"Bisogna riscoprire con urgenza la gioia del Vangelo!"

Il cardinale Rylko celebra la Messa d’apertura per il XXXI anniversario della comunità Cenacolo, durante il meeting internazionale svoltosi presso la casa madre di Saluzzo

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Si è svolto nei giorni scorsi l’annuale meeting internazionale della comunità Cenacolo “Festa della vita”, presso la casa madre sulla collina di Saluzzo (Cuneo), in occasione del XXXI anniversario della fondazione. Ospite d’onore dell’edizione di quest’anno – dedicata al tema“Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9, 7) – è stato il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il quale ha celebrato la Messa d’apertura, sabato 12 luglio, e il giorno successivo ha tenuto una catechesi sulla figura di San Giovanni Paolo II “amico dei giovani”.

Prima di iniziare la sua omelia, il cardinale ha rivolto un particolare saluto a madre Elvira, fondatrice e presidente della comunità, e a don Stefano Aragno, ringraziando per l’invito. “Sono molto lieto di stare qui con voi — ha detto — di potermi unire al vostro canto di lode e di rendimento di grazie per i doni che il Signore, mediante la vostra Comunità, ha elargito a tante persone, uomini e donne, e soprattutto ai giovani di varie parti del mondo”.

“Il Signore ha fatto per voi e con voi cose grandi!”, ha esclamato poi il porporato polacco, ricordando “quanti giovani sono stati salvati! Quante conversioni sono avvenute! Quante scoperte decisive per la vita! Quanta gioia ritrovata!”. A nome della Chiesa, ha quindi espresso “un sentito grazie” per il servizio svolto dalla comunità Cenacolo “a favore dei giovani smarriti e confusi, degli emarginati ed abbandonati, ai quali ridate la speranza e la gioia di essere discepoli di Cristo”. 

La mente del cardinale è tornata quindi a quel 16 luglio 1983, quando madre Elvira, assieme ad alcuni volontari che scelsero di seguirla in una casa abbandonata e diroccata sulle colline di Saluzzo, aprì il primo cenacolo per giovani smarriti, emarginati, abbandonati, schiavi della droga. Madre Elvira aveva capito che questi giovani “provati da tanti disagi e segnati da tante ferite spirituali”, questi giovani che Papa Francesco definirebbe “scartati”, in realtà “avevano una profonda sete di Dio e del suo amore”, ha sottolineato Rylko. La religiosa, ha aggiunto, “voleva perciò che la comunità nascente diventasse per loro anzitutto un luogo di conversione e di incontro con Cristo. Nasceva così nella Chiesa un nuovo carisma che dava origine alla comunità Cenacolo”.

Da allora sono trascorsi 30 anni e quel piccolo nucleo è cresciuto sorprendentemente, moltiplicandosi in 61 fraternità attive tutt’oggi in 18 Paesi di diversi continenti.Il presidente del Dicastero per i Laici ha poi ricordato un’altra tappa cruciale della storia della comunità: il 16 luglio 2009, data del decreto pontificio che la riconosceva come associazione privata internazionale di fedeli. Con questo riconoscimento, ha evidenziato il cardinale, “la Chiesa ha dato il suo sigillo di garanzia per confermare la genuinità e l’autenticità del carisma”.

Proprio quel carisma, quell’impulso originario che il Signore ispirò a madre Elvira deve essere il punto di riferimento per l’attività presente e futura del Cenacolo, oltre che la chiave di lettura per rileggere la propria storia e comprendere la “vivacità” della fonte da cui è scaturita. “Se andiamo presso la sorgente di un fiume — ha sottolineato infatti il porporato — vediamo come l’acqua è sempre più limpida e trasparente. Allo stesso modo, guardando le origini di una comunità, è possibile conoscere meglio i tratti essenziali del suo carisma”.

Rylko ha citato quindi Papa Francesco quando dice: “Una comunità cristiana ferma, che non cammina, che rimane chiusa e ripiegata su sé stessa è una comunità malata”. Soprattutto, ha soggiunto, bisogna combattere quella falsa immagine di cristianesimo che, diffusa nel mondo, “riduce il Vangelo a una serie di divieti che si oppongono al profondo desiderio di felicità vera e di gioia vera iscritto in ogni cuore umano, specialmente nel cuore dei giovani”.

“Non c’è niente di più falso di questo – ha chiosato il cardinale -. Bisogna riscoprire con urgenza la gioia del Vangelo!”, ovvero quella gioia che, dice Papa Bergoglio, è una “gioia missionaria”. Allora, ha concluso il Capo Dicastero, che “ogni ‘Festa della vita’ sia per tutti voi un momento di verifica per capire se il cammino verso gli altri procede con gioia”.

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ZENIT Staff

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