Biagio Biagetti: l'artista che comunicava Cristo attraverso la bellezza

Intervista a Paolo Ondarza, autore del libro dedicato a questo straordinario pittore e restauratore ‘900, che fu anche direttore dei Musei Vaticani

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“L’arte è strumento annunciatore della bellezza e bontà di Cristo”. Era questo il pensiero di fondo che animava la vita e l’opera di Biagio Biagetti. Pittore e restauratore di arte sacra, Biagetti fu direttore dei Musei Vaticani, fondatore dello Studio Vaticano del mosaico e del Laboratorio Vaticano del Restauro nella prima metà del ‘900. Una figura straordinaria, quindi, purtroppo sbiadita nel corso del tempo, ma che tuttavia ora rivive nel nuovo libro di Paolo Ondarza.

“Verità e bellezza. La via pulchritudinis in Biagio Biagetti” è il titolo del volume del giornalista di Radio Vaticana e esperto di storia dell’arte, in cui viene tracciato un ritratto a tutto tondo di questo “messaggero di Cristo” – come Biagetti definiva ogni artista – che, attraverso la bellezza dell’arte, comunicava la bellezza di Dio. Nell’intervista di seguito a ZENIT l’autore racconta il contenuto della sua opera, frutto di anni di ricerca e di passione.

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Chi era veramente Biagio Biagetti?

Biagio Biagetti è stato un importante pittore di arte sacra del primo ‘900 il quale realizzò, prevalentemente nel Centro Italia fino a raggiungere la Terra Santa, numerose opere pittoriche ad affresco, a mosaico e a tempera. In un’ epoca di profondi cambiamenti a livello filosofico e artistico, sollecitati dalla convinzione che l’arte dovesse rompere con il passato per creare un linguaggio nuovo inteso come espressione della modernità, Biagetti intervenne mantenendo vivo un ponte con la grande tradizione artistica italiana. Egli non si presentò come un nostalgico del passato, ma lo studiò ponendosi come profondo conoscitore delle tecniche artistiche. Le sue opere conservano la tematica sacra dandole, nel contempo, un linguaggio moderno. Un ulteriore aspetto altrettanto importante di Biagio Biagetti, è stato il suo contributo come restauratore e teorico dell’arte sacra divenendo, nel 1921, Direttore dei Musei Vaticani e successivamente, della Pinacoteca Vaticana. Riportò lo studio del restauro lavorando sui grandi capolavori come la volta della Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello. Le sue intuizioni e il suo studio sull’ arte del restauro, divennero tesoro prezioso per i restauratori che negli anni novanta riportarono la bellezza cromatica della Cappella Sistina.  

Quali gli ideali e i valori a cui l’artista si rifaceva?

Amo affermare che Biagetti è un pittore religioso, ossia un pittore che tratta la tematica religiosa e che è profondamente radicato nella fede cattolica. Questa corrispondenza fra fede e arte, sfocia nella realizzazione di opere che comunicano a chi le osserva, il messaggio delle sacre scritture, della vita dei santi e così via. Egli sosteneva che l’artista non dovesse essere limitato nella sua creatività ma che, nel contempo, si avvalesse di una vera conoscenza liturgica affinché l’opera non risultasse troppo soggettiva allontanandosi da quella che è la rappresentazione della verità della fede.

Perché ha scelto di raccontare la storia di questo artista?

Avendo avuto l’opportunità di conoscere Fiorella Biagetti, sua figlia, e di poter leggere e studiare direttamente l’archivio dell’ artista fatto di scritti, appunti e disegni nei quali vi erano scrupolosamente annotati i momenti in cui concepiva un’opera d’arte o si apprestava a restaurarla, ho potuto comprendere la bellezza del suo messaggio. Bisogna sapere che Biagetti fu fortemente criticato dalla linea di pensiero tipica del novecento secondo la quale, l’ arte cristiana era oramai passata, decaduta. A Biagetti, mi lega la sua filosofia  la sua vita fatta di fede sia a livello personale che artistico e che è stata custodita e tramandata grazie ai suoi diari. Il mio desiderio era proprio quello di poter far conoscere un’ artista che nutrisse una reale coerenza fra arte e fede.

Con Biagetti l’arte diviene Via Pulchritudinis, via della bellezza. Cosa significa questo concetto?

La Via Pulchritudinis è la strada per la quale l’artista è chiamato a percorrere lasciandosi illuminare da Dio attraverso la rivelazione stessa di Dio. Il compito dell’artista è seguire la via della bellezza rendendola materiale e visibile agli uomini attraverso l’ arte. Questo concetto è stato ulteriormente richiamato da Papa Benedetto XVI sostenendo che “le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis”. La bellezza deve essere intesa come via trascendente verso Dio. Anche Papa Giovanni Paolo II si rivolse agli artisti affermando che nessuno meglio di loro avesse la capacità d’intuire il bello e che la Chiesa, ha bisogno di loro. È un messaggio di grandissima portata: si afferma che gli artisti sono chiamati a comunicare e a nutrire il messaggio di Cristo. Biagetti fa questo sia grazie alle sue opere, sia richiamando gli artisti ad inpegnarsi di questo grande ruolo.

Secondo lei, esiste un rapporto tra l’arte di Biagetti e la filosofia dell’arte moderna?

Egli ha mantenuto viva la tradizione artistica dinnanzi ai linguaggi astratti e predominanti tipici del novecento. Il suo obiettivo consisteva nel non far dimenticare il passato in quanto, il rischio era quello di esprimersi con un linguaggio non comprensibile. In sostanza, l’arte moderna non avrebbe mai potuto negare quella del passato poiché, senza di essa, avrebbe perso il suo significato.

La forte influenza ed espansione dell’arte moderna oggigiorno modifica negativamente il valore dell’arte cristiana?

In realtà l’arte moderna non va assolutamente ad influenzare il valore dell’arte cristiana, basti pensare che lo stesso Biagio Biagetti godeva di un’assoluta padronanza delle tecniche artistiche del suo periodo storico. La crisi emerge sotto un profilo puramente ideologico. È necessario che l’artista si avvalga, per la realizzazione di un’opera d’arte, dello studio della liturgia; è necessario che vi sia conoscenza. Nonostante l’arte sacra attraversi in questo periodo un momento difficile, vi sono ancora artisti, seppur poco conosciuti, che si dedicano alla sua rappresentazione. Non bisogna dimenticare infatti, che l’arte cristiana è ancora oggi chiamata ad evangelizzare. L’importante compito degli artisti, ossia quello di comunicare il messaggio di Dio, non viene oscurato dalle differenti tecniche di pittura di cui essi oggi si avvalgono rispetto al passato. Tutto ciò deve essere inteso come una sfida positiva per un futuro positivo proprio perché l’arte è chiamata ad uscire fuori e a comunicare con la sua bellezza, la Bellezza di Cristo. 

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Maria Anastasia Leorato

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