Calabria: via i mafiosi dalle processioni religiose

La diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea vieta la sosta davanti alle abitazioni dei boss in segno di riverenza

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Un nuovo regolamento affinché le processioni religiose non siano più strumentalizzate dalla malavita organizzata. È avvenuto nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, dove il vescovo Luigi Renzo, ha disposto che le effigi sacre siano portate in processione da persone scelte a sorte.

Dall’elenco di chi si prenota saranno escluse le associazioni sospette di infiltrazioni criminali e le persone che siano “sotto processo per associazione mafiosa o che siano incorsi in condanna per mafia”.

Le indagini dell’antimafia avevano rilevato che le processioni religiose in Calabria spesso vengono utilizzate dai clan mafiosi per stabilire il proprio dominio sul territorio e tale fenomeno aveva determinato la sospensione precauzionale di alcune processioni.

È stato pertanto varato un nuovo regolamento sullo svolgimento dell’Affruntata di Sant’Onofrio, che si svolge annualmente nel periodo di Pasqua.

In un messaggio ai fedeli della propria diocesi, monsignor Renzo li esorta a non lasciare il loro “patrimonio religioso più genuino” nelle mani di “gente senza scrupolo, che non ha nulla di cristiano ed anzi persegue una ‘religione capovolta’, offensiva del vero Cristianesimo popolare”.

Ai suoi sacerdoti, il vescovo chiede “segnali di rottura”, affidando l’organizzazione e lo svolgimento delle processioni per lo più “ai giovani che frequentano la parrocchia e sono veramente impegnati in un cammino di fede”.

Il trasporto delle statue sacre viene così assegnato attraverso l’estrazione a sorte da un elenco di prenotati entro il giorno della Domenica delle Palme, e non vengono più accettate offerte di denaro di alcun tipo per lo svolgimento di tale servizio.

I parroci dovranno dunque vigilare affinché non vengano ammesse a questo compito “persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo in corso per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia, senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di ravvedimento”.

Un ulteriore divieto viene stabilito per la sosta davanti ad abitazioni private (è permesso farlo solo davanti a ospedali o case di cura), per prevenire gesti simbolici di riverenza dinnanzi alle dimore di famiglie notoriamente affiliate alla ‘ndrangheta, come era avvenuto qualche tempo nella diocesi di Oppido Mamertina – Palmi.

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ZENIT Staff

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