Polluting power plant

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Auza: "Soluzioni a povertà e fame non si possono lasciare alle sole forze di mercato"

Intervenendo alla Conferenza di Addis Abeba, l’osservatore vaticano presso l’Onu auspica “uno sviluppo sostenibile che non lasci indietro nessun Paese e nessuna persona” 

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Porre “fine alla povertà e alla fame”, “raggiungere uno sviluppo sostenibile”, promuovere “società pacifiche e inclusive e un sistema economico mondiale equo che si prende cura per l’ambiente”. Sono i tre obiettivi fondamentali della Conferenza di Addis Abeba, dedicata ai finanziamenti allo sviluppo per i paesi meno avanzati, ai quali la Santa Sede fornisce il suo pieno appoggio.

A sottolinearlo è l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di New York, mons. Bernardito Auza, intervenuto alla Conferenza nel paese africano. Nel suo intervento – riportato in stralci dalla Radio Vaticana – il presule parte dalla enciclica di Papa Francesco Laudato Si’, per discutere del sostegno da offrire alle aree del pianeta e alle popolazioni tagliate fuori dai “benefici” prodotti da economia, scienza, tecnologia.  

“Le soluzioni alla povertà globale e alla fame non possono essere lasciate alle sole forze di mercato”, afferma, evidenziando che per lo sradicamento definitivo della fame cronica e della povertà estrema servono una “condivisione della scienza e della tecnologia” e “l’accettazione di valori etici come la solidarietà e la giustizia sociale che possano influenzare il mercato, della volontà politica”. Ma anche è necessaria un’attenzione alle “persone in situazioni di vulnerabilità, in particolare donne e ragazze” e al contributo che può venire da loro nel progresso dell’economia e della società.

Tre, in particolare, gli aspetti posti in luce da mons. Auza, tutti – spiega – “strettamente legati al conseguimento di uno sviluppo sostenibile”. Il primo è la “mobilitazione delle risorse finanziarie”, per la quale l’arcivescovo chiede sia fatto “ogni sforzo” affinché si acquisiscano finanziamenti destinati “allo sviluppo umano integrale” da ogni fonte possibile: nazionali, internazionali, settore privato e pubblico.  Secondo aspetto è “la creazione di un contesto economico internazionale favorevole”, che cioè – sottolinea il presule – circondi le strategie di sviluppo dei singoli Paesi in “uno spirito di partnership globale, di prosperità condivisa e solidarietà fra le generazioni”.

Nel terzo aspetto, il delegato vaticano sollecita “un efficace monitoraggio” e un meccanismo di valutazione di quanto realizzato, in particolare a sostegno del programma di sviluppo post-2015. Quello che in definitiva conta, conclude, è l’instaurazione di uno sviluppo sostenibile “che non lasci indietro nessun Paese e nessuna persona”.

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ZENIT Staff

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