Foto: Arcidiocesi di Milano

Card. Scola: “A Natale reazione a terrorismo non sia paura”

Durante la messa in Duomo, l’arcivescovo di Milano invita i musulmani sgomenti da quanto sta accadendo ad affermare una “alternativa chiara”

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Questa mattina in Duomo a Milano l’Arcivescovo di Milano il cardinale Angelo Scola ha celebrato la Messa di Natale. Presenti, tra i fedeli, una rappresentanza dei detenuti di Opera che hanno offerto le Ostie, da loro prodotte, per la celebrazioni natalizie.
Nella sua omelia il cardinale Scola, ripercorrendo – dalla nascita di Gesù – i fatti della Redenzione, si è chiesto: “Se l’amore perfetto della Trinità si comunica attraverso lo svuotamento fino alla morte di croce di questo tenero bimbo, perché io non cambio, vinto nella durezza del mio cuore? Cosa è mutato da allora in questo mondo?
Lunga è la scia di attentati terroristici che ha tragicamente insanguinato quest’anno, fino all’ultimo, a Berlino. Che posizione assumere, come cristiani, di fronte a questa minaccia che incide profondamente nelle nostre vite?
La prima istintiva reazione è la paura – che è appunto lo scopo del terrorismo; e subito dopo, la richiesta di un rafforzamento delle misure di sicurezza. Ma la sicurezza non è tutto: per quanto sofisticati siano i sistemi di difesa, ci sarà sempre una falla, il tallone d’Achille. Ecco perché diventa essenziale l’educazione, la cultura e la testimonianza. Occorre contestare l’ideologia jihadista, ponendosi e opponendosi a essa.
Come cristiani il nostro modo di porsi è innanzitutto annunciare Gesù Cristo, con più vigore e meno complessi. Gesù non ha aspettato che le condizioni oggettive del suo tempo migliorassero, ma ha generato un soggetto nuovo nella storia.
Nel nostro porsi c’è già anche l’op-porsi. L’opporsi a ogni violenza nel nome di Dio, come Papa Francesco non si stanca di richiamare. E al tempo stesso l’opporsi anche al sistema economico che fa sì che, come Paesi occidentali, chiudiamo gli occhi di fronte ai Paesi che fomentano il discorso estremista, nella speranza che si tratti – appunto – soltanto di un discorso. No, non sono solo parole, sono fatti. E morti, la maggior parte dei quali fuori dall’Europa. Troppo tempo abbiamo già perso svendendo le nostre convinzioni, la libertà religiosa in primis, per il nostro, moderno, piatto di lenticchie. E ora la minaccia è globale.
In questa duplice presa di posizione sta il contributo più vero che possiamo offrire ai nostri fratelli musulmani che, nella larghissima maggioranza, guardano sgomenti quanto sta avvenendo, ma stentano ad articolare un’alternativa chiara, scaricando troppo spesso la responsabilità soltanto sulle condizioni, pure oggettive, di ingiustizia economica e sociale. Porsi ed opporsi. Come la luce che, scrive Giovanni, «splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta».
Già nella Messa di Mezzanotte, celebrata la notte precedente sempre in Duomo, l’Arcivescovo di Milano era tornato sul tema della paura: “Il Vangelo ricorda che i pastori furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: Non temete: ecco io vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo. Ognuno di noi sa bene, lo sa sulla propria pelle, quanto la paura tenda a tenere sotto scacco le nostre persone. Ed è superfluo elencarne le ragioni… Quanto più ci sforziamo di difendercene, essa sembra beffare i nostri tentativi ed inchiodarci alla nostra impotenza. Eppure il richiamo del Natale è più vero che mai. Oggi nasce per noi Colui che ci salva dalla radice di tutte le paure, che è la paura della morte. Tanti dei nostri fratelli cristiani perseguitati, in tante parti del mondo, ce lo testimoniano.
Egli è venuto tra noi per condividere fino in fondo il nostro destino personale e sociale, e rimane con noi. Possiamo, così, contemplare la sua gloria che è l’umanità attraverso la quale progressivamente ci condurrà a scoprire la sua divinità. Qui è racchiuso il mistero del Natale. Gesù assume la nostra carne, a un tempo grande e fragile, continuamente minacciata dal male, come stiamo costatando anche in questi dolorosissimi giorni, per offrirci la possibilità di entrare nella vita beata. Dio, facendoci figli, viene nella carne, nella debolezza, per liberare la nostra libertà».
E Scola ha ricordato poi molte violazioni della libertà ai giorni nostri: “Ci addolora il ripetersi delle violenze contro le donne. Pensiamo alla guerra e al terrorismo, all’incapacità di un progetto globale ed equilibrato da parte di Paesi sviluppati di accoglienza a cui bussa ai confini delle nostre terre. Pensiamo alla libertà religiosa o a quella di educazione, alla confusa e, talora, contraddittoria lotta per i cosiddetti nuovi diritti. Libertà che è tanto più desiderata, quanto più alla prova».

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ZENIT Staff

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