Cardinale Grocholewski: non c'è progresso della scienza senza legge naturale

Intervista al Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica

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Di Viktoria Somogyi

ROMA, venerdì, 14 dicembre 2007 (ZENIT.org).- La legge naturale è un elemento essenziale “per il progresso umano, per il bene delle persone e della società”, afferma il Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Il porporato, che il 12 dicembre ha tenuto presso la Pontificia Università della Santa Croce una conferenza sul tema “la legge naturale nella dottrina della Chiesa”, ha affrontato questa tematica con ZENIT nell’intervista che riportiamo di seguito.

Eminenza, in che modo è presente la legge naturale nella dottrina della Chiesa?

Card. Grocholewski: In modo molto forte. Tutti gli ultimi Pontefici, soprattutto Giovanni Paolo II e adesso Benedetto XVI, hanno dato grande importanza alla legge naturale. Del resto, sui problemi vitali del mondo di oggi come la vita, la famiglia, il progresso sociale, la dignità della persona umana, la Chiesa fa sempre riferimento alla legge naturale.

Anche Giovanni Paolo II ha esortato la Congregazione per la Dottrina della Fede a studiare questo argomento e a cercare di trovare convergenze con le altre religioni, con le altre culture. Lo stesso Benedetto XVI a sua volta invita a rafforzare l’impegno in questa direzione e proprio nel Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2008 fa due riferimenti al diritto naturale parlando dei diritti della famiglia.

Inoltre il Santo Padre, quasi colloquiando con il mondo di oggi, riconosce che in diverse dichiarazioni mondiali si trovano riferimenti alla legge naturale anche se però qualche volta in modo contraddittorio e incompleto. Dunque, questa è la piattaforma sulla quale possiamo discutere con tutti gli uomini di buona volontà perché non tutti credono in Cristo ma allo stesso modo pensiamo che nel cuore di ciascuna persona umana ci sia questo diritto.

 Nel mondo di oggi è molto più usata come punto di riferimento la legge positiva, mentre la legge morale naturale viene trascurata. Quali sono i pericoli di questa tendenza?

Card. Grocholewski: Se ci limitiamo a ritenere legge ciò che vuole la maggioranza allora dobbiamo anche legittimare Hitler e Stalin, perché una grande maggioranza li ha applauditi. Abbiamo visto come tutti in Russia, ai tempi di Stalin, lo applaudivano e votavano per lui. Dunque se facciamo leva solamente sulla legge positiva, possiamo facilmente legittimare tutte le dittature, tutte le violazioni esistenti. Praticamente, l’uomo diventa il padrone di se stesso e si creano le possibilità per una demagogia dei più forti sui più deboli.

Nell’educazione pubblica è quasi rifiutata la legge naturale. In che modo le scuole o le università cattoliche tentano di contrastare questa tendenza?

Card. Grocholewski: E’ questo il motivo per cui nelle nostre istituzioni, soprattutto accademiche, si deve rafforzare questo argomento. Negli ultimi tempi stiamo assistendo a un rinnovato interesse per la legge naturale. Ho tenuto una relazione per i giuristi cattolici in Francia. Ho parlato della legge naturale all’Università Cattolica di Buenos Aires che ha istituito una cattedra sulla legge naturale presso la Facoltà di Diritto invitando a parlare su questo argomento docenti prestigiosi di diversi paesi. A Roma si è tenuto a febbraio un congresso internazionale sul diritto naturale. Anche nel mio paese d’origine, in Polonia, si è svolto un altro congresso su questo tema. Penso che il fatto che gli altri non si interessino al riguardo rappresenti una sfida per noi. Dobbiamo parlare di questo elemento che è di estrema importanza per il progresso umano, per il bene delle persone e della società.

Che ruolo ricopre la legge naturale nel dialogo tra scienza e fede, fortemente voluto da Benedetto XVI?

Card. Grocholewski: Il Papa ha avvertito sul pericolo della scienza che trascura la legge naturale. Noi sappiamo che i risultati delle scienze e della tecnologia sono serviti non soltanto per il bene ma anche per il male, per le guerre più terribili, per il terrorismo, per le ingiustizie più raffinate, per le oppressioni più perfide. Dunque, lo scienziato non può chiudersi sulla scienza, ma deve porsi la domanda su come questa scienza debba essere usata. Uno scienziato deve avere l’umiltà di pensare a quali saranno i risvolti, le conseguenze delle sue ricerche. Oggi è molto importante per lo sviluppo della scienza la legge naturale, cioè l’etica del comportamento umano.

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ZENIT Staff

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