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Bangladesh: Stato Islamico rivendica aggressione a missionario italiano

Padre Piero Parolari (Pime) è stato ferito gravemente ieri. In via di miglioramento, è ricoverato nell’ospedale militare di Dhaka. Sacerdoti sotto sorveglianza dell’esercito

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Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco contro il missionario italiano del Pime padre Piero Parolari, ferito gravemente ieri, mercoledì 18 novembre, in Bangladesh. Lo ha reso noto Site, l’organizzazione americana di sorveglianza dei siti jihadisti. “I soldati del Califfato in Bangladesh hanno eseguito numerose operazioni… tra cui quella contro il crociato italiano, Piero Parolari” è il tweet diffuso dai jihadisti, i quali si attribuiscono anche altri due attacchi, compiuti entrambi nel paese. Ovvero l’aggressione a un leader Baha’i, Ruuhul Amin, e anche l’uccisione di Rahmat Ali. Amin p un esponente di una religione monotoeista considerata eretica dai fondamentalisti islamici ed è stato colpito al petto l’8 novembre scorso a Rangpur. Ali era un politico nazionalista locale, della Awami League, che è stato sgozzato lo scorso 11 novembre.

Fortunatamente padre Parolari, nonostante l’aggressione, si è ristabilizzato. Attualmente, “è ricoverato nel dipartimento di Anestesiologia presso l’ospedale militare di Dhaka, è sedato, sta bene ed è cosciente e risponde agli stimoli”, riferisce ad AsiaNews una fonte cattolica. Sono ancora poco chiare le dinamiche dell’incidente. Sembra che il missionario sia stato assalito da tre malviventi ancora non identificati, mentre si recava in bicicletta al Medical College Hospital di Dinajpur a prestare aiuto. 

Attualmente il religioso – spiega la fonte – “ha un forte trauma cranico a causa delle percosse ricevute ed ematomi intorno agli occhi. Gli esami medici hanno riscontrato anche la rottura di tre costole e problemi respiratori, per i quali è stato applicato un drenaggio tra i polmoni e la cassa toracica”. Quattro gruppi di intelligence stanno indagando ora sul caso e la polizia ha chiesto ai confratelli del Pime “di rimanere in casa e di uscire solo sotto scorta”. Numerosi sacerdoti a Dinajpur sono stati messi sotto stretta sorveglianza dell’esercito.  

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ZENIT Staff

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