Benedetto XVI e il magistero di Giovanni Paolo II sulla dignità della donna

Intervista alla teologa salesiana, suor Marcella Farina

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CITTÀ DEL VATICANO, domenica, 16 aprile 2006 (ZENIT.org).- La professoressa suor Marcella Farina sostiene che il magistero di Benedetto XVI sulla dignità e la missione della donna in qualche modo riprende il pensiero espresso da Papa Giovanni Paolo II.

In questa intervista concessa a ZENIT, nel primo anniversario dell’inizio di pontificato di Papa Benedetto, suor Marcella, che è Docente Ordinario di Teologia Fondamentale e di Teologia Sistematica presso la Facoltà Pontificia di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, osserva inoltre che l’Enciclica “Deus caritas est” approfondisce questo magistero.

“Infatti – spiega –, se riprendiamo i testi in cui il suo predecessore ha parlato del ‘genio femminile’ possiamo concludere che tale genio coincide con l’accoglienza e la comunicazione dell’amore che dal Cuore di Dio si irradia e risplende nei cuori umani”.

Suor Marcella è anche membro della Pontificia Accademia Teologica e dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare, nonché membro e socio fondatore della Società Italiana per la Ricerca Teologica.

Giovanni Paolo II ha parlato del “genio femminile”. Pensa che Papa Benedetto XVI sorprenderà con qualche gesto verso le donne?

Sr. Farina: Benedetto XVI segue le tracce di Giovanni Paolo II con lo stile che gli è proprio, fatto di nobile delicatezza e di chiara testimonianza.

Con la sua prima Lettera Enciclica, “Deus caritas est”, ci lascia intravedere quale profonda prossimità ha verso il mondo contemporaneo e, quindi, verso le donne, quale strada percorre e intende proporre non solo alla Chiesa, ma a tutte le persone di buona volontà.

Quando si accoglie la carità di Dio in semplicità e radicalità, il mondo si trasforma, rinasce come in una nuova primavera. Ogni creatura, in particolare la creatura umana fatta a immagine di Dio, risplende della luminosità di Dio, quindi, della sua bellezza.

Benedetto XVI in questo anno di pontificato ci ha già offerto un ricco patrimonio dottrinale nell’ambito antropologico. Basti pensare alle Udienze, ai discorsi e messaggi proposti alle Pontificie Accademie, agli incontri con persone impegnate nelle istituzioni, credenti e non credenti.

Egli ha uno stile di sobrietà, fatto di ardire e ardore evangelico, fatto di umiltà e coraggio, di dedizione generosa e di semplicità. Non credo che faccia gesti “sorprendenti” nel senso fenomenologico. Lo stupore che suscita in chi lo incontra e in chi lo ascolta scaturisce dalla sua prossimità gentile e profonda.

La Lettera su “La collaborazione dell’uomo e della donna nella chiesa e nel mondo” è stata pubblicata proprio mentre Joseph Ratzinger presiedeva la Congregazione per la Dottrina della Fede…

Sr. Farina: Sì, porta la data del 31 maggio 2004, Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, un giorno particolarmente eloquente per la comunicazione di valori antropologici espressi al femminile.

Egli, allora Prefetto della Congregazione, ha presentato il testo ai giornalisti il 31 luglio 2004. La Lettera, come si vede, porta la data di un giorno nel quale si commemora Maria in viaggio per raggiungere la cugina Elisabetta alla quale porta la Vita che è Gesù.

Mi pare che voglia lasciar intendere che con Maria, l’aurora della nuova umanità secondo il progetto di Dio, la gioia messianica è offerta a donne e uomini, alle generazioni passate, presenti e future, a singoli soggetti e a popoli. È questo un messaggio propositivo e impegnativo che offre all’umanità, quindi alle donne.

In un certo senso riprende il magistero di Giovanni Paolo II sulla dignità e missione della donna. L’Enciclica “Deus caritas est” l’approfondisce. Infatti, se riprendiamo i testi in cui il suo Predecessore ha parlato del “genio femminile” possiamo concludere che tale genio coincide con l’accoglienza e la comunicazione dell’amore che dal Cuore di Dio si irradia e risplende nei cuori umani.

Benedetto XVI ha parlato di grandi donne nella Chiesa, come santa Caterina di Siena o Ildegarda da Bingen, donne che già Papa Giovanni Paolo II aveva in grande stima…

Sr. Farina: Infatti, il 19 ottobre 1997 il Papa Giovanni Paolo II ha proclamato S. Teresa di Gesù Bambino “Dottore della Chiesa”. È un singolare modo di celebrarne il centenario della morte. Nella Lettera Apostolica “Divini Amoris Scientia” parla del genio femminile e instaura un bellissimo confronto tra la piccola Teresa e Caterina da Siena: entrambe Dottori della Chiesa per il dono dello Spirito, che le ha rese sapienti e ha permesso loro di cogliere il senso fondamentale dell’esperienza umana e cristiana che è l’amore. Nella Lettera Enciclica “Evangelium Vitae” affida alle donne l’elaborazione di un nuovo femminismo, un compito che potrà svolgere mettendo in azione il suo genio femminile.

Benedetto XVI nel suo magistero ritorna sovente su questo patrimonio dottrinale evidenziando anche per i non credenti l’incremento di significato antropologico che porta il Vangelo per l’autocomprensione umana, quindi per la più profonda e matura autocoscienza femminile. Vorrei richiamare la carica di significato umanizzante che può avere per l’umanità il pensare e il vivere veluti si Deus daretur. Egli continua a segnalare che un pensare senza il respiro della trascendenza, quindi senza l’accoglienza del mistero di Dio, non è un pensare veramente libero e fecondo. In tal modo invita credenti e non credenti al compito etico del pensare fino in fondo la verità, ricorda la vocazione alla santità che è rivolta anche alla nostra mente. Del resto come si potrebbe amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima, con tutti noi stessi?

Se i non credenti sono chiamati a pensare e vivere veluti si Deus daretur, noi credenti siamo chiamati a pensare e vivere rispondendo fino in fondo al compiuto morale di rendere ragione della nostra fede. In questo campo uno spazio singolare è riservato alle donne che nella storia hanno alimentato un raccordo tra ragione e relazione, tra pensiero e sentimento. Soprattutto noi donne credenti siamo interpellate ad andare fino in fondo nel rendere ragione della nostra fede secondo la via del “Divini amoris scientia”, favorendo il passaggio dalla teologia alla teofania, dalla cristologia alla cristofania.

Gesù Risorto incontra Maria di Magdala e la incammina nella via dell’amore pasquale. Possa incontrare anche noi e avviarci su questa strada, in modo che possiamo con il suo ardore dare l’annuncio pasquale.

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ZENIT Staff

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