Auza: “La visita del Papa all’ONU lascerà orme profonde”

Secondo l’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, il Pontefice toccherà probabilmente il tema della sicurezza internazionale e del terrorismo

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Un passaggio storico della visita pastorale di papa Francesco negli Stati Uniti sarà il discorso del Santo Padre alle Nazioni Unite a New York. È la quarta volta che un Pontefice varcherà la soglia del Palazzo di Vetro ma sarà la prima volta che il suo intervento avverrà nel contesto della programmazione dell’agenda dell’ONU. Anche per questo le aspettative sono altissime.

Ai microfoni della Radio Vaticana, monsignor Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso la sede centrale dell’ONU, ha auspicato che la visita di Bergoglio lascerà “orme profonde”.

“Sarà la prima volta – ha ricordato Auza – che le delegazioni ufficiali dei 193 membri dell’Onu e degli osservatori permanenti, capeggiate dalle proprie massime autorità nazionali, saranno sedute nell’aula dell’Assemblea generale per ascoltare Papa Francesco”.

Il presule ha poi specificato che tutte le attività “amministrative e logistiche” sono state adeguate e mentre il “programma generale è stato ridisegnato in funzione della visita del Santo Padre”.

La visita si prospetta “complicata”, in ragione della “presenza di un grandissimo numero di capi di Stato e di governo”, ha aggiunto Auza, esprimendo gratitudine all’assemblea per la disponibilità ad organizzare l’evento.

Con riferimento all’imminente assemblea sinodale e alle molteplici catechesi di Francesco sulla famiglia come “cuore della società”, l’osservatore permanente ha ricordato come la Chiesa veda nella famiglia un fattore di “sviluppo umano”, ripreso peraltro nell’agenda post-2015 e di come tale assunto sia condiviso anche dalle Nazioni Unite.

La differenza di vedute sta nella definizione di famiglia, laddove in particolare molti paesi dell’Unione Europea, tendano a respingere il concetto di famiglia come riferito soltanto alla “famiglia tradizionale”, fondata sul matrimonio tra uomo e donna, generativo di figli, e vorrebbero comprendere “tutti i tipi di famiglie” e di “unione”.

Per contro, “i Paesi che pensano come noi hanno una grande aspettativa che papa Francesco ribadisca la centralità della famiglia e il significato della famiglia”, ha detto Auza.

Quanto al tema della povertà, molto caro al Pontefice, il rappresentante vaticano ha rilevato “un consenso universale sulla priorità da dare alla lotta contro la povertà”, con l’auspicio che conferenze internazionali, come quella svoltasi in Etiopia sullo sviluppo e il vertice di Parigi sui cambiamenti climatici, possano dare riscontri positivi.

Una “eco veramente forte” è stata suscitata all’ONU dall’enciclica Laudato si’, di cui è stata intuita la natura di “documento sulla giustizia sociale”, più che sui “cambiamenti climatici”.

Monsignor Auza ha quindi espresso la “quasi certezza” che il Papa tratterà “la questione della sicurezza internazionale e della pace e sicuramente farà riferimento alla questione del Medio Oriente”.

Al tempo stesso c’è “un’aspettativa molto forte” in merito a un possibile discorso del Santo Padre sull’immigrazione e una “grande attesa” di un suo aiuto alle Nazioni Unite per “vedere più chiaramente la questione della responsabilità, come proteggere le popolazioni dalle grandi atrocità, dai crimini di guerra, dai crimini contro l’umanità, dai genocidi”.

L’augurio finale di monsignor Auza è che la visita del Papa “lasci orme profonde in seno all’Onu sulle grandi questioni di oggi, soprattutto sulla questione della sicurezza internazionale”, a partire dalla Siria e dall’Iraq, senza trascurare la “giustizia sociale” e l’“ambiente”, fulcro dell’ultima enciclica.

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ZENIT Staff

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