Card. Bertone: il diritto alla vita "non si può negare a nessuno"

Intervento durante la visita in Spagna

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MADRID, giovedì, 5 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha affermato questo giovedì durante la sua visita in Spagna che il diritto alla vita “non si può negare a nessuno” e che “nessuna minoranza o maggioranza politica può cambiare i diritti dei più vulnerabili nella nostra società”.

Il porporato lo ha osservato durante l’intervento che ha pronunciato nella sede della Conferenza Episcopale Spagnola in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

All’atto erano presenti, tra gli altri, il Ministro della Giustizia, Mariano Fernández Bermejo, e membri delle amministrazioni e del partito d’opposizione. In questo momento, il Governo spagnolo porta avanti una riforma legale dell’aborto che presupporrà il suo riconoscimento come “diritto riproduttivo”.

Secondo il Cardinal Bertone, attualmente è in atto “un processo continuo e radicale di ridefinizione dei diritti umani individuali sui temi più sensibili ed essenziali, come la famiglia, i diritti del bambino e della donna, ecc.”.

Circa il diritto alla vita, ha aggiunto, “ci troviamo di fronte a un panorama completamente nuovo rispetto all’epoca in cui è stata approvata la Dichiarazione Universale”.

Ad ogni modo, ha insistito sul fatto che i diritti umani “sono al di sopra della politica e anche dello Stato-Nazione. Sono davvero sovranazionali” e la loro protezione “deve essere una priorità per ogni Stato”.

“La vita, che è opera di Dio, non deve essere negata a nessuno, neanche al più piccolo e indifeso e men che meno se presenta gravi handicap – ha dichiarato -. Per questo, non possiamo cadere nell’inganno di pensare che si possa disporre della vita fino a legittimare la sua interruzione, mascherandola forse con un velo di pietà umana”.

Ricordando il discorso di Benedetto XVI alle Nazioni Unite, il Cardinal Bertone ha aggiunto che la libertà “non può essere invocata per giustificare certi eccessi” che potrebbero portare a “un regresso nel concetto di essere umano”, soprattutto in questioni come la vita e la famiglia.

Una cultura della vita, ha aggiunto, “potrebbe rivitalizzare il congiunto dell’esistenza personale e sociale”.

Il diritto di educare

Un’altra questione sulla quale si è concentrato il rappresentante vaticano e che sta portando a disaccordi tra il Governo e la Chiesa è la questione della famiglia, e concretamente il diritto dei genitori di educare i figli.

Il Cardinal Bertone ha ricordato che la Chiesa “proclama che la vita familiare è basata sul matrimonio di un uomo e una donna, uniti da un vincolo indissolubile, liberamente contratto, aperto alla vita umana in tutte le sue tappe, luogo di incontro tra le generazioni e di crescita nella saggezza umana”.

“Dal loro concepimento, i figli hanno il diritto di poter contare sul padre e sulla madre, sul fatto che li curino e li accompagnino nella loro crescita”, ha affermato il porporato, aggiungendo che lo Stato “deve sostenere con adeguate politiche sociali tutto ciò che promuove la stabilità e l’unità del matrimonio, la dignità e la responsabilità degli sposi, il loro diritto e il loro compito insostituibile di educatori dei figli”.

Il Cardinale ha sottolineato che “è alla famiglia, e più in concreto ai genitori, che spettano per diritto naturale il primo compito educativo e il diritto di scegliere l’educazione dei figli in base alle proprie idee, e soprattutto secondo le proprie convinzioni religiose”.

“L’insegnamento confessionale della religione nei centri pubblici risulta conforme al principio della laicità, perché non presuppone adesione né, quindi, identificazione dello Stato con i dogmi e la morale che compongono il contenuto di questa materia. Allo stesso modo, questo tipo di insegnamento non è contrario al diritto alla libertà religiosa degli alunni e dei loro genitori, a causa del suo carattere volontario”, ha spiegato.

Il Cardinal Bertone ha infine sottolineato il contributo del cristianesimo al riconoscimento dell’uguaglianza e della dignità della donna, affermando che “persiste ancora una mentalità che ignora la novità del cristianesimo”.

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ZENIT Staff

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