The Return of the Prodigal Son

WIKIMEDIA COMMONS

"Avevo tutto e stavo morendo…"

La storia di Slaven, croato, che ha rischiato la morte per overdose. Dopo l’incontro con la Comunità Cenacolo oggi è un fratello consacrato

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Mi chiamo Slaven e vengo dalla Croazia. Sono felice di essere stato scelto dal Signore per contemplare e testimoniare ogni giorno la sua risurrezione tramite la mia vita rinata qui in Comunità. Vengo da una famiglia che mi ha donato tanto affetto. I miei genitori non hanno mai fatto mancare a mia sorella e a me tutto quello che loro non hanno avuto nell’infanzia: tante cose materiali e tanti soldi. Ricordo tanti bei momenti, tanti valori sani ricevuti, ma nonostante tutto, fin dall’infanzia, tutto per me era vuoto; mi mancava sempre qualcosa, e mi rendevo conto che in tutto questo non c’era la pienezza.

Nella mia famiglia non si pregava, non si andava in Chiesa, non si parlava di Dio. Seppur ancora molto giovane, ho iniziato ad allontanarmi dalla mia famiglia che incolpavo di tutti i miei problemi; c’erano tante tensioni e difficoltà tra i miei genitori, e cercavo sicurezza e felicità da un’altra parte. Abituato ad avere tutto, ero incapace di sacrificio, volevo tutto e subito. Dentro soffrivo tanto ed ero diviso; da una parte sentivo il desiderio forte di voler essere buono, di aiutare gli altri, di trovare il senso vero della vita, ma dall’altra parte ero confuso perché non sapevo né dove andare né cosa fare.

Ho iniziato così a nascondere i miei sentimenti e la mia sensibilità, di cui mi vergognavo e spaventavo, prima comportandomi in modo grossolano e superficiale con la gente che frequentavo, e dopo usando l’alcool e le prime droghe. Ho continuato la mia discesa per qualche anno convinto di vivere una vita più bella degli altri, non volendo assumermi nessuna responsabilità. Quando ho incontrato l’eroina pensavo di aver trovato la soluzione ideale ai miei problemi, ma mi sbagliavo! Dopo i primi mesi di falso benessere sono arrivati gli anni delle tenebre, della solitudine, della falsità. Ogni tanto qualche desiderio di cambiamento si traduceva in una caduta nuova e sempre più profonda, ed io diventavo sempre più falso e più convinto che non ci fosse una via d’uscita. Ho perso ogni sentimento e mettevo al primo posto solo e soltanto il mio bisogno di droga.

A volte, stanco di tutto, desideravo morire e non svegliarmi più, consapevole della falsità e del male in cui vivevo. Eppure, in tutto quel buioil Signore ha visto la mia disperazione e ha portato la luce nella mia vita. Una notte, dopo che mi hanno salvato dalla morte per overdose, ho gridato forte nel cuore: “Signore, se esisti aiutami, non voglio più vivere così!”. Queste erano le prime parole vere dopo tanti anni. Poco tempo dopo ho conosciuto la Comunità il Cenacolo. Ringrazio Gesù perché ho potuto incontrare Madre Elvira prima di entrare in Comunità, durante un colloquio che stavo facendo nella nostra fraternità di Varazdin, in Croazia. Anche se per tanti anni ero perso nel buio, ho capito che l’amore che quella suora donava ai ragazzi nei gesti, nelle parole e negli sguardi, erano il segno della luce e della misericordia del Signore: quel giorno ho sentito che esiste la speranza e che dovevo provare a cambiare.

Sono entrato in Comunità a venticinque anni, stanco delle falsità e delle illusioni, e mi sono subito sentito a casa. Anche se era difficile accettare il modo di vivere che mi veniva proposto, mi incoraggiava vedere la fede e la speranza con cui i ragazzi vivevano il cammino nel bene. Finalmente la sofferenza e la rinuncia acquistavano senso: per la prima volta nella vita ho sentito la gioia di una vita semplice, una vita pulita e vera. Il mio “angelo custode”, il ragazzo che all’inizio si è preso cura di me, mi trasmetteva tanto amore ed aveva molta pazienza; all’inizio lo giudicavo, però proprio grazie a lui si è risvegliata in me la voglia di essere buono. I ragazzi mi hanno insegnato che la preghiera vissuta al mattino in cappella deve farsi vita concreta durante la giornata; la preghiera è tutto quello che faccio, che penso, che dico, che scelgo, che vivo. Nonostante la mia superbia e il mio orgoglio, davanti alla presenza di Gesù vivo nell’Eucaristia trovo sempre la forza e il desiderio di ricominciare, di ringraziare, di vivere nella verità e di chiedere perdono. Dopo qualche anno di Comunità ho iniziato a sentire che il Signore mi chiamava a qualcosa di più. Consapevole delle mie povertà e delle mie mancanze, avevo tante domande e dubbi che affidavo al Signore nella preghiera.

Nel mio cuore è nato il desiderio di essere parte di questa grande famiglia per sempre, questa volta in modo più profondo e più autentico, donando la mia vita al Signore nel servizio dei fratelli. L’esperienza vissuta nella Casa di Formazione mi ha aiutato a discernere e a rispondere a Dio con gioia e fiducia. I momenti lì vissuti nei lavori semplici e quotidiani, in un silenzio pieno della presenza di Dio, hanno costruito una relazione nuova e più profonda con il Signore. La vita in Comunità è oggi per me un dono immenso: vivo il mio servizio nelle fraternità in Polonia, dove ho l’opportunità di accogliere tanti giovani e famiglie che chiedono aiuto, potendo contemplare tutto quello che il Signore opera nei cuori attraverso il carisma del Cenacolo, ed è una gioia grande! Sento di dire un grande grazie alla Comunità perché mi ha accolto e amato così com’ero. Grazie a Te, Gesù, perché sei amore, misericordia e perdono, e perché mi hai scelto per essere un figlio e un testimone della tua Divina Misericordia. Grazie a Te, Vergine Maria, per il dono della provvidenza che ogni giorno rende nuova e più bella la vita.

Per ogni approfondimento: http://www.comunitacenacolo.it/

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione