"Avevamo la luna"

Il nuovo volume del giornalista Michele Mezza: una rilettura delle sfide economiche e tecnologiche del passato e presente italiano, nei giorni del 45° anniversario dello sbarco dell’uomo sulla luna

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Il giornalista Rai Michele Mezza nel suo ultimo libro “Avevamo la luna”, edito da Donzelli, consegna al lettore una serie di strumenti per orientarsi e per cercare di comprendere le ragioni profonde della crisi del modello Italia. Attraverso un’ opera dotata di link multimediali, l’autore risale al periodo d’oro dei primi anni ’60, ovvero il triennio 1962-1964 in cui una congiuntura di personalità ed eventi avrebbe potuto modificare il corso storico del nostro paese.

Utilizzando il concetto di cronotopo (la convergenza in un’unica unità di tempo di eventi, anche distanti e distinti tra loro, che comunque si influenzano e si completano retrospettivamente) l’autore mette in relazione il protagonismo imprenditoriale di Adriano Olivetti ed Enrico Mattei, l’emergere di figure come Kennedy, Kruscev e Giovanni XXIII, le iniziative politiche di personaggi apparentemente minori della politica, come Fiorentino Sullo e Lucio Magri che avevano individuato il tornante storico ma che non hanno avuto la forza di scalarlo.

Sono anche le storie di uomini il cui progetto e sogno è durato meno del previsto, che in molti casi è stato spezzato in maniera violenta (Kennedy, Mattei), oppure ostacolato dalla mistificazione (Sullo, ideatore della prima riforma organica urbanistica, accusato di una vita privata dissoluta per l’epoca), ma che in anni di grandi espansione economica, avevano individuato l’asse strategico di sviluppo del pianeta.

La sfida allo spazio di Kennedy, il Concilio di Papa Roncalli, l’emergere nella sinistra italiana di una interpretazione del mondo della fabbrica tendente a superare quella storica del modello fordista, si concentrarono nell’intervallo storico ricostruito da Michele Mezza. Questo, anche con l’aiuto di interviste ai protagonisti, come i sociologi De Rita e Ferrarotti, politici come Claudio Martelli e Alfredo Reichlin, uomini d’impresa come Elserino Piol e del sindacato quale Antonio Pizzinato, uomini del mondo della Chiesa come mons. Bettazzi e lo storico Paolo Sorbi.

Tutte le interviste e i tantissimi filmati, grazie al QR code presente ai margini delle pagine, possono essere visti sul web e sul sito www.avevamolaluna.it che supporta in maniera originale e puntuale l’opera.

Pur essendo trascorso poco più di un anno dalla pubblicazione (il volume è stato pubblicato nei primi mesi del 2013 ndr), la velocizzazione di alcuni passaggi storici, due tra tutti l’elezione di Papa Francesco e la leadership di Matteo Renzi nella sinistra, entrambi appena accennati, permettono di inquadrare il libro in un contesto storico più che in una dimensione di attualità.

Nelle pagine delle considerazioni conclusive, quando si parla dello sbarco sulla luna, di cui in questi giorni ricorre il 45° anniversario, Mezza scrive: “In quella impresa (lo sbarco sulla luna) c’era un pezzo non marginale di Italia. Quella luna fu anche un poco nostra. Infatti, uno degli strumenti che permise lo sbarco della Nasa fu proprio il programma 101, il prototipo di Personal Computer realizzato dal gruppo Olivetti […] l’unico computer allora sufficientemente piccolo per poter essere installato a bordo della navicella spaziale”.

“Quella inspiegabile valigetta – prosegue l’autore – adottata dalla Nasa, ma non dagli apparati italiani, fu l’emblema della nostra carezza alla luna, il simbolo di un futuro che non riuscimmo nemmeno a desiderare. Nonostante fossimo un avamposto nel pieno di una stagione di straordinaria creatività e innovazioni, rimasta, per noi, senza padri e senza eredi.”   

Eppure, scrive Mezza, l’Italia con la sua struttura imprenditoriale diffusa e a rete, è sempre stata molto attrezzata a costruire e percepire le novità tecnologiche, partendo dall’acquisto di massa negli anni ’60 dei televisori, alla diffusione capillare dei telefonini dagli anni ’90 sino all’uso dei social network. Struttura a rete che ben si adattava sia ad un nuovo modello produttivo che ad una nuova visione della Chiesa post conciliare con  il protagonismo dei Vescovi e delle loro esperienze”. 

In Italia, lo scontro tra innovatori e conservatori ha sempre attraversato trasversalmente gli schieramenti non riconducendolo a quello tradizionale destra – sinistra o laici – cattolici. Uno scontro che in quegli anni ha fatto dirottare il modello di sviluppo basato lavoro e sulla produzione ad uno che spingesse unicamente sul modello di consumo e sulla rendita.

Secondo Mezza, l’Italia difficilmente avrebbe potuto tenere testa in settori innovativi come l’elettronica (con Olivetti), l’energetico (con Mattei), il nucleare (con Ippolito), agli interessi dei grandi gruppi industriali soprattutto americani che poco tolleravano la potenza di un paese, sconfitto peraltro dalla seconda guerra. 

Tutto ciò è sintetizzato dalla copertina del libro di Mezza, un fotogramma del film di Dino Risi “Il Sorpasso” del 1962, che ritrae Vittorio Gassman alla guida della sua bella Lancia Aurelia. Questa corsa spericolata finì tragicamente, rispetto ad una Italia che voleva godersi, dopo la guerra e le fatiche della ricostruzione, i primi frutti di un duro lavoro.

La lezione di quegli anni, lascia intendere l’autore, può essere capitalizzata in questo nuovo passaggio epocale, attraverso un uso massivo e responsabile della rete, in maniera tale che la disintermediazione tipica del modello internet esalti la capacità di fare impresa diffusa, innovazione e solidarietà sociale, rompendo, in qualche modo, tutti i vincoli e interessi di parte delle gerarchie conservatrici. Compito di frattura nella quale, dimostra Mezza con il suo libro, la buona informazione multimediale ha un ruolo non secondario.

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Antonio D'Angiò

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