Benedetto XVI: per farsi annunciatori della Parola di Dio bisogna prima ascoltarla

Nell’udienza ai partecipanti al Congresso su “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 16 settembre 2005 (ZENIT.org).- Per potersi fare annunciatore del Cristo vivente nelle Sacre Scritture e non di “una sua propria sapienza” il cristiano deve prima farsi attento ascoltatore della Parola di Dio, ha affermato questo venerdì Benedetto XVI.

Queste le parole pronunciate dal Papa durante l’udienza concessa nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, ai partecipanti al Congresso Internazionale su “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa” in corso di svolgimento a Roma, a 40 anni dalla promulgazione della Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum del Concilio Vaticano II.

L’incontro sulla pastorale biblica, che conta più di 400 partecipanti da 100 Paesi, in corso presso l’Aurelia Convention Center, è organizzato dalla Federazione Biblica Cattolica e dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani.

“Ringrazio di cuore tutti coloro che lavorano a servizio della traduzione e della diffusione della Bibbia, fornendo i mezzi per spiegare, insegnare e interpretare il suo messaggio”, ha esordito il Papa rivolgendo anche “un ringraziamento speciale” alla Federazione Biblica Cattolica “per la sua attività, per la pastorale biblica che promuove, per l’adesione fedele alle indicazioni del Magistero e per lo spirito aperto alla collaborazione ecumenica in campo biblico”.

La Federazione Biblica Cattolica è stata fondata da Papa Paolo VI nel 1969, dietro iniziativa del Cardinale Agostino Bea, per accompagnare l’attuazione del capitolo VI della Dei Verbum ove si descrivono le linee pastorali perché la Bibbia diventi il libro di ciascun credente. E’ composta da 300 istituzioni affiliate presenti in 127 Paesi.

All’inizio del proprio discorso il Pontefice, nel ricordare quando, da giovane teologo e consultore del Cardinale Josef Frings – l’allora Arcivescovo di Colonia – al Concilio Vaticano II, era stato testimone in prima persona alla elaborazione di questa Costituzione Dogmatica, ha sottolineato la chiave di lettura del documento posta nell’incipit: “In religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia”.

“Sono parole con le quali il Concilio indica un aspetto qualificante della Chiesa: essa è una comunità che ascolta ed annuncia la Parola di Dio. La Chiesa non vive di se stessa ma del Vangelo e dal Vangelo sempre e nuovamente trae orientamento per il suo cammino”, ha affermato.

“È una annotazione che ogni cristiano deve raccogliere ed applicare a se stesso: solo chi si pone innanzitutto in ascolto della Parola può poi diventarne annunciatore”, ha osservato.

“Egli infatti non deve insegnare una sua propria sapienza, ma la sapienza di Dio, che spesso appare stoltezza agli occhi del mondo (cfr 1 Cor 1, 23)”, ha quindi aggiunto.

“La Chiesa sa bene che Cristo vive nelle Sacre Scritture. Proprio per questo – come sottolinea la Costituzione – essa ha sempre tributato alle Divine Scritture una venerazione simile a quella riservata per il Corpo stesso del Signore (cfr DV 21)”.

Il Pontefice si è quindi rallegrato dell’impulso dato allo studio e diffusione della Bibbia sulla scorta della Dei Verbum, da cui è derivato anche “un rinnovamento nella vita della Chiesa, soprattutto nella predicazione, nella catechesi, nella teologia, nella spiritualità e nello stesso cammino ecumenico”.

Infatti questo documento è servito ad inaugurare la collaborazione in campo biblico tra cattolici e cristiani di altre confessioni, in particolare per quanto riguarda la traduzione interconfessionale della Bibbia nelle varie lingue.

Il Pontefice ha quindi raccomandato di non tralasciare “l’antica tradizione della Lectio divina: l’assidua lettura della Sacra Scrittura accompagnata dalla preghiera realizza quell’intimo colloquio in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore (cfr DV 25)”.

Il Papa ha quindi incoraggiato di fare della Lectio Divina un punto fermo della pastorale biblica, affermando che “questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa – ne sono convinto – una nuova primavera spirituale”.

“Mai si deve dimenticare che la Parola di Dio è lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino”, ha aggiunto.

Che la Parola del Signore corra (cfr 2 Tes 3, 1) fino agli estremi confini della terra, affinché mediante l’annuncio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami (cfr DV 1)”, ha detto infine nell’impartire loro la Benedizione.

L’evento in corso in questi giorni a Roma si caratterizza per il forte sapore ecumenico. Tra le Chiese d’Oriente sono rappresentati il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, il Patriarcato Greco Ortodosso di Alessandria; il Patriarcato di Mosca; l’Esarcato di Bielorussia; il Patriarcato di Serbia; il Patriarcato di Romania; la Chiesa ortodossa di Grecia; la Chiesa Apostolica Armena (sede di Etchmiadzin); il Catholicossato di Cilicia degli Armeni (Sede di Antelias); la Chiesa ortodossa d’Etiopia; la Chiesa Assira dell’Oriente.

Per quanto riguarda le Chiese e Comunità ecclesiali d’Occidente, invece, sono presenti delegati della Comunione anglicana, della Federazione Luterana Mondiale, dei Discepoli di Cristo, dell’Alleanza Battista Mondiale e dei Pentecostali.

Rappresentante anche diverse organizzazioni internazionali: il Consiglio Ecumenico delle Chiese (World Council of Churches), la Conferenza delle Chiese Europee (Conference of European Churches) e l’Alleanza Biblica Universale (United Bible Societies).

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ZENIT Staff

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