Benedetto XVI: “Pensare secondo il mondo è mettere da parte Dio”

CASTEL GANDOLFO, domenica, 28 agosto 2011 (ZENIT.org).- “Pensare secondo il mondo è mettere da parte Dio, non accettare il suo progetto di amore, quasi impedirgli di compiere il suo sapiente volere”.

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Papa Benedetto XVI lo ha sottolineato questa domenica, affacciandosi a mezzogiorno al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini che erano giunti per l’occasione.

Per il suo intervento, il Pontefice ha tratto spunto dal Vangelo del giorno, in cui Gesù spiega ai suoi discepoli che dovrà “andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Mt 16,21).

“Tutto sembra capovolgersi nel cuore dei discepoli!”, ha esclamato. “Com’è possibile che ‘il Cristo, il Figlio del Dio vivente’, possa patire fino alla morte? L’apostolo Pietro si ribella, non accetta questa strada, prende la parola e dice al Maestro: ‘Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai’”.

Per il Papa, “appare evidente la divergenza tra il disegno d’amore del Padre, che giunge fino al dono del Figlio Unigenito sulla croce per salvare l’umanità, e le attese, i desideri, i progetti dei discepoli”.

Questo contrasto, ha sottolineato, “si ripete anche oggi: quando la realizzazione della propria vita è orientata solamente al successo sociale, al benessere fisico ed economico, non si ragiona più secondo Dio, ma secondo gli uomini”:

Come ai discepoli, ha proseguito il Vescovo di Roma, “così anche a noi Gesù rivolge l’invito: ‘Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’”.

Il cristiano, ha aggiunto, “segue il Signore quando accetta con amore la propria croce, che agli occhi del mondo appare una sconfitta e una ‘perdita della vita’, sapendo di non portarla da solo, ma con Gesù, condividendo il suo stesso cammino di donazione”.

“Accettando volontariamente la morte, Gesù porta la croce di tutti gli uomini e diventa fonte di salvezza per tutta l’umanità”.

Come ha scritto San Cirillo di Gerusalemme, “La croce vittoriosa ha illuminato chi era accecato dall’ignoranza, ha liberato chi era prigioniero del peccato, ha portato la redenzione all’intera umanità”.

Il Pontefice ha quindi chiesto di affidare tutte le preghiere “alla Vergine Maria e a Sant’Agostino, di cui oggi ricorre la memoria, perché ciascuno di noi sappia seguire il Signore sulla strada della croce e si lasci trasformare dalla grazia divina, rinnovando il modo di pensare ‘per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto’”.

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ZENIT Staff

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