Bruxelles invita Olivier Messiaen: "La forza di un messaggio"

Un colloquio internazionale sul compositore teologo si è svolto nella capitale belga

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di Anita Bourdin

ROMA, mercoledì, 9 maggio 2012 (ZENIT.org) – Olivier Messiaen, compositore ancorato nella tradizione – era appassionato del canto gregoriano – nella natura e nella modernità, professore atipico, e persino – a modo suo – teologo. Ecco alcuni aspetti di questa personalità “paradossale”, di questa “strana meteora”, esplorati durante tre giorni a Bruxelles, in Belgio.

Messiaen. La forza di un messaggio: questo è il titolo di un colloquio internazionale organizzato nella capitale belga dal 3 al 5 maggio scorsi, nel ventesimo anniversario della morte – avvenuta il 27 aprile 1992 – del compositore ed organista francese, titolare della Chiesa della Santissima Trinità a Parigi.

Il colloquio, con recitale e concerto, è stato aperto al pubblico e si è svolto presso l’Accademia Reale del Belgio, che ha organizzato l’evento assieme con il Collège Belgique.

“Morto vent’anni fa, Messiaen ha prodotto un’opera considerabile. Non ha conosciuto l’eclissi che, spesso, colpisce quella dei compositori dopo la loro scomparsa. In che cosa consiste oggi la forza del su messaggio? Messiaen: un messaggio per oggi? Prendendo l’iniziativa di questa manifestazione, l’Accademia Reale del Belgio intende rendere un omaggio del tutto particolare ad uno dei suoi soci che fu anche uno dei più grandi artisti del XX secolo”, hanno dichiarato gli organizzatori.

Pierre Guillemet, addetto culturale – anche per le questioni audiovisive – del Servizio di Cooperazione e d’Azione Culturale (SCAC) dell’Ambasciata di Francia in Belgio, ha precisato a ZENIT che “questo evento molto originale gode di un partenariato con il servizio culturale dell’Ambasciata di Francia in Belgio che è regolarmente associata alle attività dell’Accademia Reale del Belgio e del Collège Belgique”.

“Infatti, per questo incontro eccezionale, 20 anni dopo la morte di Messiaen, il servizio culturale dell’Ambasciata ha molto volentieri (…) portato il suo appoggio al presidente dell’Accademia, Pierre Bartholomée, e agli organizzatori del colloquio, in modo particolare facilitando la partecipazione di vari relatori francesi di alto livello”, ha sottolineato Guillemet.

L’organista e compositore belga, Benoît Mernier, ha spiegato alla RTB (Radio Televisione Belga) che uno degli obiettivi del colloquio era di “non ripetere tutto quello che si sapeva di Messiaen”, sui colori o sugli uccelli – era infatti anche ornitologo – ma di guardare anche “altrove”, specialmente mettendo il compositore nel suo contesto, osservando la sua “discendenza” e ponendo l’accento sull’importanza del suo “insegnamento”, molto “innovatore”, non solo per la presenza di Pierre Boulez, Iannis Xenakis o Karlheinz Stockhausen tra i suoi allievi. Era anche il desiderio del comitato organizzatore che il colloquio fosse non solo teorico, il che spiega la programmazione di recital.

Mernier ha sottolineato anche un’altra novità, cioè le chiarificazioni apportate da un teologo, Pascal Ide, che ha parlato del rapporto di Messiaen con la fede.

Si tratta – ha detto Mernier – di “provare di ricollegare questo compositore ad una tradizione” – Messiaen si riferiva infatti a Debussy, Mozart, Wagner e Monteverdi – ma che ha lasciato un’opera “singolare”, una “meteora molto strana”, alle volte “ricercata” e “ingenua”, marcata da un “rapporto con la natura molto concreto”.

Mernier riconosce in Messiaen una personalità “paradossale”, con, allo stesso tempo, un “ancoraggio nella tradizione” e uno “slancio di modernità”, “verso l’avvenire”, autore di un’opera “con uno stile molto forte, che si riconosce dopo pochi secondi”, uno “stile ben definibile”, e comunque influenzato “da tutto ciò che è prima di lui”, “innamorato del gregoriano”, che è la “nostra musica occidentale più antica”.

L’evento si è aperto giovedì 3 maggio con un’analisi da parte di Jean-Marie Rens del brano Messagesquisse di Pierre Boulez, nel quadro del programma del Collège Belgique.
Venerdì 4 maggio, il presidente dell’Accademia e direttore della Classe des Arts, Pierre Bartholomée, ha presentato il colloquio, la cui prima sessione ha ricollocato Messiaen in un “secolo in tensione”. Robert Wangermée, professore onorario dell’ULB (Università Libera di Bruxelles) , ha tenuto una riflessione su Olivier Messiaen e la modernità musicale. Poi è toccato al musicologo Nigel Simeone, che ha evocato “gli inizi di una carriera multipla: degli Anni Folli agli Anni Neri”.

La seconda sessione, presieduta da Jean-Marie André e Benoît Mernier, è stata dedicata all’arte e all’artigianato.Yves Balmer, professore associato presso l’Ecole Normale Supérieure di Lione (Lyon) ed insegnante presso il Conservatoire National Supérieur de Musique di Parigi, ha proposto degli elementi per “una nuova esegesi delle opere di Messiaen: ciò che ci insegnano gli abbozzi delle Visions de l’Amen”.

Thomas Lacôte, professore ai Conservatori di Aubervilliers-la Courneuve e di Orléans, nonché assistente al Conservatoire National Supérieur de Musique, ha evocato invece ciò che ha chiamato “il laboratorio della Trinità : materiali e tempre nell’opera d’organo di Olivier Messiaen”. La Chiesa della Sainte-trinité, dove Messiaen era organista, vanta ben due organi Cavaillé-Coll.

La terza sessione è stata presieduta da Jean-Pierre Deleuze ed è stta consacrata all’insegnamento “singolare” di Messiaen nella sua veste di professore, grazie al compositore Gilbert Amy, direttore onorario del Conservatoire National Supérieur de Musique di Lione, con i suoi ricordi della “classe Messiaen”, e al giornalista e critico musicale Claude Samuel, direttore onorario della Musica di Radio France, su Le Temps de Messiaen.

La giornata si è conclusa con un recital della pianista belga Sara Picavet, che ha eseguito brani di Vingt regards sur l’enfant Jésus (Venti sguardi su Gesù bambino).

Ad introdurre la giornata di sabato 5 maggio, dedicata tra l’altro alla fecondità di Olivier Messiaen, è stato Jacques Leduc. Il musicologo Harry Halbreich, ex allievo di Messiaen, ha dato una conferenza intitolata Messiaen, maître à penser des jeunes musiques.

La quarta sessione era dedicata a Messiaen e il sacro, con un’introduzione del compositore belga Claude Ledoux al concerto conclusivo. Da parte sua, il filosofo e teologo Pascal Ide, direttore dell’Ufficio Università della Congregazione per l’Educazione della Santa Sede, ha sviluppato la questione: Messiaen, un teologo?. Il pianista e compositore Michaël Levinas, professore al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica a Parigi ed ex alunno di Messiaen, ha evocato il tema “una poetica della meraviglia”.

Nel programma del concerto figurava il brano Messagesquisse sur le nom de Paul Sacher, del compositore francese ed ex alunno di Messiaen, Pierre Boulez, un’opera comandata dal noto violoncellista Mstislav Rostropovic per il 70° anniversario del mecenate Paul Sacher.

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ZENIT Staff

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