Bangladesh: ucciso cooperante italiano. Attacco rivendicato da Isis

Cesare Tavella, 51 anni, è stato sparato ieri da tre uomini in moto. I vescovi: “Sconcertati e amareggiati. Temiamo per la crescita di violenza e fondamentalismo nel paese”

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Stava facendo jogging Cesare Tavella, 51 anni, cooperante italiano in Bangladesh, quando tre uomini lo hanno freddato con colpi di arma da fuoco in un quartiere di Daqqa. I tre assassini, giunti in moto, sono probabilmente legati a cellule fondamentaliste islamiche, visto che l’omicidio è stato presto rivendicato via web da un nucleo locale dello Stato Islamico che ha definito l’uomo “uno spregevole crociato”. Sulla attendibilità del messaggio sta indagando in queste ore la Farnesina.  

Tavella era nato a Milano ma residente nel ravennate e lavorava per l’ong olandese Icco Cooperation, occupandosi di un progetto nel settore dell’agricoltura e dell’alimentazione. Da subito è apparso chiaro alla polizia locale che il suo omicidio non era di un tentativo di rapina: la vittima, infatti, deceduta prima di raggiungere l’ospedale, aveva con sé tutti i suoi effetti personali.  

Si teme ora un ulteriore attacco ai non musulmani presenti nel Paese, come minacciava il post dell’Isis. All’interno del Bangladesh operano infatti cellule jihadiste legate sia ad Al-Qaeda che agli uomini del Califfo, spesso in competizione tra loro. “Siamo preoccupati per la crescita della violenza militante e del fondamentalismo nel Paese, e ci appelliamo al governo perchè la situazione non vada fuori controllo”, ha dichiarato infatti all’agenzia Fides mons. Theotonius Gomes, vescovo ausiliare di Dacca, a nome della Conferenza Episcopale. “Sulla presenza dell’Isis in Bangladesh c’è generale apprensione – ha aggiunto -. Sappiamo che è un fenomeno ormai mondiale e che gruppi di militanti locali possono essere influenzati dall’Isis”.

I vescovi auspicano “un’azione del governo per garantire la sicurezza a tutti i cittadini”, consapevoli anche del fatto che di recente sono stati colpiti dei blogger laici, “dunque tutte le persone con la mente aperta nella società civile sono potenziali vittime di omicidi extragiudiziali”. Tuttavia i cattolici, ha affermato mons. Gomes, “continuano a vivere con fede una vita pacifica, all’insegna del dialogo e delle opere di carità. La nostra vita è nelle mani di Dio”. 

Commentando la notizia dell’omicidio del cooperante italiano, che i presuli hanno appreso dalla televisione, l’ausiliare di Daqqa ha sottolineato: “Siamo sconcertati e amareggiati. Come Chiesa cattolica esprimiamo la condanna per il gesto esecrabile e la solidarietà alla famiglia e alla nazione italiana. Anche esponenti del governo e molti leader della società hanno condannato l’omicidio”.

 

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ZENIT Staff

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