Benedetto XVI istituisce l'Anno della fede con un Motu Proprio

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 17 ottobre 2011 (ZENIT.org) – La “porta della fede” è sempre aperta ed è la chiave per l’ingresso nella Chiesa di Dio. È attraverso tale concetto che Papa Benedetto XVI introduce il Motu proprio che indice l’Anno della fede.

Il cammino della Fede, spiega il Papa, dura tutta la vita, dal Battesimo al “passaggio attraverso la morte alla vita eterna”.

“Capita ormai non di rado – osserva il Pontefice – che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune”.

Tuttavia, sulla scia del Vangelo di Matteo, “non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta” (cfr Mt 5,13-16) e l’uomo, ancora oggi, “può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva” (cfr Gv 4,14).

Da qui l’istituzione di un Anno della fede che, come preannunciato dal Santa Padre durante l’Angelus di ieri, inizierà l’11 ottobre 2012 (50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II) e si concluderà il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’Universo.

Il precedente Anno della Fede fu indetto da Paolo VI nel 1967, due anni dopo il Concilio e, come ricordato da Papa Ratzinger, esso si iscriveva nel rinnovamento della Chiesa post-conciliare che, come qualsiasi rinnovamento, “passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti”.

Alla fede è strettamente legata la missione: “l’amore di Cristo che colma i nostri cuori ci spinge ad evangelizzare”, scrive infatti il Papa. La nuova evangelizzazione, inoltre, è un supporto alla fede, in quanto essa “cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia”.

Sant’Agostino, citato dal Santo Padre, ci insegna che i credenti “si fortificano credendo”; solo in questo modo la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio”.

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Benedetto XVI ha poi invitato i “Confratelli Vescovi” ad unirsi “al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede”.

Per celebrare l’Anno della fede “in maniera degna e feconda”, il Santo Padre sollecita “la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vivendo”.

La nostra fede nel Signore Risorto andrà professata “nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perchè ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre”.

Per confessare la fede “in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza”, sarà fondamentale, aggiunge il Papa, “intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia” e riscoprire il Credo. Per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della fede, Benedetto XVI incoraggia l’utilizzo del Catechismo della Chiesa Cattolica, “sussidio prezioso e indispensabile”.

A conclusione del Motu proprio il Vescovo di Roma ricorda che “la fede senza carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio”. Citando San Paolo, il Santo Padre aggiunge: “Sostenuti dalla fede, guardiamo con speranza al nostro impegno nel mondo, in attesa di ‘nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia’” (2Pt 3,13; cfr Ap 21,1).

Il papa termina il documento con le seguenti parole: “Noi crediamo con ferma certezza che il Signore Gesù ha sconfitto il male e la morte. Con questa sicura fiducia ci affidiamo a Lui: Egli, presente in mezzo a noi, vince il potere del maligno (cfr Lc 11,20) e la Chiesa, comunità visibile della sua misericordia, permane in Lui come segno della riconciliazione definitiva con il Padre. Affidiamo alla Madre di Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto” (Lc 1,45), questo tempo di grazia”.

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ZENIT Staff

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