Benedetto XVI: proclamare in astratto la libertà religiosa non basta

Chiede azioni concrete per perseguire “una pace autentica e duratura”

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- “Una proclamazione astratta della libertà religiosa non è sufficiente”, ha ricordato Papa Benedetto XVI questo lunedì mattina ricevendo in udienza i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per porgere loro gli auguri per il nuovo anno.

Nel suo discorso, il Pontefice ha definito la libertà religiosa una “norma fondamentale della vita sociale”, che “deve trovare applicazione e rispetto a tutti i livelli e in tutti i campi”.

“Altrimenti – ha osservato –, malgrado giuste affermazioni di principio, si rischia di commettere profonde ingiustizie verso i cittadini che desiderano professare e praticare liberamente la loro fede”.

Il Papa ha quindi illustrato alcuni dei modi in cui la Santa Sede persegue la “piena libertà religiosa delle comunità cattoliche”, iniziando dai “Concordati o altri Accordi” e dicendosi lieto che “Stati di diverse regioni del mondo e di diverse tradizioni religiose, culturali e giuridiche scelgano il mezzo delle convenzioni internazionali per organizzare i rapporti tra la comunità politica e la Chiesa cattolica, stabilendo attraverso il dialogo il quadro di una collaborazione nel rispetto delle reciproche competenze”.

Al servizio della libertà religiosa è anche “l’attività dei Rappresentanti Pontifici presso Stati ed Organizzazioni internazionali”, ha ricordato.

A tale proposito, ha rilevato “con soddisfazione” che le Autorità del Vietnam hanno accettato che il Pontefice “designi un Rappresentante, che esprimerà con le sue visite alla cara comunità cattolica di quel Paese la sollecitudine del Successore di Pietro”.

Allo stesso modo, il Vescovo di Roma ha voluto “esplicitare alcuni principi a cui la Santa Sede, con tutta la Chiesa cattolica, si ispira nella sua attività presso le Organizzazioni Internazionali intergovernative, al fine di promuovere il pieno rispetto della libertà religiosa per tutti”.

In primo luogo, ha spiegato, c’è la convinzione che “non si può creare una sorta di scala nella gravità dell’intolleranza verso le religioni”.

“Purtroppo, un tale atteggiamento è frequente”, ha riconosciuto, sottolineando che “sono precisamente gli atti discriminatori contro i cristiani che sono considerati meno gravi, meno degni di attenzione da parte dei Governi e dell’opinione pubblica”.

Al tempo stesso, si deve rifiutare “il contrasto pericoloso che alcuni vogliono instaurare tra il diritto alla libertà religiosa e gli altri diritti dell’uomo, dimenticando o negando così il ruolo centrale del rispetto della libertà religiosa nella difesa e protezione dell’alta dignità dell’uomo”.

Ancor meno giustificabili sono poi “i tentativi di opporre al diritto alla libertà religiosa dei pretesi nuovi diritti, attivamente promossi da certi settori della società e inseriti nelle legislazioni nazionali o nelle direttive internazionali, ma che non sono, in realtà, che l’espressione di desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell’autentica natura umana”.

La lezione della storia

Il Papa ha poi desiderato “ribadire con forza che la religione non costituisce per la società un problema” e “non è un fattore di turbamento o di conflitto”.

“La Chiesa non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma semplicemente esercitare questa missione con libertà”, ha sottolineato.

“Come negare il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà?”, ha chiesto, invitando a “riconoscere la grande lezione della storia”.

“La sincera ricerca di Dio ha portato ad un maggiore rispetto della dignità dell’uomo”, ha osservato. “Le comunità cristiane, con il loro patrimonio di valori e principi, hanno fortemente contribuito alla presa di coscienza delle persone e dei popoli circa la propria identità e dignità, nonché alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri”.

“Anche oggi i cristiani, in una società sempre più globalizzata, sono chiamati, non solo con un responsabile impegno civile, economico e politico, ma anche con la testimonianza della propria carità e fede, ad offrire un contributo prezioso al faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo umano integrale e per il retto ordinamento delle realtà umane”, ha aggiunto citando il suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, celebrata il 1° gennaio.

“Che nessuna società umana si privi volontariamente dell’apporto fondamentale che costituiscono le persone e le comunità religiose!”, ha auspicato.

“Assicurando pienamente e a tutti la giusta libertà religiosa, la società potrà godere dei beni di giustizia e di pace che provengono dalla fedeltà degli uomini verso Dio e la sua santa volontà”.

Per questo motivo, il Papa ha concluso esortando “tutti, responsabili politici, capi religiosi e persone di ogni categoria, ad intraprendere con determinazione la via verso una pace autentica e duratura, che passa attraverso il rispetto del diritto alla libertà religiosa in tutta la sua estensione”.

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ZENIT Staff

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