Papa Francesco visita la Sinagoga di Roma (2)

Papa Francesco nella Sinagoga di Roma - Foto © ZENIT (SC)

Card. Parolin: "Tutti insieme per un mondo più fraterno!"

Commemorazione del 25° anniversario delle relazioni diplomatiche tra lo Stato di Israele e la Santa Sede

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Pubblichiamo di seguito il discorso che il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha pronunciato ieri in occasione della commemorazione del 25° anniversario delle relazioni diplomatiche tra lo Stato di Israele e la Santa Sede, che ha avuto luogo ieri presso il Tempio Maggiore di Roma:
Discorso del Cardinale Segretario di Stato
S.E. Oren David, Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede,
Illustre Rabbino Capo,
Signore e Signori Ambasciatori e membri del Corpo Diplomatico,
Signore e Signori,
Sono lieto di prendere la parola in occasione della commemorazione del venticinquesimo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra lo Stato di Israele e la Santa Sede. Ringrazio, in modo particolare, l’Ambasciatore David per essersi fatto promotore di questo evento e per le parole che ha appena pronunciato, mettendo in rilievo i buoni rapporti esistenti fra di noi. Saluto cordialmente ciascuno di voi, in particolare il Dott. Di Segni, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, che ci ospita nel Tempio Maggiore della città.
Questo Tempio ha visto negli ultimi decenni la presenza di vari Papi, a partire dalla visita di San Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986, presenza che costituisce il segno visibile della trasformazione del rapporto tra cristiani ed ebrei negli ultimi 50 anni. Come ricordava Papa Francesco il 17 gennaio 2016: “Cari fratelli maggiori, dobbiamo davvero essere grati per tutto ciò che è stato possibile realizzare negli ultimi cinquant’anni, perché tra noi sono cresciute e si sono approfondite la comprensione reciproca, la mutua fiducia e l’amicizia”. In questo contesto si inserisce anche lo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Israele, con l’apertura, il 15 giugno 1994, delle due Missioni diplomatiche a Tel Aviv e in Vaticano, a seguito dell’Accordo Fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, firmato il 30 dicembre 1993.
Tale Accordo, infatti, entrato in vigore il 10 marzo 1994, ha aperto una nuova fase nelle relazioni bilaterali, avviando un significativo cammino di cooperazione. Esso si è concretizzato nella firma dell’Accordo sulla personalità giuridica della Chiesa, il cui processo di applicazione è prossimo alla conclusione, ed ha aperto un lungo e delicato processo negoziale in seno alla Commissione Bilaterale Permanente di Lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele per addivenire ad un Accordo sulle questioni finanziarie, che ci auguriamo possa presto concludersi.
In questo anniversario, vorrei dire una parola di apprezzamento per l’impegno assunto dallo Stato di Israele di assicurare alla Chiesa cattolica la libertà di svolgere la propria missione e portare il proprio contributo alla società israeliana. Tra le varie attività della Chiesa, va rilevata quella delle scuole cattoliche, che, attraverso l’educazione ai valori fondamentali, al dialogo e al rispetto reciproco, favoriscono la creazione di una società più giusta e pacifica. Ci auguriamo che non venga mai meno la coerenza con lo spirito dell’Accordo fondamentale per una rinnovata e proficua collaborazione con la Chiesa cattolica in Israele e che il Paese possa dimostrare con fierezza la viabilità della sua democrazia garantendo a tutti uguali diritti e pari opportunità per la costruzione di un futuro di pace e concordia. In questi 25 anni si sono svolte importanti visite pontificie in Israele e delle Autorità israeliane in Vaticano, nonché numerose iniziative a favore del dialogo interreligioso.
Vorrei ricordare, in particolare, l’incontro di preghiera con i Presidenti israeliano e palestinese, svoltosi l’8 giugno 2014 in Vaticano, del quale ricorre il quinto anniversario. Come è noto, al Papa e alla Santa Sede stanno a cuore il processo di pace e il futuro della regione. Infatti, in occasione di tale ricorrenza, il Santo Padre ha invitato tutti, credenti e non credenti, a dedicare “un minuto per la pace”, un minuto di preghiera e di riflessione: tutti insieme per un mondo più fraterno! La natura speciale delle nostre relazioni emerge proprio dal carattere unico della Terra Santa, così ricca di storia e di fede e così cara al cuore dei credenti, siano essi ebrei, cristiani o musulmani. Gerusalemme, città della pace, ne è il cuore, patrimonio comune per tutti i fedeli delle tre grandi religioni monoteistiche e del mondo intero.
Il nostro impegno religioso e politico favorisca la vocazione della città ad essere un luogo di riconciliazione e di incontro tra le religioni, nonché un simbolo di rispetto e di coabitazione pacifica. La Santa Sede e lo Stato di Israele sono chiamate ad unire le forze per favorire la libertà religiosa, di culto e di coscienza, quale condizione indispensabile per tutelare la dignità di ogni essere umano, e a lavorare insieme per combattere l’antisemitismo. Lungo questi anni, la Santa Sede e lo Stato d’Israele hanno dimostrato una comune responsabilità in tale lotta, impegno ribadito dall’Accordo Fondamentale, che deve proseguire nel combattere ogni forma di intolleranza religiosa e nel promuovere la comprensione reciproca tra le Nazioni, tolleranza tra le comunità e rispetto per la dignità e la vita umana.
Nel suo discorso ai partecipanti alla Conferenza Internazionale sulla Responsabilità degli Stati, Istituzioni e individui nella lotta all’antisemitismo e ai crimini connessi all’odio antisemitico, svoltasi in Vaticano il 29 gennaio 2018, il Santo Padre Francesco ha ricordato che «per costruire la nostra storia, che sarà insieme o non sarà, abbiamo bisogno di una memoria comune, viva e fiduciosa, che non rimanga imprigionata nel risentimento ma, pur attraversata dalla notte del dolore, si dischiuda alla speranza di un’alba nuova. La Chiesa desidera tendere la mano. Desidera ricordare e camminare insieme. In questo percorso, “memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque ”(Conc. Ecum. Vat.II. Dich. Nostra aetate, 4)» Questo anniversario, oltre a farci apprezzare la strada fin ora percorsa insieme, ci aiuti a rinvigorire il nostro impegno nella promozione concreta di una rinnovata amicizia. Con questi auspici invoco la benedizione dell’Onnipotente sul nostro comune cammino. Grazie.

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ZENIT Staff

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