Mare - Foto © Pixabay CC0 - Pexels, Public Domain

Card. Turkson: "Proteggere e salvaguardare i diritti di quanti lavorano in mare"

Messaggio del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale in occasione della Giornata dedicata alla Domenica del Mare

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

In occasione della giornata dedicata alla Domenica del Mare, che ricorre oggi, domenica 14 luglio 2019, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha inviato ai cappellani, ai volontari e ai sostenitori dell’Apostolato del Mare un Messaggio di gratitudine, ricordando il difficile lavoro che svolgono i marittimi di tutto il mondo. Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio a firma del Prefetto del Dicastero, Em.mo Card. Peter K.A. Turkson:
Messaggio del Card. Peter A. Turkson
Messaggio per la Domenica del Mare (14 luglio 2019)
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
cari cappellani, volontari, amici e sostenitori dell’Apostolato del Mare,
Non sempre ce ne rendiamo conto, ma il lavoro dei marittimi è essenziale per la nostra vita quotidiana giacché la maggior parte di quel che abbiamo nelle nostre case – televisore, frigorifero, lavatrice, computer, telefono, per non parlare del carburante per le nostre automobili, degli abiti che indossiamo e di molti altri oggetti – è stata fabbricata in paesi lontani e viene trasportata dai marittimi.
È giusto, quindi, che ci fermiamo un momento per riflettere sul ruolo importante ed essenziale che queste persone ricoprono per la nostra comodità e il nostro benessere. È per questa ragione che, in varie chiese cristiane del mondo, la Domenica del Mare viene tradizionalmente celebrata la seconda Domenica di luglio. In questo giorno, i fedeli sono invitati a ricordare e a pregare per il milione e mezzo di marittimi che solcano gli oceani e i mari trasportando circa il 90% delle merci da un Paese all’altro. Per alcune persone, la vita dei marittimi può sembrare attraente ed interessante poiché durante la navigazione essi visitano numerosi Paesi; in realtà la vita di un marittimo è piena di sfide e difficoltà.
In base al contratto di lavoro, i marittimi sono obbligati a vivere, per mesi e mesi, nello spazio confinato di una nave, lontani dalle proprie famiglie e dai propri cari. Spesso ricevono i loro salari in ritardo e, almeno in un caso, le legislazioni nazionali impediscono loro di ricevere denaro contante mentre sono a bordo, lasciandoli così senza risorse economiche per tutta la durata del contratto. La rapidità degli scali in porto non permette loro di scendere a terra per rilassarsi e allentare la pressione a cui sono sottoposti a causa delle loro dure condizioni di lavoro, aggravate dalla continua minaccia della pirateria ed ora anche dal rischio di attacchi terroristici.
In caso di incidenti in mare spesso i marittimi sono criminalizzati e detenuti senza poter contare su una protezione effettiva della legge e senza poter beneficiare di un equo trattamento. In una mescolanza precaria di nazionalità, culture e religioni, sono diminuite le opportunità di interagire socialmente con il ridotto numero di membri dell’equipaggio presenti a bordo. Isolamento e depressione, associati alla mancanza di un ambiente favorevole, possono incidere negativamente anche sulla salute mentale dei marittimi, a volte con conseguenze tragiche e dolorose per le loro famiglie, per i membri stessi dell’equipaggio e anche per i proprietari delle navi.
Dobbiamo riconoscere che, grazie alla ratifica e all’attuazione di diverse Convenzioni e legislazioni nazionali, le condizioni di vita e di lavoro a bordo di un gran numero di navi commerciali sono migliorate. Tuttavia non possiamo negare che in molte parti del mondo, dove armatori senza scrupoli si approfittano di un’applicazione meno rigorosa della legge, i problemi summenzionati continuano ancora a ripercuotersi profondamente sulla vita di numerosi marittimi e delle loro famiglie.
Ancora una volta, vorrei fare appello alle Organizzazioni Internazionali, alle corrispondenti autorità governative e ai diversi soggetti della scena marittima, affinché compiano ulteriori sforzi per proteggere e salvaguardare i diritti di quanti lavorano in mare. Vorrei inoltre incoraggiare i cappellani e i volontari della Stella Maris (Apostolato del Mare), durante le loro visite quotidiane a bordo, a prestare particolare attenzione e ad entrare in contatto con ogni marittimo e pescatore con lo stesso spirito d’impegno che ha animato i pionieri del nostro ministero quando, circa cento anni fa, esattamente il 4 ottobre 1920, decisero di ravvivare e ristrutturare il vasto ministero della Chiesa cattolica per la gente del mare.
Nei volti dei marittimi di varie nazionalità vi invito a riconoscere il volto di Cristo in mezzo a noi. Nella babele delle loro lingue, vi raccomando di parlare la lingua dell’amore cristiano che accoglie tutti e ciascuno senza escludere nessuno. Di fronte agli abusi, vi esorto a non avere paura di denunciare le ingiustizie e ad adoperarsi per “lavorare insieme per costruire il bene comune ed un nuovo umanesimo del lavoro, promuovere un lavoro rispettoso della dignità della persona che non guarda solo al profitto o alle esigenze produttive ma promuove una vita degna sapendo che il bene delle persone e il bene dell’azienda vanno di pari passo” (Papa Francesco, 7 settembre 2018). Infine, affidiamo il vostro ministero a Maria, Stella Maris, affinché continui a rafforzare, ispirare e guidare ogni azione dei cappellani e dei volontari ed estenda la sua materna protezione e la sua assistenza a tutta la gente del mare.
Cardinale Peter K.A. Turkson
Prefetto

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione