Benedetto XVI per tre ore ieri a Castel Gandolfo tra passeggiata, rosario e concerto

A distanza di sei mesi, la decisione di “nascondersi al mondo” fa ancora riflettere. Ma la verità, come ha affermato il Papa emerito in una visita privata, è che questa scelta è stata frutto di una “esperienza mistica” con Dio

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Forse aveva bisogno di respirare un’aria diversa da quella dei Giardini Vaticani, o forse, sul finire della stagione, voleva rivedere quella villa che per otto estati l’ha accolto e godere della vista del lago di Albano. Sta di fatto che, ieri pomeriggio, Benedetto XVI si è concesso una breve gita a Castel Gandolfo, nella villa che è residenza estiva dei Pontefici fin da Urbano VIII e che l’ha ospitato per i primi due mesi dopo la rinuncia al ministero petrino.

Il Papa emerito – secondo quanto riferito da fonti vaticane – ha trascorso nella cittadina laziale circa tre ore, passeggiando nei giardini del palazzo, recitando il rosario e assistendo ad un concerto di pianoforte di musica classica. Ha poi fatto ritorno in serata in Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae, dove ha deciso di vivere “nascosto al mondo” dopo la storica decisione dell’11 febbraio.

Ad accompagnare Benedetto XVI ieri pomeriggio c’erano i suoi immancabili “angeli custodi”: le memores domini, Loredana, Carmela, Cristina e Manuela, le quattro laiche consacrate di Comunione e Liberazione che curavano l’appartamento, la cappella e il guardaroba di Ratzinger durante gli anni di pontificato, e che continuano ad assisterlo anche ora, dopo le dimissioni.

Già Papa Francesco aveva “ceduto” il suo posto nella villa sui Colli Albani al predecessore, invitandolo a trascorrere lì il periodo estivo, dal momento che lui sarebbe rimasto a Roma per ‘impegni di lavoro’. Il Papa emerito aveva tuttavia declinato l’invito, evitando quindi il possibile scalpore di un suo trasferimento e mantenendo il basso profilo desiderato.

Dopo circa sei mesi dall’annuncio che ha sconvolto il mondo, la decisione di Ratzinger di vivere nel nascondimento fa ancora riflettere e interrogare. Qualcuno ha avuto il privilegio di sentire dalle labbra del Papa emerito le motivazioni di questa scelta. Nonostante la vita di clausura, Ratzinger concede infatti – sporadicamente e solo in determinate occasioni – alcune visite privatissime nel Mater Ecclesiae. Durante questi incontri, l’ex Pontefice non commenta, non svela segreti, non si lascia andare a dichiarazioni che potrebbero pesare come ‘le parole dette dall’altro Papa’, ma mantiene la riservatezza che lo ha sempre caratterizzato.

Al massimo osserva soddisfatto le meraviglie che lo Spirito Santo sta facendo con il suo Successore, oppure parla di sé, di come questa scelta di dimettersi sia stata un’ispirazione ricevuta da Dio.

Così avrebbe detto Benedetto ad uno degli ospiti di questi rari incontri che il sottoscritto ha avuto la fortuna di incontrare, alcune settimane fa, a Roma. “Me l’ha detto Dio” è stata la risposta del Pontefice emerito alla domanda sul perché abbia rinunciato al Soglio di Pietro. Ha poi subito precisato che non si è trattato di alcun tipo di apparizione o fenomeno del genere; piuttosto è stata “un’esperienza mistica” in cui il Signore ha fatto nascere nel suo cuore un “desiderio assoluto” di restare solo a solo con Lui, raccolto nella preghiera.

Quello di Benedetto XVI, dunque, non è stato un fuggire dal mondo, ma un rifugiarsi in Dio e vivere del suo amore. Lo stesso Ratzinger – ha rivelato la fonte che preferisce rimanere anonima – ha dichiarato che questa “esperienza mistica” si è protratta lungo tutti questi mesi, aumentando sempre di più quell’anelito di un rapporto unico e diretto con il Signore. Inoltre, il Papa emerito ha rivelato che più osserva il “carisma” di Francesco, più capisce quanto questa sua scelta sia stata “volontà di Dio”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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