Faithfull at the Kosevo stadium

ANSA

Card. Puljić: "Santità, porti Sarajevo nel suo cuore di pastore"

Il saluto al Santo Padre dell’arcivescovo della capitale bosniaca, al termine della Messa nello stadio Koševo 

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È una gratitudine sincera quella espressa a Papa Francesco dal cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo. Nel suo intervento al termine della Messa nello Stadio di Koševo, il porporato – già al fianco di Giovanni Paolo II nella visita del 1997 – ha ringraziato il Pontefice perché “con la Sua preghiera si sono unite non solo le voci presenti in questo stadio, ma anche quelle di migliaia di persone che ci seguono attraverso i media. Sono convinto – ha aggiunto – che si siano uniti in preghiera non solo i cattolici, ma anche tutti gli altri, ognuno a modo proprio; hanno pregato, mediante i loro buoni desideri, anche coloro che non si considerano credenti”.
 
In particolare, l’arcivescovo ha concentrato la sua attenzione sulla situazione della Bosnia ed Erzegovina, testimone durante il secolo scorso di “terribili guerre e regimi”. È un paese “ferito e spossato”, ha detto, dove “la Chiesa cattolica è stata dimezzata” e dove “con tristezza costatiamo, ogni giorno, che siamo sempre di meno”. La presenza del Papa, quindi, “la Sua parola di padre, la preghiera di pastore e la Sua forte e autorevole presenza ci donano la forza di vivere qui e lavorare con gli altri per costruire la pace e il dialogo in questo paese”, ha affermato il cardinale. 
 
Pertanto, a nome di tutti i membri delle Conferenze Episcopali bosniaca e croata, ha ribadito “che questo giorno e questo evento è per noi un forte sostegno per i pastori e per tutti i fedeli di questo paese” e anche dei paesi limitrofi, venuti a vedere e ascoltare il Successore di Pietro e “fortificarsi per vivere il loro cristianesimo con ancora più franchezza e coraggio e per costruire la pace e promuovere il dialogo”.
 
Ricordando poi le parole di incoraggiamento rivolte dallo stesso Bergoglio ai vescovi della Bosnia ed Erzegovina, nella visita “ad limina” del 16 marzo 2015, Puljić ha promesso che non verranno risparmiate forze “nel sostenere i deboli”, né nell’aiutare “coloro che hanno un sincero e legittimo desiderio di rimanere nel proprio paese natale" e “provvedere alla fame spirituale di coloro che credono nei valori eterni, provenienti dal Vangelo”. 
 
“Qui – ha aggiunto – si trovano le nostre radici secolari. Nel corso della storia abbiamo vissuto diverse ondate di persecuzione, di martirio e d’ingiustizia, così come tanti altri. Grazie alla fede coraggiosa dei nostri antenati ed al nutrimento della fede nelle famiglie, siamo sopravvissuti fino ad oggi”. E grazie anche ai Papi precedenti, i quali – ha evidenziato il cardinale – “hanno avuto a cuore la nostra sofferenza ed un orecchio attento alle nostre grida”.
 
“Santo Padre, desidero ringraziarLa di cuore per la comprensione mostrata verso questo paese, per tutti i popoli e gli uomini che vivono in esso, soprattutto per i cattolici che sono per lo più croati”, ha quindi soggiunto, “la Sua presenza ci incoraggia ma, allo stesso tempo, è un messaggio al mondo che esprime che noi vogliamo essere quello che siamo, che desideriamo restare su questo suolo nativo con gli altri e con chi è diverso, per costruire il futuro di questo paese sulla base della parità dei diritti e delle libertà”, ha soggiunto.
 
A conclusione del suo intervento, il card. Puljić ha rammentato la lunga lista di “martiri e testimoni coraggiosi della fede” generati dalla Chiesa bosniaca, a cominciare da Ivan Merz, beatificato da Giovanni Paolo II. Ha quindi auspicato di vedere presto “la beatificazione del Venerabile Petar Barbarić, seminarista nato in Erzegovina e istruito in Bosnia; del Servo di Dio Josip Stadler e di Fra Lovro Milanović”, tutti, questi, un “esempio vivente e stimolo a vivere con coraggio nella fede degli antenati”.
 
L’arcivescovo ha infine domandato al Papa una speciale richiesta: “Santo Padre, ci porti nel Suo cuore di pastore. Come spesso Lei chiede di non dimenticare di pregare per la Lei, allo stesso modo, anch’io, fragile pastore di questa Chiesa locale, La prego: includa anche noi nelle Sue preghiere affinché non rinunciamo ad affrontare ogni giorno, le numerose sfide della vita. Desideriamo essere gioiosi testimoni della speranza e appassionati annunciatori della buona novella, ma tutto questo non è possibile senza la grazia di Dio”.

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ZENIT Staff

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