Buon Natale? Sì, ma con il cuore!

Ritroviamo la gioia degli auguri di una volta, da dedicare davvero alle persone che amiamo!

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di Carlo Climati

ROMA, venerdì, 14 dicembre 2012 (ZENIT.org).- Tra poco sarà Natale. Come ogni anno, i nostri telefoni cellulari saranno inondati di messaggini d’auguri. Pensieri sinceri e graditi? In alcuni casi sì. Ma non sempre si tratta di frasi che vengono dal cuore.

Il cellulare, infatti, permette di mandare lo stesso messaggino, contemporaneamente, a più persone riunite nella lista di qualche rubrica.

La sana tradizione di telefonare o di spedire un biglietto è stata a poco a poco sostituita dai freddi messaggini uguali per tutti, inviati spingendo un tasto del proprio apparecchio. E la stessa cosa accade con l’email!

La persona alla quale augurare “Buon Natale” non esiste più. E’ diventata semplicemente un numero in una rubrica telefonica o un indirizzo di posta elettronica. Un banale bersaglio da raggiungere.

E’ un segno dei tempi. E’ uno dei tanti usi del telefono cellulare, diventato ormai una nuova “divinità” della nostra epoca.

La televisione, negli ultimi anni, è stata letteralmente invasa da spot pubblicitari sui telefonini portatili e sulle loro tariffe, spesso associati all’immagine di qualche fotomodella o a musichette-tormentone riproposte all’infinito.

Il cellulare si è trasformato in uno strumento di discriminazione sociale. Chi non ne possiede l’ultimo modello, con tutti i nuovi accessori, è destinato a sentirsi diverso, inferiore, limitato.

Una volta il telefono serviva soltanto per parlare. Oggi, con l’avvento dei portatili, ha assunto le funzioni più disparate. Può scattare fotografie, realizzare filmati, collegarsi ad internet, ospitare videogiochi e suonerie, ricevere le ultime notizie, i risultati delle partite di calcio, le previsioni del tempo e perfino l’oroscopo quotidiano.

La proliferazione di mini-apparecchi tuttofare ha generato un modo di comunicare completamente nuovo. Un tempo, per chiamare la fidanzata, si doveva comporre il suo numero di casa. Spesso rispondevano la mamma o il papà, ai quali ci si rivolgeva timidamente, dicendo: “Pronto, buongiorno, potrei parlare con…?”

Questa frase sembra destinata a scomparire, perché il cellulare permette un contatto immediato. Diminuiscono, perciò, le occasioni per fare amicizia con i familiari della persona che si sta frequentando. A volte i genitori non sanno neppure che i propri figli hanno una relazione, perché tutto passa attraverso i fili invisibili del telefonino.

La forma di comunicazione più diffusa è certamente quella dei “messaggini”, moderni piccioni viaggiatori in grado di raggiungere istantaneamente il proprio interlocutore, abbattendo tutte le distanze.

Questi brevi messaggi hanno imposto la creazione di un linguaggio sintetico ed immediato, frutto della necessità di mantenersi entro un certo numero di caratteri.

Di conseguenza, “chi” diventa “ki”. “Per” viene scritto con il simbolo matematico della moltiplicazione. “Sei” diventa un numero. L’importante è riuscire a risparmiare il maggior numero di lettere, per poter dire tante cose in pochissimo spazio.

Un’altra moda è quella del commercio delle suonerie. Si tratta di un mercato in grande espansione, che ha già conquistato internet, la televisione e le pagine delle più popolari riviste per ragazzi.

Viviamo in un’epoca in cui, per pensare di esistere, bisogna a tutti i costi apparire. Diventa sempre più necessario stupire, colpire, esibirsi, mettersi in mostra con qualcosa di strano.

Per questa ragione, sono state messe in vendita le suonerie con i suoni più bizzarri. Capita, a volte, di ascoltarle nei momenti meno opportuni: nel silenzio di una chiesa o di una biblioteca, oppure durante una cena tra amici o un viaggio in treno. Certe suonerie non sono altro che un’occasione per farsi notare, dimenticando che possono arrecare disturbo.

Alla luce dei fatti, è necessario sforzarsi di ridimensionare la moda dei telefonini, utilizzandoli nella giusta misura e senza scadere in certi eccessi. Il rischio è quello di diventare schiavi di un oggetto, così come si può finire per dipendere dalla superstizione nei confronti di un amuleto.

Occorre ricondurre il telefono alla sua funzione originale di comunicazione. Sarà un modo per sentirsi più liberi e per recuperare un rapporto più umano con il prossimo, evitando di considerarlo semplicemente un numero della propria rubrica.

In questo modo, il nostro “Buon Natale” sarà veramente un augurio di buon Natale, fatto con il cuore e non con i tasti di un telefonino.

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ZENIT Staff

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