Flag of Turkey

Flag of Turkey - Pixabay (joannaoman)

Caos in Turchia: fallito colpo di Stato militare. Erdoğan: "La pagheranno"

Esplosioni e 200 di morti nella nottata di ieri. Migliaia di persone scese per strada contro i militari, sollecitate dall’appello del presidente prima in fuga in aereo poi rientrato a Istanbul. Arrestati 1500 golpisti e rimossi 5 generali e 2.745 giudici rimossi

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Scontri a fuoco, esplosioni, elicotteri nel cielo e decine di morti e feriti per strada. Caos ieri notte in Turchia, dove i militari hanno tentato un colpo di Stato, fallito prima che sorgesse l’alba ma che ha provocato non pochi disordini e danni. Intorno alle 5.50 di ieri l’area del palazzo del presidente in carica Recep Tayyip Erdoğan ad Ankara è stata bombardata da un F-16 che ha colpito i carri armati lì schierati, almeno 5 persone sono rimaste uccise. A Istanbul i militari avevano chiuso i ponti sul Bosforo e bloccato la circolazione, soppressi poi i voli dall’aeroporto internazionale Ataturk e oscurati diversi siti internet e social network.
Sui media l’esercito aveva diffuso poi un comunicato per annunciare di aver preso il potere: “Le Forze armate turche hanno preso il completo controllo dell’amministrazione del Paese per ristabilire l’ordine costituzionale, i diritti umani e le libertà, lo stato di diritto e la sicurezza generale che erano stati danneggiati. Tutti gli accordi internazionali rimangono validi. Speriamo che tutte le nostre buone relazioni con tutti i Paesi continuino”.
“Coloro che hanno pianificato il colpo di Stato pagheranno duramente” ha tuonato invece Erdogan dall’aeroporto di Istanbul, dove si era radunata una grandissima folla. Nella notte, il presidente era fuggito su un aereo privato dal quale avrebbe chiesto asilo alla Germania – poi negato – e forse anche alla Gran Bretagna. Poche ore dopo aveva inviato un sms ai turchi per invitarli a “scendere in strada” contro i militari golpisti di cui ha condannato severamente le azioni definite come “una sollevazione contro il popolo come negli anni ’70”. Tutto il popolo turco è stato quindi chiamato “a difendere con onore la democrazia e la pace”.
In collegamento dalla app Facetime sullo smartphone di una giornalista della Cnn Turk, Erdogan ha poi affermato: “Sono ancora il presidente della Turchia e il comandante in capo, resistete al colpo di Stato nelle piazze e negli aeroporti”. Nella stessa diretta, il presidente prometteva che i congiurati “pagheranno duramente” per “il loro tradimento che ha attentato all’unità e alla sovranità nazionale”. Minacce ribadite una volta riatterrato a Istanbul all’alba, dove, accolto da una folla festante di suoi sostenitori, ha affermato: “I golpisti la pagheranno molto cara, saranno puniti molto duramente”.
Intanto decine di migliaia di persone erano scese in strada nella notte, sollecitate dall’appello del presidente, e hanno sfidato i golpisti violando il coprifuoco da loro imposto e arrivando anche ad accerchiare i veicoli militari che avevano sfilato nella serata di ieri. Una resistenza che ha costretto i soldati infedeli al ritiro. Nonostante l’annuncio del fallimento del colpo di Stato, scontri e bombardamenti sono proseguiti per tutta la notte, in particolare intorno all’area del palazzo presidenziale ad Ankara.
Secondo gli ultimi bilanci si parla di almeno 200 morti in strada, tra cui numerosi civili, e di almeno 1000 feriti, dei quali 800 ricoverati ad Ankara, 200 a Istanbul. Sono invece 754 i membri delle forze armate turche che sono stati arrestati dopo il tentato colpo di Stato; il ministro degli Interni ha annunciato che il governo turco ha sollevato dal loro incarico 2.745 giudici.
L’ultimo alto grado di cui è stata annunciata in mattinata la detenzione è l’ammiraglio Nejat Atilla Demirhan, che avrebbe giocato un ruolo importantissimo nel tentativo di colpo di stato; mentre il cervello dell’operazione sarebbe – secondo l’agenzia Anadolu – il colonnello Muharrem Kose, braccio destro del capo di Stato maggiore.
Stati Uniti e Berlino si sono schierati con il governo democraticamente eletto in Turchia. Lo ha affermato la Casa Bianca, sottolineando che il presidente americano, Barack Obama, ha parlato del golpe in Turchia con John Kerry. Mentre su Twitter, il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel ha scritti: “L’ordine democratico deve essere rispettato in Turchia e si deve fare di tutto per proteggere le vite umane”.

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ZENIT Staff

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