Australia: Il documentario su Lygon street

La produzione, recentemente presentata al Melbourne International Film Festival, racconta l’emigrazione italiana a Melbourne

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Un documentario per raccontare l’emigrazione italiana a Melbourne: è l’idea da cui sono partiti i registi Angelo Pricolo e Shannon Swan per realizzare la pellicola Lygon street, si parla italiano, recentemente presentata al Melbourne International Film Festival. In particolare, il lungometraggio s’incentra su un fenomeno che fu una vera «rivoluzione culturale» per la città di Melbourne degli anni ’50 e ’60, e cioè la trasformazione del quartiere di Carlton nella zona soprannominata Little Italy (Piccola Italia). La storia insegna che laddove arriva e s’insedia una comunità etnica, proprio lì sorgono punti di riferimento. Per gli italiani emigrati a Melbourne, il primo approdo è stato il quartiere di Carlton, dove negli anni ’50 migliaia di giovani si incontravano per cercare lavoro, stringere amicizie, parlare la stessa lingua e sentirsi a casa. In un chilometro di strada – la Lygon street, appunto, dove è nata la Lygon street festa, la prima Festa della strada, poi ripresa in tutta l’Australia – ogni cosa richiamava l’atmosfera della cultura, della gastronomia e della vita sociale italiane. Nei negozi della zona si trovavano i dischi con le canzoni del Festival di Sanremo, nelle botteghe erano in vendita la pasta, l’olio di oliva, le salse di pomodoro e il caffè. Una curiosità: la prima macchina da caffè a pistoni fu una novità per gli australiani che, almeno nei primi tempi, se ne tennero alla larga, neanche fosse una polveriera.

Accurato sia dal punto di vista tecnico che da quello narrativo, il documentario Lygon street, si parla italiano, però non è soltanto una raccolta di vivaci scene di vita nella Little Italy australiana (peraltro oggi più viva che mai, grazie all’ondata di giovani italiani giuntivi in cerca di lavoro). A questa si alternano anche le testimonianze un po’ nostalgiche di un gruppo di ottantenni italiani doc come Giancarlo Giusti, Sam Bufalino, Aldo Tasca e Salvatore La Bruna (gestori di bar, ristoranti e negozi). O ancora, come Ubaldo Larobina (fondatore del giornale «Il Globo») e Ralph Bernardi, il primo sindaco di Melbourne di origine italiana. Ben vengano dunque i ricordi, purché non restino fini a se stessi, ma offrano spunti e prospettive per il futuro. Ne sa qualcosa uno dei due registi diLygon street, si parla italiano, Angelo Pricolo, farmacista che, dopo aver raccolto diversi consensi con un primo film sulla tossicodipendenza, ha proseguito la carriera registica nella speranza di sfondare. E magari di partecipare alla Mostra del cinema di Venezia: «È un sogno – premette sorridendo Pricolo –, ma bisogna sempre sognare». Perché qualche volta i sogni si avverano. Come nel caso di Giorgio Mangiamele, regista siciliano emigrato in Australia nel 1952, che si conquistò un posto nella storia del cinema concorrendo alla Palma d’oro al Festival di Cannes del ’65 col film Clay.

di Germano Spagnolo

(Articolo tratto dal «Messaggero di sant’Antonio» edizione italiana per l’estero di novembre 2013) 

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ZENIT Staff

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