Card. Angelo Scola

WIKIMEDIA COMMONS

Card. Scola: “Expo ha ridestato nei milanesi il gusto dei rapporti umani”

Nel tradizionale Discorso alla Città, in occasione della festa di Sant’Ambrogio, l’arcivescovo si è soffermato sul rapporto tra giustizia e misericordia

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Il tradizionale Discorso alla Città in occasione della festa patronale di Sant’Ambrogio, è stato tenuto stasera dal cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, a quattro giorni dall’avvio del Giubileo della Misericordia, stimolando così il porporato ad affrontare il tema Misericordia e giustizia nell’edificazione della società plurale.

Di fronte a ingiustizie crescenti, non prive di “delitti efferati, come i terribili atti di terrorismo”, che parrebbero irrimediabili, giustizia e misericordia sembrerebbero “in conflitto”. Eppure “dalla correlazione di questi due fattori, deriva una serie di conseguenze che incidono in termini decisivi sulla qualità della vita dei singoli e della società civile”.

La giustizia ha innanzitutto un suo “limite” ed il suo esercizio può essere “giustificato solo se genera una crescita per tutta la famiglia umana, solo se favorisce la realizzazione delle aspirazioni più profonde degli esseri umani, che non possono limitarsi al benessere materiale e neppure all’ordine pubblico”, ha affermato il cardinale Scola.

In una società dove si sta “progressivamente passando da un sistema uniforme di diritti e doveri ad un insieme di “pretese” individuali giuridicamente riconosciute e tutelate”, c’è il rischio che la vita sociale si riduca “ad una sorta di joint venture tra individui”.

In comune con la giustizia, la misericordia ha “come orizzonte le buone relazioni tra gli uomini”, mentre nelle scienze umane “è andato assumendo rilievo il tema del dono, cui si sta dando sempre maggior peso anche in ambito sociale”. Assieme al “perdono”, il dono è espressione della “capacità di “sentire” l’altro come se stesso”, con la generazione di “rapporti nuovi in grado di rinnovare il cuore dell’uomo”.

Com’è ovvio, la misericordia passa necessariamente per il perdono manifestato da Gesù Cristo agonizzante in croce, il quale “non è il far finta di nulla, il non vedere il male, il lasciar correre, il ritenere che non sia successo nulla, ma piuttosto il salvare mediante la forza dell’amore avendo chiara la coscienza del male e della sua forza distruttiva”.

Ciò premesso, a livello sociale il binomio giustizia-misericordia può operare in modo assai armonioso ed “investire tutti i livelli della convivenza”, a partire dalla famiglia, dove, per prima, “si impara sia il principio di gratuità (misericordia), sia il principio di giustizia, attraverso le relazioni costitutive di sposi, genitori, sorelle e fratelli, nonni, parenti, amici, vicini”.

C’è poi il risvolto della legalità e dell’equità della pena, la quale affinché sia “davvero ragionevole e proporzionata al reato, alla personalità del colpevole, alle circostanze del reato, alle conseguenze patite dalle vittime, e così via”, esige che “la legge sia strutturata in modo tale da non imporre, in misura rigida e predeterminata, il tipo di pena e la sua durata, ma consenta sempre al giudice incaricato di applicarla con un sufficiente margine di discrezionalità, che lo abiliti a tenere conto di tutte le circostanze del caso”, sottolinea Scola.

Non si può quindi prescindere dal “fine rieducativo” della pena, che, da un lato, neutralizza “evitare il rischio di sacrificare la dignità del singolo all’esemplarità della pena stessa”, dall’altro “incide tanto sull’entità della pena e sulla sua durata, quanto, precipuamente, sulle modalità di esecuzione”, giustificando la ‘personalizzazione’ della pena.

Un esempio concreto, in tal senso, è stato indicato dal cardinale Scola nei “sette istituti penali per adulti” che, assieme a un istituto per minorenni, sorgono sul territorio dell’arcidiocesi di Milano.

Il Discorso alla città prosegue con un’analisi dei fenomeni immigratori, i quali non possono che tradursi nel “meticciato di culture e di civiltà” nonostante “l’aggravarsi del terrorismo islamista ed il peso che va assumendo”. Terrorismo che “non potrà essere battuto senza un processo integrativo che domanda ricerca e promozione di ‘senso’ impossibile senza un intenso risveglio dell’Europa”.

Parlando di Milano, l’arcivescovo ha parlato di una città “in crescita”, con Expo che ha “ridestato nella gente il gusto dei rapporti”, lasciando aperto “il compito di rispondere alla fame e alla sete di senso che ogni cittadino si porta dentro”.

L’argomento della fame nel mondo, evocato dal tema di Expo, facilmente si collega agli appelli di papa Francesco a “guardare il mondo dalla periferia, col punto di vista di quelli ‘lasciati fuori’”.

Tali esortazioni del Pontefice, lungi dall’essere qualcosa di “moralistico”, rappresentano “una lettura acuta delle falle che si sono aperte nel nostro mondo globalizzato”, dalle quali nemmeno una città opulenta come Milano è esente, come è evidente dalla “l’esclusione dei giovani dalla possibilità di vivere da protagonisti, negli affetti e nel lavoro”, ha poi concluso Scola.

 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione