Bambini lasciati morire

Si riaccende il dibattito sull’aborto in Gran Bretagna

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

LONDRA, sabato, 28 agosto 2004 (ZENIT.org).- Le leggi sull’aborto sono al centro di polemiche sorte in seguito alla pubblicazione, da parte del “Sunday Times”, di una serie di articoli sugli aborti tardivi. Il quotidiano ha riportato lo scorso 20 giugno una serie di casi di bambini sopravvissuti all’aborto e poi lasciati morire.

L’articolo cita le parole di un’ostetrica, di cui non viene fatto il nome, la quale ha affermato che nell’ospedale in cui lavora viene osservata una regola non scritta in base alla quale ai bambini che sopravvivono l’aborto non viene prestata alcuna cura. Un altro caso riguarda un bambino che è sopravvissuto per tre giorni, il quale ha ricevuto nutrimento ma non cure mediche. La legge britannica consente di praticare l’aborto su embrioni fino a 24 settimane di vita, ma in caso di malformazioni evidenti ne consente l’aborto fino anche alla fine della gravidanza.

Il 27 giugno il “Sunday Times” ha riportato il caso di un bambino sano nato dopo 25 settimane di gravidanza. Il bambino era destinato ad essere abortito di lì a qualche ora, ma la madre ha avuto un parto prematuro.
Il bambino è sopravvissuto.

Poco dopo la diffusione di queste notizie, la British Medical Association (BMA) ha tenuto la sua conferenza annuale. Secondo i dati, riportati dal “Telegraph” il 2 luglio, illustrati durante l’incontro dal Dr. Michael Wilks, Presidente della Commissione etica del BMA, 114 gravidanze, nel 2002, sono state interrotte dopo 24 settimane. Secondo altri dati del 2002, pubblicati dal “Sunday Times” il 4 luglio, sono stati abortiti 1.354 bambini di almeno 22 settimane di gestazione, che sarebbero stati in grado di sopravvivere.

Successivamente, la conferenza ha preso in esame una risoluzione in cui si chiede che ai bambini che sopravvivono un aborto vengano assicurate “le stesse cure neonatali che vengono date agli altri bambini”. La mozione è stata approvata con una maggioranza del 65,3% dei medici.

Da un editoriale del “Sunday Times” del 4 luglio risulta che in Gran Bretagna vi sono stati quasi 185.000 aborti nel 2002, l’ultimo anno per il quale sono disponibili dei dati. Questo significa che quasi un quarto dei concepimenti ha avuto come risultato un aborto. Si tratta di uno dei livelli più alti in Europa, e il numero degli aborti sta aumentando.

Lo stesso editoriale, che si esprime in favore della legalizzazione dell’aborto, ammette che la situazione è un po’ sfuggita di mano. Esso cita una ricerca effettuata da un attivista pro-vita, il quale aveva domandato a ragazze in età scolare cosa avrebbero fatto se si fossero trovate in cinta prima di partire per una vacanza sulla neve. “La risposta è stata che esse avrebbero abortito per poter andare in vacanza.”

“Non era questo che il legislatore della legge del 1967 aveva in mente mentre specifica le condizioni in base alle quali consentire l’aborto”, secondo l’editoriale. La legge del 1967 ammette l’aborto nel caso in cui la gravidanza possa “recare danno alla salute fisica o psichica della donna”, o possa recare danno ad altri bambini già partoriti dalla stessa donna.

Le proposte di modifica del limite temporale

David Steel, presentatore alla Camera dei comuni del disegno di legge, poi approvato nella legge del 1967, è entrato nel dibattito con un articolo d’opinione apparso sul quotidiano “Guardian” del 6 luglio. Egli spiega che originariamente il limite temporale entro il quale ammettere l’aborto era di 28 settimane. In seguito a innovazioni tecnologiche che hanno migliorato le capacità di sopravvivenza dei bambini nati prematuri, nel 1990 esso è stato ridotto a 24 settimane.

Steel continua a difendere l’aborto e anche l’aborto tardivo in caso di malformazioni. Ma egli ammette la necessità di rivedere la questione dell’aborto tardivo, ritenendo opportuno ridurre il limite alle 22 settimane e in generale tentare di restringere l’aborto alle prime 12 settimane.

Interrogato in Parlamento, il Primo Ministro Tony Blair ha affermato che la questione del limite temporale relativo all’aborto potrebbe essere rivisto, secondo quanto riportato dalla BBC il 7 luglio. Ma dagli uffici del Primo Ministro si precisa che non vi è un programma governativo formale diretto a modificare la legge.

Alcuni gruppi pro-vita hanno manifestato reazioni contrastanti rispetto all’idea di abbassare il limite temporale entro il quale ammettere l’aborto. La Society for the Protection of Unborn Children (SPUC) si è opposta alla proposta di Steel. In un comunicato stampa del 5 luglio, Anthony Ozimic della SPUC ha commentato: “la proposta di Steel non è diretta a ridurre il numero degli aborti, in quanto il suo appello per un divieto generale all’aborto successivo alle 12 settimane è stato accompagnato da una promozione dell’aborto su richiesta entro le 12 settimane”.

Per contro, l’organizzazione Life, secondo il “Times” dell’8 luglio, ha affermato: “Certamente siamo favorevoli a qualsiasi misura che riduca il numero delle soppressioni dei nascituri”.

Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, Arcivescovo di Westminster, si è detto favorevole alle aperture di Blair per una revisione della legge, secondo un comunicato stampa diffuso l’8 luglio dagli uffici della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles.

L’arcivescovo Peter Smith di Cardiff osserva: “Dai progressi compiuti dalla medicina fetale risulta sempre più chiaramente il carattere umano dei nascituri”. Aggiunge: “Purtroppo, la nostra legge attuale è stata usata per legittimare l’ingente ricorso alla soppressione dei bambini prima della nascita. Spero che i credenti e non credenti di ogni fede riescano a mobilitare la volontà politica di arginare la pratica dell’aborto che mina le stesse fondamenta della società civile”.

A passeggio nel grembo materno

Altri due eventi recenti hanno contribuito al sostegno dell’idea di rivedere la legislazione sull’aborto in Gran Bretagna. Il 28 giugno, la BBC ha riferito di nuove tecnologie diagnostiche ecografiche che producono immagini più chiare dei nascituri, utilizzate da Stuart Campbell presso la London’s Create Health Clinic. Egli ha mostrato immagini di feti di 12 settimane che sembrano camminare all’interno del grembo materno, e immagini di nascituri mentre si mostrano sorridenti.

Campbell ha sviluppato un modo per mostrare immagini tridimensionali dei nascituri in movimento. Da queste nuove tecnologie risulta ad esempio che a partire dalle 12 settimane i bambini sono in grado di distendersi, di dare calci e di muoversi all’interno del grembo, ben prima che la mamma riesca a sentirne i movimenti. Secondo Campbell questo dimostra che il nascituro è capace di comportamenti complessi sin dai primi stadi del suo sviluppo.

Le nuove tecnologie ecografiche hanno indotto Campbell a rivedere la sua posizione sull’aborto, secondo il “Guardian” del 29 giugno. Egli ora si oppone all’aborto successivo alle 14 settimane di gravidanza. “Più studio i feti e più mi risulta penoso sopprimere bambini che si trovano a stadi così avanzati in termini di comportamento umano”, ha affermato.

Un altro evento che ha contribuito ad ampliare il dibattito sull’aborto è stato il filmato di un aborto, trasmesso in televisione. Secondo il “Telegraph” del 5 aprile, è stata la prima volta in cui un aborto è stato trasmesso in televisione in Gran Bretagna. La donna che vi era sottoposta era di 4 settimane di gravidanza. Il programma ha inoltre mostrato immagini di feti abortiti dell’età di 10, 11 e 12 settimane.

Il programma “My Fetus” è scritto da Julia Black, il cui padre ha fondato una clinica abortiva a Londra. Black ha riferito al “Telegraph” di aver avuto lei stessa un aborto: “Credo che il movimento abortista pro-choice non può più limitarsi a ritenere l’aborto un diritto della donn
a. Gli abortisti devono iniziare a prendere in considerazione la realtà dei fatti”.

Il cardinale Murphy-O’Connor, in un commento pubblicato dal “Telegraph” l’11 aprile scorso, ha ammesso la natura provocatoria del filmato, ma si è auspicato che l’evento possa aver mosso le persone a pensare seriamente a cosa significhi abortire. “Molte persone, forse per la prima volta, si renderanno conto che l’aborto implica la deliberata distruzione della vita umana”, ha affermato.

Sarebbe troppo ottimistico aspettarsi modifiche a breve termine della normativa inglese sull’aborto. Ma gli eventi stanno costringendo le persone a riflettere seriamente sull’umanità del nascituro.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione