Card. Parolin: "Il Papa in visita al piccolo gregge cristiano in Asia"

Il segretario di Stato vaticano presenta la visita che il Papa si appresta a compiere in Sri Lanka e nelle Filippine

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Il Papa si appresta a far visita in Asia, nel continente che è “la culla delle grandi religioni del mondo”, dove la Chiesa “è un piccolo gregge in mezzo” a una realtà così vasta. È qui che essa assume una missione importante nelle “attività caritative nel campo della salute e dell’educazione” e nel dialogo tra religioni, “fondamentale per la pace oggi nel mondo e che quindi diventa un dovere di tutte le religioni”. A pochi giorni dalla partenza di papa Francesco per lo Sri Lanka e le Filippine, il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, presenta così il viaggio in un’intervista realizzata dal Centro Televisivo Vaticano in collaborazione con L’Osservatore Romano.

In particolare nello Sri Lanka, dove non sempre la convivenza è facile, il porporato individua nella Chiesa “una funzione di ponte”. Anche perché – aggiunge – “la Chiesa è facilitata in questo suo compito dal fatto che raccoglie membri, raccoglie fedeli da entrambe le etnie principali, sia dai tamil sia dai cingalesi, e quindi la Chiesa conosce un po’ quello che c’è nel cuore di ognuno e conosce anche le aspettative; e quindi può svolgere questo compito, questa funzione di riconciliazione, di dialogo e di collaborazione”.

Simbolo della “Chiesa ponte” è il santuario di Madhu, che il Papa visiterà, situato in una regione a prevalenza Tamil. “Il santuario di Madhu è conosciuto e apprezzato e frequentato anche da membri di altre religioni, non solo dai cattolici”, precisa il card. Parolin. Tuttavia le ferite della guerra civile in Sri Lanka non sono ancora del tutto rimarginate. “Credo che Papa Francesco, come ha fatto l’8 febbraio, quando ha incontrato la comunità srilankese in San Pietro, ricorderà tutti questi episodi dolorosi, le tante lacrime, lui diceva, che sono state versate a causa della violenza e della crudeltà del conflitto – aggiunge il segretario di Stato -. Non tanto per riaprire ferite, quanto piuttosto per lanciare uno sguardo al futuro”.

Spostando l’attenzione sulle Filippine, il card. Parolin afferma: “Il Papa vuole con questo viaggio, in continuazione appunto con quello in Corea, concentrare l’attenzione della Chiesa su questa realtà; e nello stesso tempo anche inserirsi in quel cammino di nove anni che ci sta portando alla celebrazione del quinto centenario dell’arrivo del Vangelo nelle Filippine, nel 1521. E quest’anno è l’anno dedicato ai poveri”.

Il cardinale ricorda inoltre che “le Filippine sono stato anche geograficamente un po’ il centro: basti pensare a quanti incontri importanti vi si sono svolti, a partire dalla visita del beato Paolo VI nel 1970, che poi diede anche origine alla costituzione della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche”. E ricorda anche l’alto numero di giovani che da altre parti dell’Asia si recano nelle Filippine per studiare nelle sue università cattoliche e “l’irradiazione dei filippini nel mondo”.

Pertanto le “potenzialità di evangelizzazione” delle Filippine sono “molteplici”, aggiunge il card. Parolin. Che conclude: “L’importante è che la Chiesa nelle Filippine accolga questo messaggio e questo impulso dato da papa Francesco a essere una Chiesa in uscita: una Chiesa che sente il compito di evangelizzazione e di annuncio del Vangelo”.

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ZENIT Staff

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