Cardinale Paul Poupard: “La luce del volto di Cristo per sconfiggere le tenebre della non credenza”

CITTA’ DEL VATICANO, martedì 16 marzo 2004 (ZENIT.org).- “La luce del Vangelo di Cristo non può essere imprigionata e le tenebre, che talvolta possono apparire all’orizzonte di una cultura laicista e secolarizzata, non hanno la forza di catturare tale luce”.

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Lo ha detto il cardinale Paul Poupard il 13 marzo a conclusione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, incentrata sul tema “La fede cristiana all’alba del nuovo millennio e la sfida della non credenza e dell’indifferenza religiosa”.

“L’opera di evangelizzazione – ha sottolineato il porporato – è dare a tutti gli uomini la possibilità di contemplare lo splendore del volto di Cristo”.

Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura ha spiegato che ci sono diverse tipologie di non credenti “coloro che lo sono per indifferenza, quelli che rifiutano esplicitamente la religione, e in particolare il cristianesimo, ma anche coloro che sono alla ricerca della luce e non riescono a credere malgrado la consapevolezza di un appello interiore alla trascendenza”.

Poupard ha detto chiaramente che “l’influenza di una certa ‘élite’ più o meno organizzata dove si ritrovano non credenti, agnostici e anticristiani, non dev’essere trascurata e richiede una risposta pastorale adeguata ad ogni situazione”.

A questo proposito ha incoraggiato i presenti affermando che “la crisi della fede presso i giovani è controbilanciata dalla testimonianza di altri giovani la cui forza evangelizzatrice è stata come liberata dalla iniziativa feconda del Papa Giovanni Paolo II”.

“Le Giornate Mondiali della Gioventù, portando alla Chiesa un nuovo vigore di giovinezza, le hanno dato un nuovo volto che risplende in una cultura secolarizzata”, ha detto il porporato.

Dopo aver ricordato che “bisogna insegnare ai giovani a nuotare controcorrente”, il cardinale ha presentato le sette proposte emerse durante il dibattito della Plenaria, sintetizzandole in questo modo:

– Importanza di testimoniare la gioia di essere una persona amata da Dio.

– Necessità riaffermata dell’apologetica: render conto con dolcezza e rispetto della speranza che ci anima.

– Raggiungere l’homo urbanus con una presenza pubblica nei dibattiti di società.

– Mettere il Vangelo in contatto con le forze che modellano la cultura.

– Dalla scuola all’università, imparare a pensare.

– Di fronte alla mediatizzazione secolarizzante, allo scetticismo dissolvente, al liberalismo intollerante, al pluralismo che appiattisce, reagire contro la tacita accettazione della cultura dominante con una nuova e gioiosa proposta di cultura cristiana.

– Ai non credenti indifferenti alla questione di Dio, ma credenti nei valori umani, mostrare con la vita dei credenti e delle comunità di fede, che essere vuol dire essere religiosi e che l’uomo trova la sua pienezza di umanità seguendo il messaggio del Vangelo di Cristo, Figlio di Dio e della Vergine Maria, crocifisso e resuscitato, fonte infinita ed inesauribile di bellezza, verità e amore.

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ZENIT Staff

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