Bibbia sempre più diffusa, ma rimane il fenomeno della cultura religiosa debole

ROMA, lunedì, 26 giugno 2006 (ZENIT.org).- La diffusione della Bibbia e del Nuovo Testamento sono in grande crescita, ma allo stesso tempo persiste il fenomeno di una cultura religiosa debole. Sono questi i risultati di una indagine commissionata dall’Alleanza Biblica Universale (ABU) e condotta dal professor Luca Diotallevi, dell’Università di “Roma TRE”.

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L’indagine ha abbracciato un arco di tre anni ed ha riguardato la Francia, la Spagna e l’Italia. Il sondaggio, condotto da Eurisko su un campione di 650 persone dei tre Paesi, comprende anche interviste approfondite con leader della Chiesa cattolica, appositamente individuati, dei tre Paesi, con una valutazione finale dei dati raccolti.

Nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Roma lunedì 26 giugno, il Pastore Miller Milloy, Segretario mondiale dell’Alleanza Biblica Universale, ha spiegato che “questa ricerca è l’ultima iniziativa che nasce dalla consolidata cooperazione tra l’ABU e la Chiesa cattolica, per il comune compito di diffondere la Parola di Dio”.

“Ci sono molti aspetti incoraggianti che emergono dalla ricerca – ha affermato il Segretario dell’ABU – che illustrano l’importanza della parrocchia nella vita cattolica e i benefici duraturi della partecipazione alla vita della Chiesa”.

“Tuttavia – ha precisato Milloy – la ricerca mostra chiaramente che per molti la Bibbia è un libro chiuso, nel senso che benché tra il 42% ed il 55% dei cattolici intervistati legge la Bibbia, i numeri scendono quando si comincia a considerare la frequenza della lettura”.

Il Segretario dell’ABU ha concluso ribadendo che “questa ricerca dimostra che molto è stato fatto e anche molto resta da fare nell’aprire la parola di Dio al suo popolo”.

Il Pastore Daniele Garrone, Presidente della Società Biblica in Italia, ha raccontato come “il cammino che le chiese cristiane divise hanno compiuto intorno alla Sacra Scrittura rappresenti uno degli obiettivi più cospicui raggiunti dal cammino ecumenico e uno dei suoi traguardi più significativi”.

Garrone ha ricordato che per secoli le società bibliche si sono opposte alla Chiesa cattolica, tanto che nell’Ottocento “erano le santabarbare dove si prendeva il materiale sovversivo contro la Chiesa cattolica romana”, mentre “la lettura della Bibbia protestante era vietata”.

“Le società bibliche in quel periodo erano indicate come nemiche della cristianità. Oggi invece esistono degli accordi di collaborazione per la traduzione della Bibbia tra la Chiesa cattolica le società bibliche e le Chiese protestanti”, ha aggiunto.

“Vale la pena di lavorare insieme cattolici, ortodossi e cristiani intorno alla Bibbia, non solo per la Bibbia ma per le sorti del cristianesimo”, ha suggerito Garrone.

Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione Ecumenismo e Dialogo della Conferenza Episcopale Italiana e Vicepresidente della Società Biblica Italiana, ha sostenuto di “essere grato a questo incontro perché non c’è dubbio che il terreno biblico è tra quei terreni dove i passi concreti a livello ecumenico non sono solo possibili ma attuati”.

In merito ai risultati dell’indagine, monsignor Paglia ha commentato che “mostrano l’urgenza di intensificare il comune impegno perché la Bibbia si diffonda, non solo tra i biblisti, ma tra il popolo tutto”.

In merito ai passi futuri, il Vescovo di Terni – Narni – Amelia ha sottolineato che “non basta la semplice diffusione, c’è bisogno della interpretazione esegetica ma anche pastorale, e questo richiede un rapporto più intenso tra la Federazione Biblica e l’ABU, una esigenza sentita anche dalle Chiese ortodosse”.

Il professor Luca Diotallevi, sociologo, direttore della ricerca ha rilevato che nei 40 anni successivi al Concilio Vaticano II la Bibbia “è entrata massicciamente nelle famiglie di tanti cristiani, in case dove prima non c’era. Peccato però che in molti casi rimanga chiusa, un oggetto sacro piuttosto che il Libro sacro”.

La ricerca ha evidenziato che la diffusione e conoscenza del testo biblico avviene soprattutto attraverso la messa domenicale. La frequenza al precetto festivo vede primeggiare la Spagna con il 49% dei credenti. Segue l’Italia con il 29% e la Francia con il 26%.

Dalla ricerca emerge che di questi praticanti leggono la Bibbia il 55% dei francesi, il 52% degli spagnoli ed il 42% degli italiani. Fra coloro che partecipano alle letture di gruppo il 21% sono francesi, il 17% italiani ed il 12% spagnoli. Secondo gli intervistati, l’omelia è lo strumento più diffuso per far conoscere la Bibbia.

La conoscenza dei fatti biblici rimane comunque molto parziale. Nel corso delle interviste sono state poste domande trabocchetto in cui si chiedeva di indicare quali tra i santi sono autori di un Vangelo. Il 32% ha indicato san Pietro ed il 49% san Paolo, evidenziando la confusione tra evangelista, apostolo e autore di epistole.

Secondo gli intervistati nei tre Paesi “l’aspetto più positivo della Chiesa” viene indicato nella Parrocchia (46% spagnoli, 42% francesi e 39% italiani). Solo al secondo posto viene indicato il Pontefice (26% Spagna, 25% Italia e Francia 17%) ed al terzo posto le aggregazioni laicali (Francia 13%, Spagna 11%, Italia 8%).

Il dato che colpisce di più, ma che riflette una tendenza che caratterizza l’intera società laica, è l’evidenza di una cultura religiosa debole. Solo un quarto dei cattolici praticanti frequenta incontri di catechesi o di cultura religiosa. Appena uno su due dedica del tempo a letture di carattere religioso.

“Dall’indagine – ha sottolineato Diotallevi – emerge una conoscenza religiosa debole o nulla”, nelle percentuali del 56% in Spagna, 47% in Italia e 44% Francia; ed una alfabetizzazione biblica bassa: 30% Italia, 22% Spagna e 21% Francia.

Diotallevi ha concluso precisando che “l’importanza della Bibbia è generalmente avvertita ma è necessario intraprendere iniziative più coinvolgenti per una diffusione e conoscenza maggiore e più profonda, che potrà essere più efficace se cattolici, protestanti e ortodossi sapranno collaborare insieme”.

L’ABU, fondata nel 1946, è un organismo interconfessionale che coordina il lavoro di 141 Società bibliche nazionali che operano in 200 Paesi per tradurre, stampare e diffondere la Bibbia, in accordo con tutte le chiese. Finora la Bibbia o parte di essa è stata tradotta in 2.403 lingue (secondo i dati aggiornati al 2005).

L’ABU ha in corso, inoltre, 640 progetti di nuove traduzioni. Nel solo 2005 ha distribuito 373 milioni di copie di testi biblici: 24 milioni di Bibbie e 11 milioni del Nuovo Testamento.

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ZENIT Staff

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