Bisagno: su Rai Storia il docufilm sul “primo partigiano d’Italia”

Domani alle 21.10, l’opera realizzata dal regista Marco Gandolfo

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Dopo settant’anni il nome di Aldo Gastaldi (Genova 17 Settembre 1921 – Desenzano del Garda 21 Maggio 1945) continua a risuonare nella memoria di chi ha preso parte alla lotta di liberazione. Sottotenente del XV Reggimento Genio, a pochi giorni dall’armistizio sale in montagna e nel giro di pochi mesi, con il nome di “Bisagno”, diventa il comandante più amato della resistenza in Liguria. Gastaldi interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio: è il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti.
Si conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile. Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizzazione della resistenza. È ricordato come “primo partigiano d’Italia”. La sua statura umana e cristiana ha segnato la vita di molti compagni.
A partire dalla documentazione raccolta dalla famiglia e dalle interviste a coloro che l’hanno conosciuto, Marco Gandolfo ha realizzato un film-documentario in cui l’itinerario umano e spirituale di Aldo Gastaldi si intreccia alle complesse dinamiche politico-ideologiche che hanno accompagnato le vicende resistenziali, restituendo lo sguardo di un uomo capace di interrogare anche il presente.
«Giacomo Gastaldi aveva 13 anni quando giunse la notizia della morte di suo fratello maggiore», racconta il regista. «Per decenni ha raccolto documenti, fotografie e testimonianze per far luce sulla vita di Aldo durante i mesi della lotta di liberazione. Nel 2009 il nipote di ‘Bisagno’ mi ha proposto di esaminare il materiale raccolto da suo padre Giacomo, mi sono messo al lavoro estendendo poi le ricerche ad altri archivi storici. Ho deciso fin da subito di costruire il film rinunciando ad un narratore esterno per dare voce a documenti e testimoni, alle lettere scritte da ‘Bisagno’ e al racconto di chi ha combattuto insieme a lui. E’ stato un lavoro complesso, ma ne è valsa la pena. Insieme al nipote abbiamo incontrato gli ultimi partigiani ancora in vita e siamo entrati nelle case dei contadini, dove la foto di ‘Bisagno’ si affianca a quelle dei parenti più cari. Un ascolto paziente di chi “la Resistenza se l’è cucita addosso con le sofferenze”, per poi vedersela sottrarre dalla storia ufficiale. E così, dopo 70 anni, anche noi abbiamo incrociato quello stesso sguardo “dritto, sicuro”. E ancora una volta è andato a segno».
«È stato ed è commovente constatare in questo anno e mezzo, dopo la prima in Università Cattolica, quanto la testimonianza di Aldo sia attuale, viva, vera e sia ieri come oggi elemento di profonda contraddizione in un mondo che tutto ciò che offre è effimero e passeggero», racconta il nipote che porta lo stesso nome di Aldo Gastaldi. «Gli occhi lucidi degli spettatori ci hanno incoraggiato e fatto capire quanto sia importante oggi far conoscere la storia di questo “ragazzo”, che ha vissuto a pieno la sua vita orientandola al Cielo sin dalla sua più tenera età»

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione