Father Raniero Cantalamessa during the World Day of Prayer for the care of creation

CTV

Cantalamessa: “L’unità dei cristiani attraverso l’amore e la carità”

Nella quinta predica quaresimale il Predicatore della Casa Pontificia ha analizzato la Unitatis Redintegratio e i frutti che ha portato nell’ambito dell’ecumenismo

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“Secondo la ‘storia degli effetti’ di Hans-Georg Gadamer, per capire un testo bisogna tener conto degli effetti che esso ha prodotto nella storia, inserendosi in questa storia e dialogando con essa”.
Con questa riflessione si apre la quinta predica quaresimale di padre Raniero Cantalamessa. Avere saldo tale principio, significa essere consapevoli che non basta il solo studio delle “fonti”, cioè delle influenze subite da un testo; occorre tener conto anche delle influenze da esso esercitate.
Proseguendo l’analisi dei documenti del Concilio Vaticano II, il predicatore della Casa Pontificia ha applicato la storia degli effetti del filosofo tedesco all’Unitatis Redintegratio, il decreto sull’ecumenismo nato “dal desiderio di ristabilire l’unità fra tutti i discepoli di Cristo”.
Cinquant’anni di cammino e di progressi nell’ecumenismo stanno a dimostrare le potenzialità di questo testo, i cui frutti sono di due tipi: sul piano dottrinale-istituzionale e sul piano della riconciliazione dei cuori.
Se il primo piano ha visto la costituzione del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e l’avviamento di dialoghi bilaterali con quasi tutte le confessioni cristiane, il secondo ha visto incontri fondamentali come quello di Paolo VI con il Patriarca Atenagora e quello recente di papa Francesco con il Patriarca di Mosca Kirill a Cuba, che ha aperto un orizzonte nuovo al cammino ecumenico.
Non solo gli incontri tra i diversi capi religiosi, ma soprattutto le iniziative in cui credenti di diverse Chiese si incontrano per pregare e proclamare insieme il Vangelo. A questo proposito padre Cantalamessa ha ricordato una manifestazione del 2009 tenuta a Stoccolma, dal nome Jesus Manifestation: “Giunti al centro, le file si rompevamo ed era un’unica folla che proclamava la signoria di Cristo al cospetto di una folla di 18 mila giovani e di passanti attoniti. Quella che intendeva essere una manifestazione per Gesù, divenne una potente manifestazione di Gesù. La sua presenza si poteva quasi toccare con mano in un paese non abituato a manifestazioni religiose di questo genere”.
Gli sviluppi che il documento ha avuto, ha sottolineato il Predicatore, sono opera dello Spirito Santo: “Il Signore invia il suo Spirito e i suoi carismi su credenti delle più diverse Chiese, anche quelle che credevamo le più distanti da noi, spesso con le identiche manifestazioni esterne. Come non vedere in ciò un segno che egli ci spinge ad accettarci e riconoscerci reciprocamente come fratelli?”.
Se Cantalamessa ha già illustrato in passato il dialogo con l’oriente ortodosso, sente oggi la necessità di approfondire quello con il mondo protestante, visto anche il quinto centenario della Riforma luterana che cade nel 2017.
Se le questioni che portarono alla separazione dalla Chiesa di Roma da parte di Lutero e i suoi seguaci ruotavano attorno alle indulgenze e al modo in cui avviene la giustificazione del peccatore, oggi queste non possono e non devono rappresentare elementi centrali della fede dell’uomo.
Ha detto che “è necessario riscoprire la potenza del messaggio paolino, per il quale non siamo giustificati per la fede, ma siamo giustificati per la fede in Cristo; non siamo giustificati per la grazia, siamo giustificati per la grazia di Cristo (Cfr. Rm 3). È Cristo il cuore del messaggio, prima ancora che la grazia e la fede. Le secolari discussioni tra cattolici e protestanti intorno alla fede e alle opere, hanno finito per allontanare la centralità della persona di Cristo, l’unico, vero, elemento centrale della fede. La dottrina della giustificazione per fede va predicata non più in opposizione alle ‘buone opere’ ma “in opposizione alla pretesa del mondo secolarizzato di potersi salvare da solo, con la propria scienza, la tecnica o con tecniche spirituali di propria invenzione”.
Cantalamessa ha rilevato come a pesare sul dialogo con le Chiese protestanti sia il ruolo che assumono le formule, che con il passare del tempo tendono a irrigidirsi a diventare delle “parole d’ordine”.
“Fede e opere, Scrittura e tradizione: sono contrapposizioni comprensibili, e in parte giustificate, nel loro nascere, ma diventano ingannatrici se vengono ripetute e tenute in piedi, come se nulla fosse cambiato in cinquecento anni di vita”.
Riprendendo la contrapposizione tra fede e opere il predicatore ha sottolineato come essa perda senso se per buone opere intendiamo le opere di carità e di misericordia.
Nel Vangelo, Gesù ci ammonisce che senza di esse non si entra nel Regno dei cieli, per cui se è vero non si è giustificati per le buone opere, è altrettanto vero che non ci si salva senza di esse, e in questo crediamo tutti, cattolici e protestanti.
Alla luce di queste riflessioni, padre Cantalamessa ha individuato l’elemento principale su cui riflettere: l’unità dei cristiani non può avvenire solo sul fronte dell’evangelizzazione, ma deve essere soprattutto un’unità d’amore.
Infatti, se l’unità attraverso la dottrina deve essere raggiunta con pazienza per via delle numerose differenze ancora presenti tra cattolici e protestanti, i cristiani possono essere uniti nell’amore fin da subito.
Già Sant’Agostino avvertiva come segno dell’azione dello Spirito Santo l’amore per l’unità: “Sappiate che avete lo Spirito Santo quando acconsentite a che il vostro cuore aderisca all’unità attraverso una sincera carità”.
Se è vero che amarsi non significa guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione, Cantalamessa ha affermato che “anche tra cristiani, amarsi significa guardare insieme nella stessa direzione, che è Cristo. Se ci convertiremo a Cristo e andremo insieme verso di lui, noi cristiani ci avvicineremo anche tra di noi, fino a essere, come lui ha chiesto, ‘una cosa sola con lui e con il Padre’”.
Fatta questa riflessione finale, padre Cantalamessa ha ricordato l’avvicinamento della Pasqua ed ha esortato i cristiani a non mancare proprio ora il richiamo all’unità, così da abbattere quel muro di separazione che è l’inimicizia, come Cristo ha fatto sulla Croce.

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Gianluca Badii

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