Bologna, mons. Zuppi inaugura il Festival Francescano 2016

Numerosi ospiti hanno aperto ieri l’ottava edizione dedicata al tema del perdono

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È stata inaugurata ufficialmente ieri l’ottava edizione del Festival Francescano, alla presenza del vescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi, dell’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti, dell’assessore comunale al Bilancio Davide Conte e del presidente di Festival Francescano fra’ Alessandro Caspoli. Presente anche il vice prefetto, Alberto Dall’Olio.
Come ha sottolineato l’assessore Conte, è nello stile dei francescani saper parlare alle persone. Le conferenze che si sono succedute durante tutta la giornata ne sono una chiara dimostrazione.
Davide Rondoni, ad esempio, non ha usato giri di parole per dire ai molto giovani presenti alla sua lezione che l’identità non si misura con quello che si fa. Il perdono, ha detto il poeta: “è la dimostrazione del valore infinito della persona”.
Con un taglio “al femminile”, Anna Pia Viola, che insegna Filosofia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, sulle note di Gianna Nannini ha invece sottolineato che: “il coraggio di provare misericordia è non avere paura d’investire sulla tenerezza”.
Piazza gremita soprattutto per il dibattito tra l’ex magistrato Gian Carlo Caselli e don Giovanni Nicolini, moderato dalla giornalista della Messaggero di sant’Antonio, Sabina Fadel.
La parabola del figliol prodigo è quanto di meglio, nei i passi del Vangelo, illustri il senso della giustizia divina per i cristiani. Il padre accoglie il figlio che si era allontanato sperperando i suoi denari, non solo: prepara per lui una festa.
Don Nicolini, attivo nel carcere della Dozza, ha spiegato: “Una società matura deve abbassare il giudizio. La paternità di Dio non è un tribunale severo… è solo un padre che vuole che i suoi figli tornino a casa”.
Scherza Caselli: “Da magistrato mi sono sempre chiesto se dopo il giudizio di primo grado, al figlio toccasse un giudizio d’appello o, magari, di Cassazione!”. “La giustizia giusta è quella che mette la persona al centro – ha concluso il magistrato- Nel mio lavoro, come negli altri, anche con le omissioni si possono inquinare le coscienze”.

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ZENIT Staff

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