Benedetto XVI ai bambini: “pregare può cambiare il mondo”

Riceve in udienza i membri dell’Opera per l’Infanzia Missionaria

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 1° giugno 2009 (ZENIT.org).- “Pregare può cambiare il mondo”. E’ questo il messaggio che Benedetto XVI ha voluto lasciare questo sabato ricevendo in udienza i bambini dell’Opera per l’Infanzia Missionaria.

“La preghiera è una realtà: Dio ci ascolta e, quando preghiamo, Dio entra nella nostra vita, diventa presente tra di noi, operante – ha spiegato –. Pregare è una cosa molto importante, che può cambiare il mondo, perché rende presente la forza di Dio”.

Per questo, ha chiesto di “cominciare la giornata con una piccola preghiera e poi anche finire il giorno con una piccola preghiera”, “pregare prima del pranzo, prima della cena, e in occasione della comune celebrazione della domenica”.

“Una domenica senza la Messa, la grande preghiera comune della Chiesa, non è una vera domenica: manca proprio il cuore della domenica e così anche la luce per la settimana”, ha osservato.

Allo stesso modo, ha chiesto ai bambini di “insegnare agli altri a pregare: pregare con loro e così introdurre gli altri nella comunione con Dio”.

Accanto alla preghiera, ha sottolineato l’importanza di “ascoltare, cioè imparare realmente che cosa ci dice Gesù”, e di “conoscere la Sacra Scrittura, la Bibbia”, perché nella storia di Gesù “impariamo come è Dio”.

Il Papa ha quindi ricordato che “è importante conoscere Gesù profondamente, personalmente”, perché Egli “tramite la nostra vita, entra nel mondo”, e che bisogna condividere. “Se vediamo un altro che forse ha bisogno, che è meno dotato, dobbiamo aiutarlo e così rendere presente l’amore di Dio senza grandi parole, nel nostro personale piccolo mondo, che fa parte del grande mondo”.

In questo modo, ha constatato, “diventiamo insieme una famiglia, dove uno ha rispetto per l’altro: sopportare l’altro nella sua alterità, accettare proprio anche gli antipatici, non lasciare che uno sia marginalizzato, ma aiutarlo a inserirsi nella comunità. Tutto questo vuol dire semplicemente vivere in questa grande famiglia della Chiesa, in questa grande famiglia missionaria”.

Riconoscendo che “qualche volta nella vita umana sembra inevitabile litigare”, il Papa ha dichiarato che “importante resta, comunque, l’arte di riconciliarsi, il perdono, il ricominciare di nuovo e non lasciare amarezza nell’anima”.

“Nonostante le nostre debolezze ci accettiamo e con Gesù Cristo, con la Chiesa troviamo insieme la strada della pace e impariamo a vivere bene”.

A una bambina che gli ha chiesto se avrebbe mai pensato di diventare Papa, Benedetto XVI ha infine risposto di no: “Sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo in un piccolo paese molto lontano dai centri, nella provincia dimenticata. Eravamo felici di essere in questa provincia e non pensavamo ad altre cose”.

“Naturalmente abbiamo conosciuto, venerato e amato il Papa – era Pio XI – ma per noi era a un’altezza irraggiungibile, un altro mondo quasi: un nostro padre, ma tuttavia una realtà molto superiore a tutti noi”.

“Ancora oggi ho difficoltà a capire come il Signore abbia potuto pensare a me, destinare me a questo ministero – ha confessato –. Ma lo accetto dalle sue mani, anche se è una cosa sorprendente e mi sembra molto oltre le mie forze. Ma il Signore mi aiuta”.

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ZENIT Staff

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