Benedetto XVI: divorzio e aborto, ferite da sanare

Ai partecipanti al recente Congresso del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II”

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di Mirko Testa

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 6 aprile 2008 (ZENIT.org).- La Chiesa deve chinarsi con amore materno sulle persone che hanno sperimentato il dramma del divorzio o dell’aborto, sanando quelle ferite che spesso segnano la vita indelebilmente.

E’ quanto ha affermato Benedetto XVI incontrando sabato esperti e studiosi riuniti in questi giorni nel Congresso internazionale “L’olio sulle ferite. Una risposta alle piaghe dell’aborto e del divorzio”, organizzato dal Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia, in collaborazione con i Cavalieri di Colombo.

L’incontro, come ha spiegato nel suo indirizzo d’omaggio al Santo Padre, monsignor Livio Melina, Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, è servito come momento di ascolto e riflessione sulle sofferenze di coloro che hanno vissuto il trauma di un aborto procurato o del divorzio dei propri genitori.

In particolare, il Congresso ha preso come spunto per la meditazione la parabola del Buon Samaritano, ispirato da un passaggio dell’enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est, dove si dice che “il programma del cristiano, il programma del buon samaritano, il programma di Gesù è ‘un cuore che vede’. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in maniera conseguente” (n. 31).

Nel suo discorso ai presenti, il Papa ha colto l’occasione per soffermarsi nuovamente sulla crisi che attraversa l’istituto familiare e sulla difesa della dignità della persona e della vita umana.

Delineando un contesto culturale segnato da individualismo, edonismo, e spesso anche da un scarso sostegno sociale, Benedetto XVI ha ricordato che pur considerandole “colpe gravi”, la Chiesa non deve dimenticare di donare sempre il conforto del Vangelo della Misericordia.

Infatti, ha riconosciuto, è “la libertà umana” che “di fronte alle difficoltà della vita, è portata nella sua fragilità a decisioni dolorose”, che contrastano con il rispetto dovuto alla vita umana o con l’indissolubilità del patto coniugale.

“A queste persone – ha detto il Pontefice – la Chiesa ha il dovere primario di accostarsi con amore e delicatezza, con premura e attenzione materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa di Dio in Gesù Cristo”.

“E’ lui infatti, come insegnano i Padri, il vero Buon Samaritano, che si è fatto nostro prossimo, che versa l’olio e il vino sulle nostre piaghe e che ci conduce nella locanda, la Chiesa, in cui ci fa curare, affidandoci ai suoi ministri e pagando di persona in anticipo per la nostra guarigione”.

Il Papa ha poi spiegato che divorzio e aborto sono scelte “talvolta maturate in circostanze difficili e drammatiche, che comportano spesso traumi e sono fonte di profonde sofferenze per chi le compie”.

“Queste piaghe – ha aggiunto – colpiscono anche vittime innocenti: il bambino appena concepito e non ancora nato, i figli coinvolti nella rottura dei legami familiari”.

“La Chiesa, sull’esempio del suo Divino Maestro, ha sempre di fronte le persone concrete – ha sottolineato –, soprattutto quelle più deboli e innocenti, che sono vittime delle ingiustizie e dei peccati, ed anche quegli altri uomini e donne, che avendo compiuto tali atti si sono macchiati di colpe e ne portano le ferite interiori, cercando la pace e la possibilità di una ripresa”.

Tuttavia, ha aggiunto, la Chiesa sa anche che “con l’aiuto della grazia, la libertà umana è capace del dono di sé definitivo e fedele, che rende possibile il matrimonio di un uomo e una donna come patto indissolubile, che la libertà umana anche nelle circostanze più difficili è capace di straordinari gesti di sacrificio e di solidarietà per accogliere la vita di un nuovo essere umano”.
 
Riferendosi alla piaga dell’aborto il Papa ha quindi rivolto una esortazione, racchiusa nell’Enciclica Evangelium vitae, alle donne che portano nell’anima questa ferita: “Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità”.

“Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione – ha aggiunto –. Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino”.
 
“Solo nell’atteggiamento dell’amore misericordioso – ha concluso infine Benedetto XVI – ci si può avvicinare per portare soccorso e permettere alle vittime di rialzarsi e di riprendere il cammino dell’esistenza”.

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ZENIT Staff

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