Benedetto XVI agli artisti: ciò di cui il mondo ha bisogno è la bellezza

Via per trovare Dio, dice nella Cappella Sistina

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di Jesús Colina

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 22 novembre 2009 (ZENIT.org).- La bellezza è ciò di cui hanno realmente bisogno gli uomini e le donne di oggi, ha affermato Benedetto XVI nell’atteso incontro di questo sabato con gli artisti di tutto il mondo.

Con “Il giudizio universale” di Michelangelo come testimone, nella Cappella Sistina, il Pontefice si è rivolto a circa 250 rappresentanti del mondo artistico di fama internazionale e di vari credo o confessioni religiose: cantanti – sia lirici che pop e rock -, musicisti, scrittori, pittori, architetti, scultori, attori cinematografici e televisivi…

Si trattava di un’iniziativa organizzata dall’Arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che voleva non solo ricordare i dieci anni dalla Lettera che Giovanni Paolo II rivolse agli artisti, ma soprattutto cercare di superare quel “divorzio” tra la Chiesa e il mondo artistico constatato con dolore da Paolo VI in un incontro dalle stesse caratteristiche celebrato 45 anni fa.

Nell’ambiente di pessimismo che si respira a causa della crisi economica e sociale, il Papa ha chiesto agli artisti: “Che cosa può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, ad alzare lo sguardo sull’orizzonte, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza?”.

“L’esperienza del bello, del bello autentico, non effimero né superficiale, non è qualcosa di accessorio o di secondario nella ricerca del senso e della felicità, perché tale esperienza non allontana dalla realtà, ma, al contrario, porta ad un confronto serrato con il vissuto quotidiano, per liberarlo dall’oscurità e trasfigurarlo, per renderlo luminoso, bello”, ha risposto.

Secondo il Papa, la bellezza può provocare nell’essere umano “una salutare ‘scossa’, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo ‘risveglia’ aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto”.

Per spiegare meglio le sue parole, ha citato lo scrittore russo Fedor Doestoevskij (1821-1881), che sosteneva: “L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui”.

Troppo spesso, tuttavia, “la bellezza che viene propagandata è illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento e, invece di far uscire gli uomini da sé e aprirli ad orizzonti di vera libertà attirandoli verso l’alto, li imprigiona in se stessi e li rende ancor più schiavi, privi di speranza e di gioia”, ha constatato il Vescovo di Roma.

Al contrario, ha segnalato, la bellezza “può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio”.

Per questo motivo, ha presentato la “via della bellezza” come “un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica”.

Il suo discorso si è dunque trasformato in una constatazione della necessità che gli artisti hanno di Dio e del bisogno che la Chiesa ha dell’arte per evangelizzare.

“Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte”, ha affermato, esortando gli artisti a “ritrovare nella esperienza religiosa, nella rivelazione cristiana e nel ‘grande codice’ che è la Bibbia una sorgente di rinnovata e motivata ispirazione”.

Prima di congedarsi, il Papa ha lanciato un appello agli artisti: “Non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita!”.

“La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la meta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente”, ha concluso.

Il Papa ha terminato con un “arrivederci”, un saluto con cui ha fatto capire che questo era l’inizio di una serie di incontri.

Al termine dell’evento, a nome del Santo Padre, monsignor Ravasi ha consegnato a ciascuno dei partecipanti una medaglia pontificia coniata per l’occasione.

Tra i presenti c’erano il tenore Plácido Domingo, l’architetto Santiago Calatrava, l’attore Terence Hill, la scrittrice Susanna Tamaro, il cantante Andrea Bocelli e il compositore Ennio Morricone.

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ZENIT Staff

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