Budget del ricoverato o pratica eutanasica?

“A rischio i più deboli”, denuncia il presidente di “Cristiani per servire”

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 14 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta giovedì 10 dicembre nella sala Conferenza della Camera dei Deputati sul tema “disagio mentale e budget del ricoverato”,  Franco Previte, presidente dell’associazione “Cristiani per servire”, ha denunciato che i tagli al bilancio sanitario regionale potrebbero essere utilizzati per praticare l’eutanasia nei confronti dei più deboli e dei malati.

Intervistato da ZENIT Previte ha spiegato che “seppure il ‘Budget del ricoverato’ non trova riscontro nelle regole statutarie, pare che si possa trovare in alcune politiche sanitarie regionali e potrebbe consistere nel limitare, nel nome del risparmio, il diritto alla vita e alla salute dei cittadini, disumanizzando il rapporto sociale”.

“Nella leggi finanziarie, nella ripartizione delle spese sostenute dalle Regioni e nelle convenzioni stipulate con ospedali pubblici e privati – ha ribadito il presidente di Cristiani per servire -, la parola d’ordine pare sia quella di spender meno, restringendo i tempi di degenza perfino per fasce di età ed in qualunque condizione di salute si trovi il malcapitato”.

Secondo Previte, “certamente a rischio e maggiormente penalizzate vengono a trovarsi le persone in età avanzate come i disabili fisici, gli handicappati psichici, i malati terminali, le persone anziane in quanto la patologia da loro subita ha bisogno di prestazioni sanitarie molto costose ed in nome del superiore concetto del risparmio si pensa che per costoro le speranze di vita siano residue”.

Il presidente dei Cristiani per servire ha raccontato di persone – spesso disabili, agonizzanti e in tarda età – che in nome del budget sanitario sarebbero state dimesse dalle strutture ospedaliere.

“Se è così – ha sottolineato Previte – questa è pura e mascherata passiva eutanasia. Attiva, con azione diretta, passiva quale omissione di soccorso”.

Per evitare l’imbarbarimento, e la fine della civile connivenza, i Cristiani per servire hanno presentato una petizione in cui si richiede al Parlamento una doverosa chiarificazione.

Previte ha ricordato l’art. 25 lettera f) della “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” dell’ONU (ratificata in toto dal Governo in carica con il disegno di legge n. 2121 art. 2° del 20 febbraio 2009), che stabilisce di “impedire il rifiuto dell’assistenza sanitaria o dei servizi sanitari, nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità”.

Il padre della medicina, Ippocrate, affermava: “Non darò a nessuno alcun farmaco mortale, neppure se richiestomi, né mai proporrò un tale consiglio”, ed ancora “l’uomo è ministro ed interprete della natura, se ad essa non obbedisce, ad essa non può comandare”.

Infatti la Raccomandazione n. 776/1976 del Consiglio d’Europa afferma “che il medico deve placare le sofferenze e che non ha diritto di accelerare il processo di morte”.

“Pertanto – ha concluso Previte – riteniamo essenziale che le autorità pubbliche adottino opportuna vigilanza al fine di garantire ad ogni persona il diritto a continue e specifiche cure fino al compimento naturale della vita dei cittadini ed al Senato della Repubblica ed alla Camera dei Deputati con cortese urgenza di far conoscere la verità”.

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ZENIT Staff

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