Card. Bertone: le cooperative meritano un trattamento migliore

La manovra riduce i loro vantaggi fiscali, secondo il presidente delle Acli

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di Chiara Santomiero

ROMA, venerdì, 2 settembre 2011 (ZENIT.org).- “Mi sembra che il mondo virtuoso delle cooperative, un mondo da apprezzare e che in tempi di crisi ha dato segni straordinari di lavoro e solidarietà, meriti un trattamento migliore di quello che gli è stato riservato nella recente manovra economica del governo italiano”. Lo ha affermato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, durante l’incontro di studi delle Acli “Il lavoro scomposto. Verso una nuova civiltà dei diritti, della solidarietà e della partecipazione” in corso a Castel Gandolfo.

“Non condividiamo – gli ha fatto eco il presidente delle Acli, Andrea Olivero – la parte della manovra che prevede la riduzione dei vantaggi fiscali per le cooperative”. “Vengono colpiti ingiustamente – ha proseguito il presidente delle Acli che nell’intervento di apertura del 1° settembre aveva sottolineato la necessità di provvedimenti economici a favore dei giovani e delle famiglie – proprio quei soggetti che tanto hanno fatto non solo per l’occupazione, ma anche e soprattutto per generare socialità e coesione”.

Colpire l’evasione fiscale, secondo Olivero, “diventa un obiettivo tanto più significativo se insieme si fa comprendere che i benefici andranno a vantaggio appunto di chi ha fatto la propria parte, di quella fetta di società che ha tenuto insieme competizione e cooperazione, economia e responsabilità sociale”.

Di condivisione e responsabilità comune ha parlato anche il segretario di Stato vaticano nel suo intervento. L’incertezza del lavoro e delle sue condizioni provocata dalla crisi economica porta a difficoltà personali e sociali gravi. Pertanto “la dignità della persona e le esigenze di giustizia – ha affermato Bertone commentando l’enciclica Caritas in veritate – richiedono con rinnovata urgenza che si continui a perseguire quale priorità l’accesso al lavoro o del suo mantenimento per tutti”.

Affermando “un principio di gratuità in funzione dialettica rispetto alla logica mercantile”.“Il bene comune, la fraternità, la condivisione – ha affermato Bertone – appartengono tutti a questa dimensione profonda dell’essere e dell’uomo, che dà senso anche al lavoro, come a tutta la società”. Si tratta infatti di “valori etici che inducono a farsi carico dell’altro visto in tutte le sue dimensioni: come persona nella giustizia, come concittadino nella partecipazione, come diverso nel dialogo, come povero nella solidarietà e come fratello nella comunione”.

Da qui scaturisce quella necessità di una “forma concreta e profonda di democrazia economica”, di cui si parla nella Caritas in veritate. “La solidarietà – ha avvertito il segretario di Statio vaticano – è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, quindi non può essere delegata solo allo Stato”. Sul questo fondamento si basa “l’impegno del Magistero e di tutta la Chiesa per una ‘civilizzazione dell’economia’, così come denominata dall’enciclica di Benedetto XVI, in contrapposizione alla forte tendenza speculativa”.

“Un’economia civile – ha sottolineato Bertone – non può trascurare la valenza sociale dell’impresa e la corrispettiva responsabilità nei confronti delle famiglie dei lavoratori, della società e dell’ambiente”. I diritti sociali, infatti, “sono parte integrante della democrazia sostanziale e l’impegno a rispettarli non può dipendere meramente dall’andamento delle borse e del mercato”.

Ma questo impegno, ha ricordato in conclusione il segretario di Stato vaticano “richiede una forte rettitudine morale, fondata a sua volta su un costante e robusto rapporto con Dio”, richiede cioè “attenzione alla vita spirituale, affidamento alla Provvidenza, rinuncia a se stessi, accoglienza del prossimo”.

Un richiamo ed un invito all’impegno che trovano la disponibilità dell’assemblea di Castel Gandolfo. “Le Acli – ha affermato Olivero – vogliono rispondere senza indugio all’appello rivolto da Papa Benedetto per formare una nuova generazione di cattolici impegnati ad ‘evangelizzare’ il mondo del lavoro, dell’economia, della politica”.

“Come laici – ha affermato il presidente delle Acli – siamo pronti ad assumerci i nostri rischi, ad andare incontro anche a possibili e inevitabili errori. Ma non vogliamo tirarci indietro”.“Non abbiamo la presunzione – ha aggiunto Olivero – di avere le risposte giuste per i tanti e gravi problemi che attanagliano il mondo del lavoro, ma la convinzione, questa sì, che i valori del Vangelo possono illuminare e guidare i nostri passi nel discernimento”.

“Lavorare per la pace, la giustizia, operare per dare lavoro buono ai giovani e speranza di vita dignitosa a tutti – ha concluso Olivero – ci pone su frontiere difficili. Ma è questa la sfida del cristiano”.

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ZENIT Staff

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