Attenzione al pensiero unico e allo spirito che negozia tutto, anche la fede

Il Papa a Santa Marta mette in guardia dai frutti della mondanità: lo “spirito del progressismo adolescente” e la “globalizzazione dell’uniformità egemonica”

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Che la mondanità sia uno degli acerrimi nemici dell’uomo, del cristiano in particolare, Papa Francesco l’ha detto più e più volte. Oggi nella messa a Santa Marta, il Pontefice rincara la dose e mette in guardia dallo “spirito mondano che negozia tutto” anche la fede, e dalla sua progenie. Innanzitutto il “progressismo adolescente” per, cui come entusiastici adolescenti, bisogna cedere a tutto e provare ogni cosa. Poi la “globalizzazione”, ovvero quel pensiero unico che – come già disse Benedetto XVI nella messa per l’Epifania del 2008 – “non è sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro”.

A causa di questi mali, avverte Papa Francesco, si finisce per negoziare non solo i valori, ma la stessa fede. E questo è un grave rischio. La mondanità è infatti il dilemma dei giorni nostri, ma le sue origini sono antiche e arrivano fino al popolo dei Maccabei. Il Papa parte infatti dalla prima lettura di oggi, tratta dal libro deuterocanonico, per spiegare la “radice perversa” della mondanità. In essa, alcuni uomini “scellerati” alla guida degli israeliti persuadono il popolo di Dio ad andare a trattare con il re, per “negoziare” con le altre nazioni e far uscire Israele dall’isolamento. Così facendo, gli israeliti abbandonarono le proprie tradizioni e usanze e “si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male”.

In altre parole, davanti ad una proposta di mondanità – spiega il Santo Padre – il popolo eletto finisce per allontanarsi da Dio e asseconda quello “spirito del progressismo adolescente”, per cui si crede che “andare avanti in qualsiasi scelta è meglio che rimanere nelle abitudini della fedeltà”. In queste trattative con il re, Israele contratta infatti “la fedeltà al Dio sempre fedele”. E questo – evidenzia il Papa – si chiama “apostasia”, “adulterio”, perché si va a negoziare “l’essenziale del suo essere: la fedeltà al Signore”. 

“È proprio il frutto del demonio” aggiunge duramente Bergoglio, un frutto “del principe di questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di mondanità”. E accadono le conseguenze: “Hanno preso le abitudini dei pagani” e “il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze”. Si arriva quindi ad una “globalizzazione dell’uniformità egemonica”, che però – precisa il Pontefice – “non è la bella globalizzazione dell’unità di tutte le Nazioni, ognuna con le proprie usanze ma unite”, bensì un “pensiero unico frutto della mondanità”. 

“Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re – prosegue il Papa, in riferimento alla lettura – accettarono anche il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato”. Alla fine “il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione”. 

“Questo succede anche oggi!” osserva Bergoglio, “perché lo spirito della mondanità anche oggi c’è, anche oggi ci porta con questa voglia di essere progressisti sul pensiero unico. Se presso qualcuno veniva trovato il Libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la sentenza del re lo condannava a morte: e questo l’abbiamo letto sui giornali, in questi mesi”.

“Questa gente – soggiunge – ha negoziato la fedeltà al suo Signore; questa gente, mossa dallo spirito del mondo, ha negoziato la propria identità, ha negoziato l’appartenenza ad un popolo, un popolo che Dio ama tanto, che Dio vuole come popolo suo”. 

Il Papa fa poi riferimento al romanzo novecentesco Il padrone del mondo che si sofferma proprio su “quello spirito di mondanità che ci porta all’apostasia”. Oggi, ammette, si pensa che “dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente”. Poi però “segue la storia”, cioè “le condanne a morte, i sacrifici umani”. “Voi pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani?” domanda il Pontefice, “se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono”: 

Di fronte a questo scenario incerto e desolante, non bisogna però perdere la speranza. Perché, afferma Bergoglio, in questo “cammino di infedeltà”, tracciato con lo “spirito del mondo” dal “principe di questo mondo”, ci consola sapere che “sempre  rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il Fedele”. “Lui sempre ci aspetta, Lui ci ama tanto e Lui ci perdona quando noi, pentiti per qualche piccolo passo in questo spirito di mondanità, andiamo da Lui, il Dio fedele davanti al Suo popolo che non è fedele” dice il Santo Padre.

Allora – esorta il Pontefice – “con lo spirito di figli della Chiesa preghiamo il Signore perché con la Sua bontà, con la Sua fedeltà ci salvi da questo spirito mondano che negozia tutto; che ci protegga e ci faccia andare avanti” come il Suo popolo nel deserto, che ha portato per mano “come un papà porta il suo bambino”. “Alla mano del Signore – conclude Francesco – andremo sicuri”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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