato della proposta di un partito politico messicano di sanzionare i ministri di culto che intervengono su questioni politiche, e ha segnalato che i sacerdoti non possono intervenire nella politica partitica perché non è permesso né dalla legislazione né dalla Chiesa.

“Se qualche sacerdote lo fa sta disobbedendo alla Chiesa – ha dichiarato –. Il nostro dovere è difendere la verità, la giustizia, il bene comune. Il sacerdote deve essere profeta del suo popolo, del suo tempo, ma non lotta con la bandiera di un partito; non è la nostra missione”.

L’ospite dell’Incontro Nazionale di Sacerdoti, l’Arcivescovo di Acapulco, si è dal canto suo pronunciato per la promozione di una libertà religiosa integratrice.

“Siamo cittadini, per questo non vogliamo essere esclusi né esigiamo privilegi, non vogliamo canonicati o prebende, ma chiediamo come cittadini di essere coerenti con la fede che professiamo, chiediamo la libertà religiosa indispensabile per compiere la missione che Cristo ci ha affidato”.

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ZENIT Staff

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