Card. Tauran: nel dialogo con l'islam, no alla fede passepartout

Inaugurata a Roma una cattedra in memoria di mons. Padovese

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ROMA, domenica, 6 marzo 2011 (ZENIT.org).- Malgrado alcuni terribili fatti di sangue recenti, il dialogo interreligioso con il mondo musulmano ha compiuto importanti passi in avanti negli ultimi anni. Tuttavia, è importante affermare la propria fede per non dare spazio ad ambiguità e dare vita a un vero dialogo che non riduca la propria fede al sincretismo o a una religione passepartout. 

E’ quanto ha detto il 4 marzo il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, intervenendo presso la Pontificia Università Antonianum di Roma all’inaugurazione di una nuova cattedra di spiritualità e dialogo interreligioso, dedicata a mons. Luigi Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia, ucciso il 3 giugno del 2010 ad Iskenderun, in Turchia.  

Presenti al simposio diverse autorità religiose e civili tra le quali l’ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede, Kenan Gursoy.

Il Cardinale Tauran ha ricordato all’inizio “il sorriso di mons. Padovese, la sua preparazione intellettuale e bontà, perché non c’era in lui doppiezza né senso di superiorità, ma un desiderio di essere un pastore, successore di Paolo di Tarso”.

Il porporato ha quindi rievocato “un altro martire, il giovane Shabaz Bhatti, ministro pakistano per le minoranze religiose che ebbi l’onore e la gioia di incontrare più volte, anche l’anno scorso”, e visibilmente emozionato ha ricordato poi una sua confidenza: “So che morirò ammazzato ma offro la mia vita per Cristo e per il dialogo”. Circostanze, ha aggiunto, “che mi fanno sentire orgoglioso di essere cristiano”.

Il Presidente del Dicastero vaticano ha quindi ricordato che sul dialogo interreligioso durante il Concilio Vaticano II “per la prima volta vi è stata, nella storia del Magistero, un giudizio positivo sulle religioni non cristiane”. 

Un punto importante indicato dal Cardinale è che il dialogo interreligioso “è un dialogo tra credenti” e quindi “non un dialogo tra le religioni ma tra persone concrete, un dialogo che si svolge tra persone che professano religioni diverse, che ha lo scopo di conoscersi e scambiarsi doni spirituali, rispettando la libertà di coscienza, evitando il proselitismo e accettando che uno possa cambiare religione”. 

Allora, ha sottolineato, “ognuno accetta di non rinunciare alle proprie considerazioni ma di lasciarsi interpellare. E di prendere in considerazione argomenti diversi da quelli della sua comunità, puntando ad avere una migliore conoscenza per guardare la religione dell’altro con obiettività ed arricchire la propria vita spirituale con quegli elementi positivi”. 

Il Cardinale Tauran ha quindi indicato tre elementi inscindibili: “l’identità, l’alterità e lo scambio di idee”, puntualizzando che non si tratta di creare una specie di religione universale, “ma di porsi di fronte a Dio e di compiere insieme questo peregrinaggio verso la verità”. Indispensabile, quindi, “avere una chiara identità della propria religione” e “per un cristiano Gesù è l’unico Salvatore e Mediatore tra Dio e gli uomini”.   

Senza “questa identità spirituale – ha precisato – non si può dialogare, e abbiamo la fortuna di avere un Papa come Benedetto XVI che insegna questi contenuti della fede. Perché la fede non è un insieme di emozioni”. 

Inoltre, occorre “essere umili, riconoscere gli errori di ieri o di oggi” e “riconoscere i valori degli altri”, per poi “capirsi gli uni gli altri e vivere in buona armonia e condividere i valori in comune”.

Per il porporato servono anche altre quattro dimensioni: “il dialogo della vita, relazioni di buon vicinato e incontri occasionali; il dialogo delle opere, quando collaboriamo insieme per il bene comune, come nel volontariato; il dialogo teologico, quando è possibile, per capire in profondità le rispettive eredità religiose e il dialogo della spiritualità”.

Ed ha ricordato che “per evitare ogni sorta di sincretismo non diciamo che tutte le religioni sono più o meno la stessa cosa. Ma che tutti i credenti hanno la stessa dignità, che non è la stessa cosa”. E quindi, “un cattolico comincia con l’affermare la propria fede senza dare spazio all’ambiguità”.

“La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini”, ha ribadito richiamando la dichiarazione conciliare Nostra Aetate.

Tauran ha quindi richiamato alcune considerazioni fatte da don Andrea Santoro – anche lui ucciso il 5 febbraio 2006 mentre pregava nella sua parrocchia di Trebisonda, una località turca sul Mar Nero -, nelle quali raccontava di aver scoperto sul posto diverse virtù tra i musulmani. 

“L’atteggiamento dei nostri interlocutori musulmani è diventato in questi tempi più disponibile e cordiale – ha detto –. Fatta eccezione per questi fatti terribili dei quali abbiamo parlato, che come ha indicato qui l’ambasciatore della Turchia, non sono perpetrati da musulmani veri ma da persone traviate”.

Il Cardinale ha, infine, concluso ricordando che il dialogo interreligioso può fornire un sostegno importante alla società e al rispetto della persona umana, anche invitando a rifuggire le mode e il consumismo. Perché “oggi il problema non è l’ateismo ma la idolatria”. 

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ZENIT Staff

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