Card. Scherer: la preghiera fa parte della vita cristiana

“Come Gesù, anche noi possiamo rivolgerci a Dio come i figli al padre”

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SAN PAOLO, venerdì, 30 luglio 2010 (ZENIT.org).- “La preghiera fa innegabilmente parte della vita cristiana, fin dalla predicazione di Gesù e degli apostoli e dai primordi della Chiesa”.

Il Cardinale Odilo Scherer, Arcivescovo di San Paolo (Brasile), lo ha ricordato in un articolo pubblicato sulla rivista arcidiocesana “O São Paulo” sottolineando che “nel corso di tutta la storia della Chiesa la preghiera è una delle espressioni più evidenti della fede e della vita ecclesiale. Il cristiano prega, e chi non prega mette da parte un aspetto importante della vita cristiana”.

Secondo monsignor Scherer, uno dei significati della preghiera “è tradurre in atteggiamenti quello che è stato imparato su Dio e la fede: pregare è passare dal credere intellettuale al relazionarsi con Dio”.

“Per sapere se una persona ha fede, e che tipo di fede, basta osservare se prega e come prega. Per questo è ben giustificata l’affermazione lex credendi, lex orandi – il modo di credere traspare dal modo di pregare, e la preghiera è espressione del modo di credere”.

Nella nostra preghiera, prosegue l’Arcivescovo, “non ci rivolgiamo a Dio in modo astratto, come se fosse un’energia che può essere catturata con parole o riti magici, né invochiamo un potere impersonale allo scopo di indirizzarlo e ottenere i benefici desiderati”.

“La nostra preghiera si basa sulla grazia ricevuta nel Battesimo, con la quale siamo stati accolti da Dio come figli (‘figli nel Figlio’) e abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, che ci aiuta a pregare in modo adeguato (cfr. Rm 8,26-27). Come Gesù, anche noi possiamo rivolgerci a Dio come i figli si rivolgono al padre, con fiducia e semplicità”.

“E’ bello pensare che non siamo estranei a Dio, né Dio è estraneo a noi; siamo della ‘famiglia di Dio’, al quale ci rivolgiamo con familiarità”.

Per questo, afferma il Cardinale, “la nostra preghiera si traduce in professione di fede, adorazione, lode, narrazione delle meraviglie di Dio, ringraziamento, supplica, sfogo nell’angoscia, richiesta di perdono, intercessione per gli altri”.

“Siamo figli amati dal padre al quale dedicano amore filiale, possono stargli in braccio, parlargli liberamente, piangere sulla sua spalla, sentirsi abbracciati e avvolti dalla tenerezza, anche senza dire una sola parola”.

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ZENIT Staff

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