Benedetto XVI: timor di Dio e giustizia, scopi del dialogo interreligioso

Intervento introduttivo alla preghiera del Regina Caeli

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 18 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole che Benedetto XVI ha rivolto questa domenica ai fedeli e ai pellegrini in occasione della recita della preghiera mariana del Regina Caeli.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Sono tornato l’altro ieri dalla Terra Santa. Ho in animo di parlarvi di questo pellegrinaggio con maggiore ampiezza mercoledì prossimo, durante l’Udienza generale. Ora vorrei soprattutto ringraziare il Signore, che mi ha concesso di portare a termine questo viaggio apostolico così importante. Ringrazio anche tutti coloro che hanno offerto la loro collaborazione: il Patriarca latino e i Pastori della Chiesa in Giordania, in Israele e nei Territori Palestinesi, i Francescani della Custodia di Terra Santa, le Autorità civili della Giordania, di Israele e dei Territori Palestinesi, gli Organizzatori, le Forze dell’ordine. Ringrazio i sacerdoti, i religiosi e i fedeli che mi hanno accolto con tanto affetto e quanti mi hanno accompagnato e sostenuto con la loro preghiera. Grazie a tutti dal profondo del cuore!

Questo pellegrinaggio ai Luoghi santi è stato anche una visita pastorale ai fedeli che vivono là, un servizio all’unità dei cristiani, al dialogo con ebrei e musulmani, e alla costruzione della pace. La Terra Santa, simbolo dell’amore di Dio per il suo popolo e per l’intera umanità, è anche simbolo della libertà e della pace che Dio vuole per tutti i suoi figli. Di fatto, però, la storia di ieri e di oggi mostra che proprio quella Terra è diventata anche simbolo del contrario, cioè di divisioni e di conflitti interminabili tra fratelli. Come è possibile questo? È giusto che tale interrogativo interpelli il nostro cuore, benché sappiamo che un misterioso disegno di Dio concerne quella Terra, dove – come scrive san Giovanni – Egli “ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4,10). La Terra Santa è stata chiamata un “quinto Vangelo”, perché qui possiamo vedere, anzi toccare la realtà della storia che Dio ha realizzato con gli uomini. Cominciando con i luoghi della vita di Abramo fino ai luoghi del la vita di Gesù, dall’incarnazione fino alla tomba vuota, segno della sua risurrezione. Sì, Dio è entrato in questa terra, ha agito con noi in questo mondo. Ma qui possiamo dire ancora di più: la Terra Santa, per la sua stessa storia può essere considerata un microcosmo che riassume in sé il faticoso cammino di Dio con l’umanità. Un cammino che implica col peccato anche la Croce. Ma con l’abbondanza dell’amore divino sempre anche la gioia dello Spirito Santo, la Risurrezione già iniziata ed è un cammino tra le valli della nostra sofferenza verso il Regno di Dio. Regno che non è di questo mondo, ma vive in questo mondo e deve penetrarlo con la sua forza di giustizia e di pace.

La storia della salvezza comincia con l’elezione di un uomo, Abramo, e di un popolo, Israele, ma la sua intenzione è l’universalità, la salvezza di tutti i popoli. La storia della salvezza è sempre marcata da questo intreccio di particolarità e di universalità. Vediamo bene nella prima lettura di oggi questo nesso: san Pietro vedendo nella casa di Cornelio la fede dei pagani e il loro desiderio di Dio dice: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga” (At 10, 34-35). Temere Dio e praticare la giustizia imparare questo e aprire così il mondo al Regno di Dio: è questo lo scopo più profondo di ogni dialogo interreligioso.

Non posso concludere questa preghiera mariana senza rivolgere il mio pensiero allo Sri Lanka, per assicurare il mio affetto e la mia vicinanza spirituale ai civili che si trovano nella zona dei combattimenti, nel nord del Paese. Si tratta di migliaia di bambini, donne, anziani, a cui la guerra ha tolto anni di vita e di speranza. Al riguardo, desidero ancora una volta rivolgere un pressante invito ai belligeranti, affinché ne facilitino l’evacuazione e unisco, a questo scopo, la mia voce a quella del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che appena qualche giorno fa ha chiesto garanzie per la loro incolumità e sicurezza. Chiedo inoltre alle istituzioni umanitarie, comprese quelle cattoliche, di non lasciare nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità alimentari e mediche dei profughi. Affido quel caro Paese alla materna protezione della Vergine Santa di Madhu, amata e venerata da tutti i srilankesi, ed elevo le mie preghiere al Signore affinché affretti il giorno della riconciliazione e della pace.

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In italiano ha detto:]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i numerosi soci della Federazione Italiana Donatori Associati di Sangue, che hanno celebrato il loro congresso nel cinquantenario dell’associazione. Saluto inoltre i fedeli provenienti da Cremona, Brescia e Roma-Prima Porta, come pure i ragazzi di Apice e Buonalbergo. A tutti auguro una buona domenica.

[© Copyright 2009 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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