Cardinale Cottier: la scienza senza etica non salva l'uomo

Commenta il rapporto tra progresso e conoscenza nella “Spe salvi”

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 10 aprile 2008 (ZENIT.org).- La scienza in sé, separata dall’etica, non salva l’uomo, ha affermato il Cardinale Georges Marie Martin Cottier, Pro-Teologo emerito della Casa Pontificia, commentando il rapporto tra progresso e conoscenza nell’Enciclica “Spe salvi” di Benedetto XVI.

L’Enciclica, ha ricordato il Cardinale secondo quanto riporta “L’Osservatore Romano”, “non poteva mancare di interrogarsi sulle ragioni dell”attuale crisi della fede che, nel concreto, è soprattutto una crisi della speranza cristiana’”.

La speranza, ha osservato, deve essere considerata sia in se stessa che in quanto “ispiratrice delle aspirazioni e degli slanci che caratterizzano una cultura alla quale, d’altro canto, essa rivela il suo orizzonte trascendente”.

In questa situazione, la speranza cristiana si è trovata a essere “bersaglio di critiche violente sulla base dell’accusa di alimentare una preoccupazione egoistica della salvezza individuale e di incoraggiare la fuga davanti alle responsabilità nei confronti degli altri”.

“Il processo così intentato trae appoggio e giustificazione da una concezione del rapporto dell’uomo con il mondo che ha origine dall’ebbrezza della presa di coscienza delle enormi possibilità di azione che offre la scienza moderna”, che “affascinano” più della natura della scienza stessa.

Secondo il porporato, “si tratta propriamente di un’ideologia che è venuta a sovrapporsi alla scienza come tale”.

“Coloro dunque che hanno accusato Benedetto XVI di essere ‘contro la scienza’ hanno affrontato il testo dell’Enciclica, peraltro molto esplicito, con fretta e prevenzione”.

Francesco Bacone, osserva il Cardinale, è stato uno dei primi a vedere che il nuovo approccio allo studio della natura “apriva all’intelligenza umana un campo di esplorazione illimitato”.

Come sottolinea l’Enciclica papale, “si instaura così una nuova correlazione tra scienza e prassi. Una breve formula ne esprime lo spirito e l’ambizione: ‘sapere è potere’”.

“L’Enciclica attira l’attenzione sulla parte direttamente teologica dell’interpretazione baconiana: la nuova correlazione tra scienza e prassi significherebbe che il dominio sulla creazione, dato all’uomo da Dio e perso nel peccato originale, verrebbe ristabilito; il che suggerisce che la nuova scienza ha una portata salvifica”.

L’idea è espressa anche da Henri de Saint-Simon, per il quale si poteva “intravedere la possibilità di effettuare la grande operazione morale, poetica e scientifica, che consiste nel trasferire il paradiso terrestre trasportandolo dal passato al futuro”.

Si tratta di un’idea essenzialmente religiosa, ha spiegato il Cardinale citando Saint-Simon, “poiché presenta il paradiso celeste come la ricompensa finale di tutti i lavori che avranno contribuito al miglioramento della condizione della specie umana lungo il corso della sua esistenza terrena”.

Secondo il porporato, non si può comprendere pienamente il progetto se non “nella prospettiva spirituale di una volontà di soppiantare la speranza propria dell’antica religione”; “si tratta di sostituire al Regno di Dio il regno dell’uomo”.

In realtà, ha constatato, “è il mito del progresso necessario a sostenere le grandi ideologie moderne”, basandosi “sulla convinzione che una ragione immanente guida la storia verso la felicità della specie umana, verso il ‘paradiso’, che si realizzerà nella storia stessa”.

“Questo risultato è come garantito in anticipo: il progresso è per definizione progresso nella direzione del bene. È in virtù della prassi dominatrice dell’uomo che questa realizzazione si compie progressivamente. La prassi significa l’azione della ragione scientifica e tecnica”.

Quando Benedetto XVI scrive che “non è la scienza che redime l’uomo” (n. 26), spiega Cottier, “si riferisce a una certa idea della ragione, quella che ispira le diverse forme di scientismo e di positivismo”.

“L’ambizione che anima l’ideologia scientista e positivista è di applicare all’insieme della realtà, come unicamente valido, il metodo che ha dato prova di se stesso nelle scienze della natura”.

In questo, tuttavia, c’è “una riduzione della ragione, che impedisce di vedere nell’uomo ciò che trascende l’ordine della natura materiale e che fonda la sua dignità”.

Dio, infatti, “ha stabilito l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza, come suo amministratore nei confronti di una natura destinata a provvedere ai suoi bisogni”.

“Amministrare significa adempiere fedelmente una missione”, cioè “la dimensione etica interviene come elemento costitutivo della relazione dell’uomo con la natura e con se stesso”.

La prassi umana richiede quindi “la regolazione etica”: “è obbedendo alla legge morale che l’uomo trova la sua vera libertà, perché egli sperimenta allora la verità del suo essere. Al contrario, cedendo al miraggio di una sua piena autosufficienza, egli diventa preda dell’arbitrio e della dialettica del dominio, dove i forti schiacciano i deboli”.

Ricordando che non è la scienza a redimere l’uomo, Benedetto XVI “mette in guardia contro l’idea di una scienza che sarebbe regola di se stessa, indipendentemente dalla legge etica, come suppone la fede nel Progresso”, conclude il Cardinal Cottier.

“Spetta all’etica indicare la strada dei veri progressi che l’umanità, cosciente della sua dignità, è in diritto di attendere dalla ‘scienza’”.

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ZENIT Staff

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